Quella notte a Miami…

Un politico, un cantante, un campione del mondo di box e un recordman della NFL si trovano in una stanza.

No, non è l’inizio di una barzelletta, anzi.

Soprattutto se a queste 4 figure diamo dei nomi ben precisi: Malcolm X, Sam Cooke, Cassius Clay e Jim Brown.

4 grandi personalità nella comunità afroamericana che consumano una discussione stupendamente immaginata da Kemp Powers, sceneggiatore di “Quella notte a Miami…”, opera teatrale del 2013 che nel 2020 diventa un film grazie a Regina King dietro la macchina da presa.

Quella notte a Miami»
locandina del film

Dopo aver ricevuto 3 nomination ai Golden Globe 2021, si prepara per la notte degli Oscar con altrettante candidature:

  • Candidatura per il miglior attore non protagonista 
  • Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale 
  • Candidatura per la migliore canzone 

TRAMA

Il film ci presenta i nostri 4 protagonisti, provenienti da 4 mondi completamente diversi, ma che condividono tutti la stessa colpa nell’America degli anni ’60: essere neri.

Tutti amici e in ottimi rapporti tra loro, si riuniscono tutti a Miami la sera del 25 febbraio 1964 per assistere alla finale per il titolo di pugilato dei pesi massimi, dove sul ring salirà il loro caro amico Cassius Clay.

Quest’ultimo è pronto a rivelare al mondo, grazie alla guida spirituale di Malcolm X, che entrerà a far parte della comunità islamica abbandonando per sempre il suo nome di battesimo per diventare il celeberrimo Muhammad Ali che tutti nella vita abbiamo sentito nominare almeno una volta.

Dopo la vittoria dell’incontro, i 4 si ritrovano in una stanza di un modesto motel a Miami, credendo che il fratello Malcolm avesse preparato una notte speciale.

Invece si ritroveranno a non lasciare più quella stanza, ma a confrontarsi, a scavare dentro loro stessi, a raggiungere la consapevolezza di cosa significa essere “un nero che ce l’ha fatta” e cosa questo significhi per gli altri fratelli.

 

CONSIDERAZIONI

I dialoghi di questo film sono meravigliosi, e grazie a questo in poco meno di due ore riusciamo a diventare dal nostro divano quasi una quinta persona in quella stanza.

Più volte durante la visione infatti mi è venuto naturale rispondere “hai ragione Sam”, oppure “forse stai esagerando Malcolm”, oppure ancora “ci vengo io a sbocciare tra le strade di Miami Jim”.

Riflettiamo su tematiche di un certo calibro, attraverso punti di vista completamente diversi dei nostri protagonisti, ma che in fin dei conti portano tutti nella stessa direzione.

Certo non riusciremo mai a empatizzare fino in fondo probabilmente.

Difficile mettersi nei panni di un Jim Brown per esempio, che andando a salutare un conoscente suo grande fan, si sente dire quando si offre di aiutarlo per un lavoro in casa “no grazie, sai che non faccio entrare i negri in casa”.

Come se fosse una risposta normale…indirizzata ad un altro essere umano.

Kemp Powers immagina questo dialogo meraviglioso per un’opera teatrale, ma lo ringraziamo per averlo adattato al grande schermo, sperando riceva il giusto riconoscimento dall’Academy il 26 aprile.

i 4 sul tetto del motel

CONCLUSIONI

Non vi avvicinate neanche se non vi piacciono i film basati sul dialogo perchè vi addormentereste dopo 10 minuti.

Non è un film da mettere in sottofondo mentre si fa altro.

Bisogna saper ascoltare per apprezzare un film del genere, e il pubblico di Penna di Corvo ne sarà sicuramente capace.

Fatemi sapere cosa ne pensate, vi lascio il trailer qui sotto.

Ci leggiamo al prossimo consiglio,

Elessar

(voto personale: 7,5 / piattaforme: Prime Video)

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