Pennadicorvo incontra Marco B. Bucci

Questa settimana incontriamo Marco B. Bucci, fotografo, game designer, sceneggiatore e illustratore.

– Innanzitutto Marco grazie di avermi concesso un’intervista. Cominciamo col presentarti ai lettori del nostro blog….dicci in breve chi sei:
Sono una strana chimera: fotografo di moda, autore di fumetti e designer di giochi di ruolo. Il tempo che mi rimane (poco, pochissimo) lo dedico alla corsa e al trekking. Non sono davvero sicuro che sia il modo giusto di presentarmi ma è tutto vero. 
– Come sei arrivato a fare il tuo lavoro?
Ho cominciato in una redazione di fumetti. Impaginavo le cover dei manga Star Comics nei primi anni duemila. Poco tempo dopo ho iniziato a pubblicare la mia prima serie a fumetti in Francia, in Soleil, con Jacopo Camagni. 
– Tu leggi fumetti? E se si quali?
Seguo più gli autori che i generi. Se dovessi fare dei nomi ti direi Neil Gaiman, Alan Moore e Kieron Gillen. Tanto per andare sul sicuro. 
– La creatività per te in tre aggettivi?
Responsabilizzante. 
Liberatoria.
Onirica. 
– Come hai vissuto il mondo del fumetto durante il lockdown? Sia come lettore che come sceneggiatore?
I fumetti, purtroppo, li leggevo troppo velocemente (anche se ho scoperto il nuovo Hellblazer di Simon Spurrier e…. WOW).
Quindi ho dovuto virare sui libri.
Come autore ho subito la mancanza di stimoli. 
All’inizio scrivevo in modo molto efficiente: avevo più tempo a disposizione e meno set fotografici da organizzare. Ma dopo qualche mese ho cominciato a soffrire molto la continua ripetizione.
– Ora parliamo di “Nomen Omen”, come è nata l’idea?
A Manhattan, più precisamente a Central Park.
Ero lì con Jacopo Camagni, un sacchetto di Dunkin’ Donuts e i classici bicchieri di carta pieni di caffè bollente. In un attimo siamo stati circondati da uccellini paffuti. Erano molto piccoli ma estremamente minacciosi. 
Io ho detto: “Oh, no. Ci hanno beccati.”
e Jacopo ha risposto: “SSSSssshhh sono le spie del Principe.”
Ecco com’è nato Nomen Omen.
 
Da quell’attimo e da un’esigenza: parlare di magia e stregoneria attraverso la sinestesia. 
– Ti identifichi in uno dei personaggi di Nomen Omen? E se si quale e perché?
Non posso sceglierne uno, un padre non ha mai preferiti!
Paradossalmente, e lo so che fa strano, quello che mi assomiglia di più è Patrick.
Me ne sono accorto ora che sto scrivendo il quarto volume della saga, ma non credo di potermi identificare in lui. 
– Quanto è vasto l’universo narrativo di Nomen Omen?
Molto! Pure troppo! È colpa mia.
Il World Building è la mia passione ma anche una maledizione molto impegnativa. 
– Vorresti vedere una serie tv su Nomen Omen? Nel caso quale attrice vorresti interpretasse Becky e perché?
Nel mio cuore Becky può essere solo interpretata da Zendaya.
Ma anche Florence Pugh. Oddio, forse ci sta proprio più Florence. 
– Parlaci un po’ del seguito di Nomen Omen, Arcadia, di cui abbiamo già avuto un assaggio…
Sto lavorando al nuovo capitolo di questa seconda trilogia ed è una rivoluzione assoluta. Posso dire ben poco (per evitare gli spoiler) ma la storia ci porta a mettere continuamente in discussione chi sia il protagonista e chi l’antagonista. 
– Progetti futuri al di fuori di Nomen Omen?
Sto lavorando a SIMULACRI una serie per Sergio Bonelli Editore con un team davvero incredibile: Jacopo Camagni (coautore), Eleonora C. Caruso (cosceneggiatrice), Giulio Macaione (disegnatore), Flavia Biondi (disegnatrice) e Stefano Martinuz (colorista). 
Non vedo l’ora che comincino ad uscire i volumi!
Grazie Marco per il tempo che ci hai dedicato. restiamo quindi in trepidante attesa per i nuovi sviluppi dei tuoi lavori!
Alla prossima,
Pat
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