Ogni anno l’industria cinematografica statunitense stabilisce a tavolino quanti film fare e di quale genere, ecco perché avremo sempre un tot numero di lungometraggi di avventura, commedia, romantici, thriller, azione, ecc… Non sfuggono a questo modus operandi i cosiddetti Disaster movies e dunque qualsiasi calamità naturale è presa per fare da sfondo ad una trama in cui i protagonisti se la devono in qualche modo cavare.
Reboot: era necessario?
Ventotto anni dopo il blockbuster cult di Jan De Bont, i cacciatori di tornado tornano sullo schermo con Twisters, reboot tecnologicamente aggiornato e con nuovi personaggi che, a partire dal plurale del titolo, aumenta e rilancia il pericolo, lo spettacolo e l’adrenalina. Come nell’originario lungometraggio, anche in questo troviamo dei cacciatori di tornando, che sfidano apertamente la forza della natura con notevoli rischi e giocano a fare spesso Dio. Non è dunque un classico Disaster movie dove i personaggi, loro malgrado, si trovano a fronteggiare un evento non previsto e dunque abbiamo subito empatia verso di loro. Qui invece i nostri eroi se la vanno a cercare ed in qualche caso lo spettatore quasi si augura una punizione divina per la tanta sfrontatezza dimostrata.
Da diversi anni assistiamo ad un impoverimento della fantasia degli sceneggiatori, che ormai si rifanno ampiamente a film del passato, tanto che sequel, remake, reboot, prequel, ecc…, sono ormai parte integrante dell’industria cinematografica, ma pochissimi sono risultati essere meglio dell’originale (su tutti Terminator 2), mentre alcune operazioni hanno sfiorato il ridicolo con l’indignazione dei fan di diversi cult (si pensi a quello che hanno fatto alla serie Ghostbusters). Detto ciò era necessario un reboot di Twister del 1996? Decisamente non ne sentivamo la mancanza, ma se come detto ogni anno servono anche un tot di disaster movie lanciati in estate per essere dei blockbuster, vale la pena vedersi questo film ed analizzarne gli aspetti positivi e negativi.
La trama: Un gruppo di pazzi che cerca continuamente il tornado giusto. Fine!
Kate Cooper (interpretata da Daisy Edgar-Jones) è la protagonista indiscussa, personaggio per cui dovremo patteggiare, ma che risulta tutt’altro che simpatica. Sin da giovanissima è una studentessa cacciatrice di tornado con il sogno di addomesticarli. Esattamente come la Jo che fu di Helen Hunt nel Twister originale, anche l’odierna protagonista riesce magicamente a prevedere la formazione dei cicloni; non solo, scommette, in base alla direzione del vento e all’umidità dell’aria, su quale perturbazione inseguire.
La sua presunzione e la sua illusione nel poter dominare i tornado sarà fatale a quasi tutto il suo primo staff mentre lei miracolosamente sopravvivrà. Per 5 anni Kate se ne sta tranquilla a studiare gli uragani nel suo ufficio di New York, così come fece Bill Harding (il compianto Bill Paxton) nel primo Twister. Ricompare poi l’ombroso Javi (interpretato da Anthony Ramos), che le propone di tornare a dare la caccia ai tornado.
Il contraltare delle’eroina non può che essere un lui, in apparenza, al suo opposto. Si tratta dello spericolato, arrogante, sorriso-ebete Tyler Owens, (interpretato da Glen Powell, che se fa un altro film in cui fa il belloccio non si scrollerà più di dosso il ruolo!). Si fa chiamare “scienziato-cowboy” e già così diresti che non è altro che un biiiip.
In realtà si rileverà poi ben più complesso e affascinante fino a un completo capovolgimento e riscatto, cui presta volto e corpo (se necessario anche su una maglietta!), Anche le sue dirette social su YouTube si riveleranno ben più stratificate delle apparenze, non per guadagnare ma per cercare fondi con cui aiutare le vittime delle devastazioni.
Il resto della trama? Si può ridurre a questo: il gruppo di personaggi principali insieme a quelli secondari cercherà di monitorare con sempre maggiore precisione i tornado. Kate poi, aiutata da Tyler, cercherà un sistema per “arrestare” tali tornado (qui non facciamo spoiler, quindi non vi diremo se ci riuscirà o meno!).
Città vs campagna
La città in questo film non ne esce bene. In città si sta male, si vive una vita monotona e lontana da tutto ciò che ha un senso fare o essere. “Mi trovo bene qui, la gente è gentile!” dice la protagonista prima di essere insultata da un tassista per aver attraversato lentamente la strada. Dall’altra parte la campagna, i suoi grandi spazi, il profumo di libertà, dove è vero che nessuno può sentirti urlare quando un tornado distrugge la tua casa, ma anche quello in cui “le persone sono ancora persone”. Il film insomma tesse un immagine idilliaca delle terre rurali, dove ci si aiuta a vicenda contro la natura cattiva. Ben diversa la realtà che si vive quotidianamente negli Usa, dove soprattutto nei centri medio-piccoli la gente è più povera, più obesa, più armata e dunque più disperata rispetto a coloro che vivono nelle metropoli. In Twisters invece tutto è capovolto da questo punto di vista, perchè solo nell’America rurale puoi dire seriamente ad una ragazza: “Oggi abbiamo visto cose terribili, lascia che ti porti a vedere qualcosa di bello!” e poi portarla a un rodeo di tori senza che la cosa sia comica o che qualche animalista si indigni per come sono trattati gli animali!
