Lo sappiamo già come finisce questa storia… con la morte in pista dell’eroe bravo, ricco e campione, che non poteva che andarsene quando era in prima posizione. Una dipartita che ancora oggi fa male per il vuoto lasciato. Una Formula 1 che da allora non è più la stessa. Ayrton Senna era già un mito. Da quando è rientrato per sempre ai box è diventato una leggenda. Una leggenda talmente grande da eclissare il ricordo di tutti gli altri piloti di quel periodo.
Senna, il cast
Dopo il toccante documentario Senna del 2010, diretto da Asif Kapadia, su Netflix è disponibile anche la serie TV dedicata alla vita di quello che molti ritengono il miglior pilota nella storia della Formula 1.
Senna è interpretato da Gabriel Leone, che seppur non un sosia del pilota brasiliano, è credibile e verosimile nel ruolo. Circondano il protagonista i vari personaggi che hanno costellato la sua intensa (e purtroppo) breve vita. Il padre, la madre, la sorella, le diverse donne e gli altri colleghi corridori.
Unico personaggio di fantasia la giornalista Laura Harrison (interpretata da Kaya Scodelario) che rappresenta tutta la stampa con la quale Senna ebbe a che fare nella sua carriera, ed un po’ anche la sua coscienza. Un espediente narrativo per farci comprendere i pensieri, gli umori e la natura del pilota di San Paolo.
La F1 di Senna
Dopo una prima puntata sugli anni giovanili di Senna, il resto della storia si concentra su alcuni momenti salienti della carriera sportiva del pilota nel corso dei 10 anni in cui corse in Formula 1, al 1984 al 1994.
Ciò che più si apprezza di questa serie TV è la fedele ricostruzione: le auto, le tute dei piloti, l’abbigliamento. Tutto è semplicemente perfetto, e grazie all’aiuto di accurati effetti speciali, le immagini dei duelli tra le vetture – sapientemente intervallati con immagini reali del tempo – risultano emozionanti e coinvolgenti. Il sound dei propulsori merita il miglior impianto audio domestico a nostra disposizione.
In questo senso siamo ai livelli di quell’ottimo film che fu Rush di Ron Howard del 2013, dedicato alla rivalità tra Lauda e Hunt. Gli appassionati di questo sport saranno sicuramente contenti della qualità di quanto è stato realizzato e chi invece non si è mai interessato di corse apprezzerà la storia riguardante un pilota che fin da piccolo aveva il sogno di diventare il più bravo di tutti.
Il difetto di Senna
Quando Senna ha avuto il suo incidente ad Imola io me lo ricordo… avevo 7 anni e quelle immagini sono tra le prime che mi ricordo della Formula 1. Il mio giovane cervello aveva forse capito che stavo guardando un fatto epocale per quello sport e registrò tutto. Negli anni ho letto tanto su Senna, mi sono appassionato alla sua storia ed alla sua persona, e dunque non è per me facile essere equo ed imparziale nel giudizio su qualcosa che lo riguarda.
Partiamo dal fatto che questa serie ha il suo peggior difetto nel voler essere per forza una celebrazione del personaggio Senna, un eroe senza macchia e senza peccato, dipinto come un santo dove lui è l’unico buono in un mondo di loschi figuri che tramano dietro le quinte per sabotarlo.
Quando una persona muore prematuramente si tende ad idolatrarlo, a mitizzare tutte le sue gesta. È umano e fisiologico, ma non rispecchia appieno la figura di chi si vuole ricordare. Senna come tutti noi aveva dei difetti e se come uomo era dotato di grande sensibilità, gentilezza, bontà d’animo e profondità di pensiero, una volta calata su di sé la visiera del casco diventava un cannibale.
Non guardava in faccia nessuno e molte volte andò oltre la correttezza pur di vincere. Il personaggio rappresentato nella serie è dunque piuttosto piatto, non ha lati oscuri, mentre sarebbe stato molto toccante rappresentare anche gli aspetti più controversi di Senna, che tuttavia ci hanno lasciato anche un ricordo di lui che va oltre le sue imprese sportive.
Ad esempio era un uomo profondamente religioso, tanto da dichiarare che durante il Gran Premio del Giappone del 1988 aveva visto Dio alla fine del rettilineo e tale immagine lo aveva dunque rasserenato e portato alla vittoria. Teneva sempre con sé una Bibbia che leggeva spesso la notte prima di una gara e sulla sua tomba a San Paolo è scritto che “Niente può separarmi dall’amore di Dio“.
Altra grave pecca della serie è il confronto tra Senna e Prost, poco approfondito ed edulcorato che non rende giustizia alla rivalità tra i due dentro e fuori i circuiti. Non per nulla è ricordata come il più grande duello sportivo della Formula 1. Erano diversissimi, ma fortissimi e dunque lo scontro era inevitabile. Purtroppo siamo abituati ormai a vedere Senna come il buono e Prost come il cattivo per eccellenza, l’antagonista di questa vicenda.
Infine non sono ben rappresentate le origini di Senna. Sembra infatti che lui venga da una famiglia benestante, ma nulla di più. Errore! La sua era una delle famiglie più ricche del Brasile tanto che lui aveva una sua pista privata con cui correva e si esercitava con il kart, addirittura bagnando le piste per essere il migliore in caso di gare con pioggia.
Ecco, questo aspetto di Senna non è stato minimamente toccato. Lui si sentiva un privilegiato e dunque era come se nella sua vita dovesse restituire quello che aveva ricevuto. Un uomo tormentato che ci restituiva nelle sue parole tutta la sua profondità e filosofia di vita. È forse l’unico sportivo del quale ricordiamo quasi di più le interviste che i suoi risultati in pista.
Senna è da vedere?
La serie non riporta una delle frasi iconiche che ricordiamo di più
Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà.
Ecco, ciò che ci manca di più oggi di lui non sono i suoi sorpassi, i suoi giri veloci e le sue staccate… quelle con altri corridori ci sono ancora, ma nessuno ha più lo spessore che aveva lui. Nessuno se ne esce più con queste frasi, così nette e lapidarie, che ti colpiscono dentro e ti fanno riflettere.
Oggi la Formula 1 è popolata da piloti bambocci e viziati, che non hanno spesso nemmeno fatto la gavetta e che pensano più ai social che alla guida perché tutto è spettacolo. E non è un caso che oggi la Formula 1 viva una grave crisi di identità e di credibilità. A 30 anni da quando ha chiuso gli occhi resta il vuoto immenso che ha lasciato.
Anche alla fine di questa serie le lacrime sgorgano copiose, perché in cuor nostro viviamo ancora come una profonda ingiustizia la sua prematura perdita. Se fosse stato un film non sarebbe potuto morire perché l’eroe non può smettere di vivere alla fine del primo tempo.
La vita è bella anche per questo, per la sua imprevedibilità e perché non ne abbiamo mai il pieno controllo e non sappiamo mai cosa ci aspetta dietro la prossima curva.
Gli uomini hanno bisogno delle lacrime perché sono la benzina della vita.
Rispondi tu alla domanda perché per me ne è valsa la pena, vedere questa serie tv. Senna è disponibile su Netflix.