Sound of Freedom: un racconto che ti spezza l’anima

Il film Sound of Freedom è basato sulla vera storia di un agente speciale dell’FBI (Tim Ballard) che prova a combattere uno dei mondi criminali più terribili: il traffico sessuale dei bambini. L’intera storia è portata avanti da un “pretesto” che si confonde tra la finzione e la cruda, crudissima, verità. Disclaimer: non ci saranno spoiler, ma solo infinito dolore.

Sound of Freedom – Il Canto della Libertà (2023) è uno dei film che il sottoscritto mette accanto ad Amabili Resti (2009) e Il Bambino con i Pigiama a Righe (2008): nel barattolo dei “Visti una volta e mai più“.

Il perché è presto detto. Alejandro Monteverde (Little Boy, 2015) dirige un’opera sensibile, che colpisce lo spettatore dall’incipit (e dai titoli di testa) fino al messaggio speciale nei titoli di coda.

La locandina del film.

Il cuore stretto, lo stomaco chiuso, l’anima incrinata. Il volto rigato dalle lacrime, il naso che tira su, la mano che si stringe su un fazzoletto. Sala in liturgico silenzio, nessun riflesso bluastro di smartphone, nessun vociare. Erano queste le caratteristiche della sala gremita del cinema.

Proverò a raccontarti Sound of Freedom nel modo più distaccato possibile, perché tu possa scegliere di andare al cinema cosciente del possibile trauma (se riuscirai a trovare una proiezione) e perché la sofferenza è viva anche sulla tastiera mentre scrivo.

Trama

Un’operazione speciale dell’FBI introduce l’agente speciale Tim Ballard, nelle sembianze di Jim Caviezel (La Passione di Cristo, 2004), e la sua presa di coscienza: arresta centinaia di pedofili, ma non salva nessun bambino.

Jim Caviezel nei panni di Tim Ballard.

Parte così un’investigazione che porta Tim a salvare Miguel, un bambino honduregno e di 8 anni tenuto così tanto tempo ostaggio di trafficanti e pedofili da aver perso la nozione del tempo e il suo compleanno.

Tim si presenta in spagnolo, “Timoteo“, e Miguel si fida di lui. Infatti, Miguel è stato rapito insieme alla sua sorellina maggiore, Rocìo, e da quest’ultima ha ricevuto una medaglietta di San Timoteo come protezione. Tim riporta Miguel dal padre (José Zúñiga, La Torre Nera, 2017) e il piccolo lo supplica di prendere la targhetta del santo suo omonimo.

La scena dello scambio del ciondolo di San Timoteo.

Da qui parte la personale crociata di Tim Ballard, anche contro la burocrazia statunitense, per salvare Rocìo e ridarle il ciondolo di San Timoteo. Questa targhetta sarà il motore costante del protagonista che porterà lo spettatore con sé all’inferno reale del mondo del traffico di bambini. Ed uscirne è impossibile.

La genesi del film

All’inizio dei titoli di coda un countdown di 2 minuti è sovrastato da una scritta: Messaggio Speciale. Solitamente, resto in sala fino alla fine dei titoli di coda per due motivi. Il primo è sentire la colonna sonora per intero e il secondo è rendere omaggio a tutti gli addetti ai lavori delle pellicole, quei lavoratori scritti in piccolo e che passano per pochi secondi sullo schermo a discapito del big name dell’attorone di turno.

Il trailer del film.

Il messaggio speciale (approfondirò l’argomento alla fine di questa recensione) è un appello di Jim Caviezel. Tra le varie informazioni terribili e numeriche, una colpisce. Il film è stato terminato nel 2018. Come mai esce a spizzichi e bocconi in Italia e solo su preorder?

Perché il film sarebbe dovuto essere distribuito da 20th Century Fox, ma dopo l’acquisizione del 2019 da parte di Disney, Sound Of Freedom è finito nel dimenticatoio. Fino a che Angel Studios non è riuscita a portarlo nelle sale americane nel 2023. Col passaparola il film è diventato un caso mediatico e Dominus Production sta distribuendo il film qui, in Italia.

L’arte di Sound of Freedom

Immagina di essere un bambino o una bambina di 10 anni. Immagina di star per realizzare il tuo sogno. Immagina che poi un uomo adulto, grosso e violento ti abbranchi e ti scaraventi in un van.

Immagina di passare dal van ad un container con altri bambini, in cui patisci fame e sete. Immagina di subire percosse e violenza psicologica ogni volta che quel container di apre. Immagina di vivere in mezzo ai tuoi liquami e tra i ratti e gli insetti.

Non è finita qui.

Rocìo viene catturata e spinta in un container.

Sì, perché poi devi immaginare il giorno in cui il container si apre e insieme all’uomo cattivo c’è un uomo buono, panciuto, un po’ goffo, ma con un sorriso solo per te. Ora immagina di seguire il volto della salvezza. Immagina quest’uomo che ti sfama, ti fa lavare e ti regala vestiti puliti.

Ora immagina la porta della camera da letto che si chiude dietro di te e il peso di quell’uomo che ti schiaccia contro il materasso bitorzoluto e ti porta via l’anima, giorno dopo giorno.

Questa è la vita dei “figli di Dio” che vivono milioni di bambini tutti i giorni.