Un amore che non s’ha da fare
Se dobbiamo trovare il difetto principale di questo film, almeno nella trama, è senza dubbio come sono rappresentati i rapporti interpersonali, ovvero in modo assolutamente irrealistico e di un buonismo stucchevole. Abbiamo infatti Javi che oltre ad essere inespressivo, pare sia segretamente innamorato della bella Kate, salvo poi accettare senza troppi problemi che Tyler (addirittura lo incoraggia!), la raggiunga in aeroporto perchè lei “avrebbe” scelto lui. Assurdo nella realtà! La cosa peggiore però è nel rapporto tra Kate e Tyler. Come ogni amore pronto a sbocciare, inizialmente i due si disprezzano. Lui ne ha ben donde, in quanto lei oltre a tirarsela all’inverosimile cerca anche di depistarlo circa l’evoluzione dei tornado. Lei dal suo canto non sopporta il suo machismo e la sua tracotanza. Gli ingredienti perché i due finiscano selvaggiamente a letto ci sono tutti… ed invece, peggio, non ci sarà nemmeno un bacio!
Noi patteggiamo tutti per lui, perchè alla fine è un bravo ragazzo, di quelli che se hai fame ti portano la pizza in camera e per farti svagare ad un rodeo (eh si usa così in Oklahoma!). Lei invece è la classica donna super Power impettita e rigida e non capitolerà nemmeno quando lui le salverà la vita, condividendo con lei i sogni e i progetti, ed è pure sponsorizzato dalla mamma (sempre di lei!). Il romanticismo dunque c’è. Il triangolo amoroso anche, con la classica perfettina contesa da due uomini, uno che rappresenta il legame tranquillo, solido e sicuro, affidabile e gentile, mentre l’altro rappresenta l’attrattiva sessuale, meno sicuro, più sbruffone e difficile da conquistare ma per questo anche più attraente. Non mancherebbe nulla, ma come detto nemmeno un bacio! Ciò va contro ogni bisogno di soddisfazione dei desideri del pubblico.
La donna che ce la vuole fare da sola (anche contro la natura!).
Si riallaccia al discorso sul mancato rapporto (sessuale) tra Kate e Tyler, la figura che emerge da questo film della donna. Qui si nota la maggiore innovazione del film, in linea con le tendenze attuali, dove la figura femminile riesce senza il bisogno di essere salvata da un uomo. Pertanto si vuole innanzitutto affermare l’indipendenza della protagonista dalla sua dimensione sessuale, cioè il suo essere una donna completa e non un oggetto, attraente per la sua intelligenza. Inoltre, Kate da sola affronterà il tornado sperando di farlo esaurire tramite una reazione chimica, mentre i suoi spasimanti si rinchiudono impauriti dentro ad un cinema.
Dunque perfino la forza della natura si piega di fronte alla caparbietà femminile. Anche qui il film pecca, non solo perchè poco verosimile, ma anche nel consentire ai protagonisti del film di riuscire a dominare finalmente le forze naturali. L’essere umano dunque non viene punito per la sua tracotanza, avendo cercato di sostituirsi a Dio, ma anzi ne esce vincitore. Essendo un lungometraggio in fin dei conti leggero, adatto ad un pubblico vasto che si vuol solo intrattenere, non vi sono accenni al fatto che i tornando, come le altre calamità nel mondo, sono sempre più frequenti e sempre più violenti a causa dell’inquinamento e del surriscaldamento globale. In questo senso si tratta di un film pure e vecchio stampo, dove ambientalismo, vegetariani/vegani, gender fluid, inclusività, ecc, semplicemente vengono ignorati. È come se fosse stato girato 30 anni fa, eccetto, per la figura femminile in primo piano.
Conclusioni: promosso o solo rimandato?
Ripartiamo dall’inizio o meglio riavvolgiamo il nastro. Twisters è un blockbuster del genere disaster movie. Deve, quindi, rispondere a delle logiche. D’estate, scegliamo spesso pellicole leggere e basiche, per rilassarci. Se così è anche stavolta, il film centra il bersaglio. Esso è in fin dei conti nettamente superiore alle aspettative e basta un leggerissimo cambio dei parametri atmosferici per spostare il confine fra il successo e la tragedia, in cui l’inseguire e studiare i tornado si pone quasi inevitabilmente come un volo fra le correnti ascensionali della vita e della morte, fra la passione, il coraggio, il tentativo di sfruttare le proprie conoscenze per salvare vite umane e, dall’altra parte, il dilemma etico di quando la caccia agli uragani diventa mero business per i peggiori speculatori edilizi.
C’è tutto questo e forse è sufficiente per non rimandare un film che, essendo un qualcosa di già visto, rischiava seriamente di non avere appeal. Se volete staccare la testa e vedere un po’ di spettacolo, correte a vederlo ed un soffio di vento non vi sembrerà più così rassicurante.