Andare oltre sé stessi significa comprendere gli antipodi di certe ideologie, superarli anche contro le proprie paure e cercare una risoluzione tra essi; a costo di tutto, anche della cosa giusta. Shaman 3 di Shinichi Hotaka e Arisu, edito da Jundo, ci riporta nel mondo di Nocturnia facendoci calare nel teatro delle ombre… Ringraziamo Shinichi Hotaka e Jundo per averci dato la possibilità di recensire Shaman 3 in anteprima alla sua pubblicazione che avverrà il 14 Maggio e sarà in anteprima al Comicon.
Forza Interiore
Siamo di nuovo insieme ad Aki, facendo un breve recap, nel “rifugio” di Kaito accompagnati da Sonus e Sera. Allenandosi strenuamente, senza sosta pur di controllare Exten (il sigillo di Aki attualmente in suo possesso) con il suo “sparrer” Kaito, ex amico e compagno d’armi di Nao. CC’è una nuova generazione di Shaman, lo dimostra Aki così come tanti altri in grado di controllare i propri sigilli e i Predoni che pur avendo fondamentalmente gli stessi poteri, hanno scelto di giocare dalla parte opposta, quella di Yoru, che ha un’ideologia totalmente opposta a ciò che avevano a cuore Nao&co. Prima che tutto si spegnesse… Ma ora c’è Aki, e non è solo, pronti a mettere on fine, ma un nuovo inizio all’era dei Sigilli.
I Nuovi Incubi
La tensione sale, la pressione cresce e la mente gioca brutti scherzi, come quando si è privati del sonno; oppure si tratta di un sigillo? Aki e Kaito affronteranno molte sfide, un sigillo tanto raro quanto difficile da sconfiggere anche per “l’annullatore di sigilli” Kaito; le imboscate da parte dei Predoni non fanno altro che dimostrare quanto l’utilizzatore del sigillo della luce sia pericoloso per l’organizzazione stessa e, se lo volesse quanto sarebbe facile per lui avere molti shaman dalla sua parte.
Ma, in tutto questo, Aki è chiamato (anche se forzatamente) a guardarsi dentro, e ciò lo porta ad avere allucinazioni terrificanti sia graficamente che emotivamente. Il passato è per lui spaventoso, porta cicatrici grandi e difficili da non far sanguinare… Un rapporto fraterno distrutto, il peso del futuro e la memoria del passato, un presente che trema ad ogni passo che fanno le pedine all’interno del grande “gioco degli shaman e dei predoni”.
Questa parte cruciale per l’introspezione di Aki che si è evoluto moltissimo come personaggio in questi due ultimi volumi, è resa in modo sublime sulle tavole, esponendo non solo a un ritmo serrato ma non sfiancante ciò che Aki prova, ma le visioni degli incubi e ciò che prova lui sulla propria pelle, sono rappresentati perfettamente con i tipici tratti “sporchi” di Shinichi Hotaka, e qui è anche possibile notare linee più sinuose ma sempre “grosse”, sporche, e molto in stile “sketch” che ormai differenzia il disegnatore da altri autori. A fine volume, potrete anche trovare le varie prove che sono state fatte per ottenere il risultato finale della tavola che trovate qui sotto.
La Morte dell’ego di Yoru?
C’è una nuova atmosfera in Shaman, con il volume 3 si svelano molte ombre che, come la spada di Damocle pendevano sulla testa di Aki. Non è una cosa nuova che in Shaman ci sia sempre il pattern riguardante la luce e l’oscurità, l’ikigai, e il cercare un equilibrio, ma se proprio dovessimo dare una parte specifica a questo terzo volume, sarebbe quello più intriso di ombre. Perché immerge Aki nell’oscurità e i lettori stessi, e nel caso del protagonista lo fa scontrare proprio ideologicamente con Yoru, senza distogliere lo sguardo, riconoscendo la validità di ciò che pensa, perché Yoru non è un semplice antagonista che vuole distruggere tutto e basta, è ben costruito anche se tutt’ora misterioso.
Possiamo fare ipotesi, da ben 3 volumi siamo sul filo del rasoio per sapere sempre di più non solo su Aki, ma anche su Yoru; il quadro però si fa sempre più completo; è ben chiaro che Yoru vuole rivoluzionare il mondo degli Shaman, e in questo volume scopriremo proprio come.
