Roberto Recchioni torna a sorprendere con Shin Nosferatu, un’opera che reinterpreta il classico mito del vampiro con uno sguardo fresco e contemporaneo, senza perdere il rispetto per le radici gotiche che hanno reso immortale la figura del Nosferatu. E lo fa grazie a Edizioni BD, con cui aveva già pubblicato Il corvo: Memento mori nel 2018.
In questo volume, Recchioni mescola abilmente tradizione e innovazione, creando una narrazione che gioca con il linguaggio visivo e testuale e lo manipola ad uso della sceneggiatura.

L’opera si nutre di un’estetica dichiaratamente cinematografica, traslata magistralmente nel linguaggio fumettistico: i tagli delle vignette ricordano inquadrature da pellicola, con movimenti di camera impliciti che rendono la lettura un’esperienza dinamica e coinvolgente. La regia fumettistica è sapiente, con l’uso di splash page che amplificano i momenti più drammatici, frutto anche dell’esperienza registica di Recchioni.
Shin Nosferatu è un omaggio sia ai classici del cinema espressionista tedesco, come Nosferatu di Murnau, sia ai maestri della nona arte, fondendo influenze orientali e occidentali. L’ombra di Go Nagai si riflette nella capacità di esplorare tematiche mature con un’estetica visionaria, mentre l’impronta di Kentaro Miura emerge nella costruzione di atmosfere dense e opprimenti. Dall’altra parte, la grinta e il minimalismo di Frank Miller si fanno sentire nella costruzione dei contrasti visivi e nella narrazione che sfrutta silenzi e vuoti per potenziare l’impatto emotivo.
La creatura di Recchioni, del tutto originale e differente dalle altre versioni di vampiri (da qui Shin) ha una propria natura ed originalità, pur ereditando le caratteristiche delle creature note all’immaginario collettivo.
Shin Nosferatu non è solo una storia di vampiri, ma una riflessione sulle ossessioni e i desideri che ci rendono umani. La narrazione di Recchioni si distingue per la sua profondità, capace di avvincere sia i fan del genere horror sia chi cerca un’opera dai contenuti più stratificati.

Come sempre nelle opere di Recchioni non mancano le citazioni, più o meno esplicite, alla cultura pop. Gli strani simboli che siglano il passaggio da un capitolo all’altro, sono ispirati al manoscritto che si vede nei primi minuti del Nosferatu di Murnau. Così come le pagine con i titoli del capitoli , conservano un’estetica tipica del cinema muto di quell’epoca. Perfino il famoso Bacio di Klimt è citato in un opera così gotica e, nonostante ciò, risulta perfettamente integrata.
L’assenza totale di baloon è l’ennesimo tributo dal cinema muto: una scelta precisa sostituita con l’utilizzo di dialoghi persi nell’etere, ma che arrivano comunque a destinazione come una sensazione, uno stato mentale.
Dall’altro proprio l’utilizzo di questi dialoghi non imprigionati nei baloon sarà impiegato verso la fine del racconto in un sapiente utilizzo del media, a conferma dell’eccellente preparazione di Roberto nel campo fumettistico:

Un volume che rende omaggio alla tradizione, ma che al tempo stesso osa ridefinire i confini del genere, offrendo un’esperienza visiva e narrativa unica, non abbandonando mai la vena provocatoria che è il suo marchio di fabbrica. Un’opera imperdibile per chi ama le storie che intrecciano cinema e fumetto, rendendo omaggio ai maestri che hanno segnato la storia della nona arte.
Ricordiamo, infine, per i collezionisti, che Shin Nosferatu è disponibile in tre versioni. La nera “regular”, la red per le librerie Feltrinelli e la blu esclusiva per il canale telegram di Roberto.


