Thelma: la terza età tra influenze pulp e sentimentalismo

“Thelma”, lungometraggio d’esordio di Josh Margolin (sceneggiatore di “New Girl”), è un’action-comedy con June Squibb nei panni dell’eponima Thelma, un’ottantenne vittima di una truffa telefonica che decide di vendicarsi.

Locandina del film.

È risaputo che la terza età è quella meno cinegenica di tutte, per cui la scelta di Josh Margolin (al suo esordio alla regia con Thelma) di portare in scena le avventure dell’anziana Thelma (June Squibb) è sicuramente indice di coraggio. Come coraggiosa è la protagonista del suo film, che, vittima di una truffa telefonica, decide di non farla passare liscia ai truffatori e di partire alla loro ricerca.

Inizia così un road movie sui generis, in cui una donna “diversamente giovane” si addentra nel tessuto urbano di Los Angeles, territorio potenzialmente ben più che ostile per una ultranovantenne in scooter elettrico. Tutto è calibrato, però, all’età e alle (più o meno) reali capacità e possibilità di un’anziana di oggi, dotata di singolare carisma e determinazione.

Margolin costruisce la narrazione in chiave ironica, strizzando l’occhio al pulp, come se Thelma fosse un Kill Bill in cui la giustizia privata della protagonista viene stemperata nei toni e nell’efferatezza, ma il contrasto tra l’aspetto esteriore di Thelma e la determinazione nel perseguire la sua vendetta sono funzionali a creare un effetto esilarante, soprattutto nella parte iniziale del film.

Vecchiaia e giovinezza a confronto

Non manca una rappresentazione dei sentimenti della protagonista e dei suoi legami affettivi: la figura di Ben (Richard Roundtree), vecchia conoscenza di Thelma, ora ospite di una casa di riposo, che si ritrova ad essere complice della sua fuga, fa da contraltare a Thelma per la sua concezione della vecchiaia. Ben non si vergogna di chiedere aiuto né di ammettere le sue debolezze, e Thelma imparerà da lui a mitigare il suo carattere e accettare le debolezze che derivano dall’età.

Uno spunto di riflessione importante, però, è dato proprio da una battuta di Thelma in risposta a Ben, che sottolinea come per le donne anziane sia più difficile chiedere aiuto, perché che per tutta la vita sono state abituate a prendersi cura degli altri.

La protagonista sul suo scooter.

Altra figura centrale è poi quella del nipote, il ventiquattrenne Denny (Fred Hechinger): la sua età lo mette in netta opposizione con Thelma. L’spetto anagrafico, al tempo stesso, li accomuna essendo la causa di una fragilità che si esprime nella paura e nell’insicurezza dovuti alla difficolta di capire chi si è e chi si vuole diventare, oppure nel rifiuto di accettarla. Va da sé che anche il personaggio di Danny attraversa un arco di trasformazione che lo porta, alla fine dell’avventura, ad essere più vicino alla persona che vuole diventare.

Nonna e nipote.

Il finale di Thelma, tra nostalgia e tenerezza

L’avventura però si esaurisce un po’ prima del previsto. Una volta stanato il cattivo (interpretato da uno spassoso Malcom McDowell di Arancia Meccanica), Thelma sterza più marcatamente verso la commedia sentimentale, lasciando intravedere un happy ending romantico e la risoluzione positiva dei conflitti familiari e individuali.

Thelma si conferma, quindi, un film feelgood che fin dall’inizio mette in chiaro l’intento di divertire e strappare un sorriso agli spettatori, offrendo però degli spunti di riflessione interessanti. Chicca finale, poi, la scena post-credits con l’attrice protagonista, che aggiunge una nota ulteriormente malinconica al finale.

Qui il trailer.

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