Ma una cosa ci ha colpito in particolare: Shaman prende ritmo come la cassa di una batteria, sembra avere anche qualche reference cinematografica, fumettistica e anche videoludica sia per narrazione che effetti visivi; il tratto ormai noto di Shinichi che assomigliava a quello del Maestro Ishida assume una sua maturità che riflette anche quella dell’artista oltre nei riguardi della sceneggiatura. Non c’è solo un’atmosfera tesa e oscura, ci sono tavole e pezzi di sceneggiatura che ricordano non solo Tokyo Ghoul, ma anche Final Fantasy e Cyberpunk.
A prescindere da tutto ciò però c’è da fare una precisazione: Shaman è un fumetto che ha un’identità propria, in mille altri fumetti si possono notare reference ecc. Ma ognuno è unico e se a volte troviamo certe reference – come nel caso del fumetto e dell’anime di Chainsaw Man che è pieno di reference cinematografiche. Le si possono solo apprezzare.
Facendo un passo indietro, e tornando allo scontro ideologico tra Aki e Yoru, la scena rimarca in maniera originale ciò che succede spesso in opere shonen come questa, un esempio lampante è il dialogo tra Yuki Tsukumo e Geto Suguru in Jujutsu Kaisen che dà l’ultima spinta (anche se qui dovremmo aprire un lungo discorso, fatto sta che ciò che fece Geto non fu per colpa strettamente di Yuki) a una decisione drastica.
Questa piccola nota ve la facciamo perché, recentemente la si vede sempre più spesso nei manga e non solo; quel breve arco narrativo che mette il protagonista o antagonista, davanti a una scelta: cambiare, prendere le redini della faccenda in mano anche se nella maniera non più giusta possibile, praticando “il fine giustifica i mezzi”. Questo è ciò che probabilmente è successo a Yoru, ed è ciò a cui Aki, dovrà rispondere e prendere una decisione. Mettendo magari fine all’ideologia di Yoru, senza escludere che la sua possa essere non più giusta o sana.
L’Insurrezione degli Shaman
Aki ancora non lo sa, ma grazie all’eredità lasciata da Nao, e ai suoi ex compagni d’armi, e a migliaia di altre persone in grado di controllare i propri sigilli, qualcosa si sta muovendo. Qualcosa che, mentre si trova faccia a faccia con il suo opposto, lo sta raggiungendo per dargli manforte. Ma sarà davvero così semplice? Le pagine di questo terzo volume sono volate, e ci hanno inondato di emozioni, lasciandoci con il fiato sospeso per quello che succederà dopo…
In Shaman 3 abbiamo trovato una sceneggiatura che questa volta si è davvero superata, i personaggi che non erano ancora ben definiti sono stati raffinati e ora hanno uno spirito tutto loro, mentre personalità già ben costruite e forti come quella di Kaito vengono svelato piano piano a mo’ di strati. Mentre il grande mistero è ancora Yoru.
I disegni, già menzionati, ci prendono e sbattono contro le pagine, immergendoci nell’atmosfera che ora si è fatta la più cupa di sempre, e questo riesce molto bene a Shin, che ha saputo padroneggiare perfettamente tutto ciò che non solo lui, ma un artista può avere a disposizione, rendendolo suo unicamente. Ogni tratto d’inchiostro, ogni spazio bianco, retino, vignetta. Ma soprattutto, ciò che lo distingue è la padronanza della composizione e delle luci e ombre che in Shaman calzano a pennello, in ogni tavola si vede e percepisce ogni intento e ogni notte in cui si è perso sonno a realizzarla, guidati dalla passione.
Qui Shinichi Hotaka ha raggiunto una maturità come artista. Anche se si è sempre in evoluzione.
C’è un filone principale della trama e altri mini-dettagli che si aggiungono a quello che succederà, tutto ciò sta avvenendo fin dal primo volume e la fine sarà sicuramente esplosiva, Shaman sta arrivando alla fine del suo viaggio, ma sta lasciando anche a noi e a tutti gli artisti e lettori italiani ed europei una grande eredità (hint a Nao): il manga si può fare in Italia, senza girarci attorno, senza fare più distinzioni tra “manga italiano” e “manga giapponese”.
Con una solida sceneggiatura come la roccia ormai, e disegni che come sempre puzzano d’inchiostro, Arisu e Shinichi Hotaka ci ricordano ora come non mai che esiste solo il manga, e la voglia, il desiderio da parte di autori e Case Editrici di portarlo tra le vostre mani.