Monteverde, il regista, riesce a trasmettere – almeno in parte – il dolore e l’angoscia tramite una regia mirata e sapientemente distribuita. Inquadrature geometriche che sfruttano la fotografia di Gorka Gómez Andreu ricca di punti di luce, ombra e penombra.

Le scene in cui i bambini subiscono violenza sono, infatti, dei sillogismi cinematografici di quanto sta avvenendo appena oltre la porta illuminata o dietro la finestra che esce dalla penombra che regna a schermo.

La piccola Rocìo prima di subire.

Nei titoli di testa, il regista mostra alcuni video di repertorio in cui dei bambini sono rapiti in pieno giorno e sotto gli occhi di tutti. Bambini che difficilmente saranno ritrovati. Queste sequenze sono accompagnate dal tema del film, scelto da Javier Navarrete (Il Labirinto del Fauno, 2006). Lo stesso tema è riarrangiato dalla piccola Rocìo, che lo suona con le sue pantofoline su una lastra a mo’ di tamburo. Il tutto mentre la camera entra nella sua stanzetta.

Infatti, la melodia sarà ricorrente nel film, fin quando non scopri è quella stessa melodia è il suono della libertà che dà il titolo al film. Questa rivelazione, cambia il peso della colonna sonora e ti spinge a rivalutare tutte le sequenze già viste in cui è presente il brano.

Il protagonista interpretato da Caviezel è straziantemente realistico e le lacrime che solcano spesso il viso dell’attore statunitense sono visibilmente veritiere.

Nei momenti più bui della pellicola, lo stesso attore si fa forza con la già citata medaglia di San Timoteo e nel momento in cui Tim se ne separa la luce invade una sala attonita e già devastata.

Personalmente, il film mi aveva già portato via tutte le lacrime del 2024, quando la sala si è riempita di silenzio e singhiozzi nel momento in cui il film è diventato un reportage e sono apparsi a schermo i video e le foto delle indagini, i volti di Tim e della sua famiglia, le foto segnaletiche dei demoni e i visi (censurati) dei piccoli angeli salvati dalle vivide braci dell’inferno eterno.

Alcuni dei trafficanti in una scena del film.

La mission del film

Secondo i dati del Ministero dell’Interno nel 2022, gli under 18 spariti nel nulla sono stati in totale 17.130. Di questi, 13.002 sono stranieri e 4.128 italiani. Il 26% di questi ultimi non sono stati più ritrovati. 1.073 bambini senza più un’anima.

In Sud America e nel sud-est dell’Asia questi dati sono più che decuplicati. In quei luoghi esistono veri e propri resort in cui il traffico di schiavi sessuali è annoverato tra i servizi, accanto a “pensione completa” e “snorkeling”.

L’epilogo del film, come detto, getta in faccia la verità dei fatti attuali. Tim Ballard ha testimoniato al Congresso degli Stati Uniti e ha contribuito all’approvazione di leggi che obbligano il governo a cooperare con paesi stranieri nelle indagini sul traffico sessuale.

Poi il monito che ti seppellisce da una parte e ti spinge a agire dall’altra.

Attualmente ci sono più persone ridotte in schiavitù che in qualsiasi altro momento della storia, comprese le epoche in cui la schiavitù era legale.

Nel messaggio speciale, Jim Caviezel spiega la vera mission del film: portare alla luce queste verità, che troppo spesso non vogliamo sentire.

Tocca a noi ora, essere i narratori di questa storia, noi spettatori abbiamo l’obbligo morale di raccontare quanto visto durante Sound of Freedom.

Avere il coraggio di guardare questo film, di parlare di questo film, di raccontarlo. Lo stesso coraggio che ha avuto Tim e che hanno avuto quei bambini che hanno rivisto la luce del sole dopo anni di oscuro schiavismo sessuale.

Agisci, ora

Sound of Freedom è stato bloccato dalle grandi distribuzioni. Tocca a me e a te portarlo negli occhi e nel cuore di più persone possibili. Angel Studios ha messo su un sistema di “biglietto sospeso” sulla falsa riga del napoletano caffè sospeso.

Tramite questo link si possono donare biglietti gratuiti in giro per il mondo e sostenere la Operation Underground Railroad, l’organizzazione no-profit creata da Tim Ballard per smantellare il traffico di essere umani nel mondo (il mercato più remunerativo attualmente in circolazione).

C’è la possibilità di donare direttamente in sala tramite QR Code. Se non riesci a trovare il film in una sala e non puoi donare al cinema come ho fatto io, ti lascio di nuovo il link qui.

Rocìo e Miguel, i bambini che rappresentano i milioni di ragazzini trafficati in giro per il mondo ogni anno.

Sound of Freedom

Il film è un vero messaggio di denuncia e di aiuto. Diretto bene, interpretato meglio, ha tanti spunti su cui riflettere. Le musiche stringono il cuore e l’interpretazione (soprattutto dei bambini) ti strappa via le emozioni dalle viscere.

Confermo quanto detto in apertura: non riuscirei a vederlo di nuovo. Posso, tuttavia, consigliartelo.

Qui puoi trovare le sale in cui è proiettato.

In bocca al lupo.

Sound of Freedom, 2023. Di Alejandro Monteverde. Disponibile al cinema. Jim Caviezel, Mira Sorvino, Bill Camp, Eduardo Verástegui, Javier Godino, José Zúñiga, Kurt Fuller, Gustavo Sánchez Parra.

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