Dobbiamo ammetterlo: Samuel Stern è la vera rivelazione editoriale del 2020.
Aspettare il giorno 30 per correre in edicola e sgraffignare l’ultimo numero uscito, era una sensazione che da molto, troppo tempo non provavamo.
Samuel Stern, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è un fumetto fresco, che ha messo molta carne a cuocere e che ad oggi ha regalato dei veri gioiellini da edicola, senza mai sbagliare un colpo.
L’ennesimo colpaccio è rappresentato dall’ultimo albo uscito “Simulacra”, numero 14 della serie regolare.
I disegni di Matteo Mosca, già noto ai più per Mercurio Loi di SBE donano a quest’albo un tono ed un aura magica impareggiabili, e si presta bene alla storia architettata dal team formato da Massimiliano Filadoro, Gianmarco Fumasoli e Marco Savegnago.
Il tema è già chiaro e spiaccicato bene in vista nella copertina: i nostri personaggi sono rappresentati come artefatti meccanici, appunto, dei simulacri.
L’ambientazione in questa scuola d’arte “particolare” permette a Matteo Mosca di dare pieno sfogo alle sue maestranze, con ambienti rappresentati nei minimi dettagli (tra cui una libreria in cui ogni tomo è perfettamente riprodotto), con spazi pieni di artefatti macabri.
Con la scomparsa di uno dei membri della scuola d’arte, dove la storia è ambientata, viene introdotto il tema portante della storia dando spazio a tavole curate con minuzia. Il tema del rapporto uomo-macchina è ricorrente nella letteratura gotica (ricordiamo in primis Der Sandmann di E.T.A. Hoffman), e gli accenni ai miti golemici della cabala, insieme ad altri rimandi all’arte esoterica presenti nell’albo, favoriscono una trama con un climax ansiogeno in crescendo.
Come negli altri albi, è chiaro e palese che dietro la costruzione di un albo come questo vi è una ricerca del particolare senza eguale, oltre che una cultura dei creatori immensa che un po’, lo ammettiamo, invidiamo.
Marcello