Nato a Rho nel 1976, è autore dei volumi a fumetti “L’era dei Titani”, “Tipologie di un amore fantasma”, “Bugs – Gli insetti dentro di me” e “Warhol – L’intervista” (da cui ha tratto anche una commedia teatrale) e dell’adattamento a fumetti del romanzo “Uno indiviso” di Alcide Pierantozzi, per cui ha vinto il Premio Boscarato 2014 nella categoria “Miglior sceneggiatore italiano”. Ha scritto inoltre la raccolta di racconti “Carni strane” e i romanzi “Il ghigno di Arlecchino” (finalista al Premio Italia come miglior romanzo fantasy), “Zentropia”, “Ride – Il gioco del custode” e “Il silenzio dell’acqua – Il prezzo da pagare”. Per Sergio Bonelli Editore ha sceneggiato Nathan Never, Odessa e Zagor e ora sta lavorando a Nathan Never/Justice League, crossvover sul quale indagheremo un po’ in questa intervista.
– Innanzitutto adriano grazie di averci concesso un’intervista, cominciamo col presentarti ai lettori del nostro blog….dicci in breve chi sei:
Una persona che scrive cose per campare. Che siano fumetti, romanzi, pubblicità o altro. Se fossi in metropolitana con un pezzo di cartone in mano a chiedere soldi, ci sarebbe scritto a pennarello nero con una pessima calligrafia “Will write for money.”
– Come sei arrivato a fare il tuo lavoro?
Dopo un corso serale di sceneggiatura alla Scuola del Fumetto di Milano, mentre frequentavo fiere del fumetto ho cominciato a conoscere gente del settore e propormi: e dato che non sarei in grado di disegnare nemmeno se ne andasse della mia vita, sono rimasto in contatto per alcuni anni con la Scuola chiedendo quali fossero gli studenti del corso di fumetto secondo loro più validi da poter contattare e a cui proporre collaborazioni. Per esempio il mio esordio è stato scrivere i dialoghi della storia di esordio di Gigi Cavenago su Strike della Star Comics (sì, io e Gigi abbiamo esordito assieme. Poi lui in effetti ha fatto molta più strada). Una storia breve ha tirato l’altra, una conoscenza ne ha tirata un’altra, ho continuato a scrivere, proporre cose, vederne rifiutate la maggior parte ma una ogni tanto approvata, fino a che non sono arrivato dove sono (che onestamente non mi sembra niente di che: c’è chi ha avuto carriere molto più lunghe, più produttive e più premiate della mia). Penso che per esordire “bastino” tre cose, che poi ognuno applica a modo suo: conoscenze tecniche (di scrittura, disegno, o di entrambe) MOLTO solide e capacità di networking, dato che ogni settore è una comunità e in qualche modo si deve entrare a farne parte. La terza cosa? Una certa dose di culo. Non essendo controllabile, è consigliabile lavorare sulle prime due.
– Quali fumetti ami leggere?
In questo preciso momento della mia vita (non è sempre stato così) qualche shonen manga e un po’ di fumetto supereroistico Marvel e DC dagli anni ’70 agli 00 (ma per lo più anni ’70 e ’80), con l’eccezione di Immortal Hulk (che comunque è finito). Tra i fumetti Bonelli Tex e Zagor. Per lavoro leggo anche graphic novel, BD franco belga e creator owned americani, ma è davvero ricerca fatta per il bisogno di tenermi aggiornato: in questa produzione da tempo non trovo niente che mi faccia esaltare (esistono eccezioni, come i lavori di Fabrizio Dori o Lorenzo Palloni).
– Hai introdotto nuove letture di recente?
Vedi la risposta alla domanda precedente. Per lavoro cerco di leggere tutte le novità più importanti del momento, per diletto… non so se Chainsaw Man, Jujutsu Kaisen e Demon Slayer possano considerarsi nuovi, ma devo dire che non avendo amato particolarmente i big three shonen degli anni zero (One Piece, Naruto e Bleach) pensavo che per ovvie ragioni di età gli shonen non mi sarebbero piaciuti mai più. Non era così, fortunatamente. Tra le varie cose che sto “studiando” ci sono le biografie di alcuni autori della Golden Age (sia di fantascienza che di fumetti, come Nigel Kneale, Otto Binder, Asimov, Heinlein) e senza saperti spiegare il perchè, il western televisivo degli anni ’50, con testi usciti negli Stati Uniti che penso di essere l’unico a possedere in Italia (anche perchè a chi dovrebbero fregare?). L’ultimo saggio che ho finito è sulla storia dei cartoons americani degli anni ’80, per dire.
– Come hai vissuto il mondo del fumetto durante il lockdown? Sia come lettore che come sceneggiatore?
Da lettore… mi pare di aver letto molto poco durante il lockdown, forse nulla. Ricordo solo la sensazione di surrealtà, mi sentivo svuotato e senza forze. Più che leggere, ho fatto binge watching di Blue Bloods, una serie super di destra, ma strutturalmente scritta in modo perfetto. Ovviamente Prime l’ha tolta dal proprio catalogo mentre ero a metà.
Da sceneggiatore ero abbastanza disperato e mi sono fatto venire in mente alcune idee (non a fumetti, ma per l’audio video) che sto ancora cercando di spingere ad oggi.
– Ora parliamo di Nathan Never/Justice League, come è nata l’idea?
E’ stata un’idea della dirigenza Bonelli.
– Com’è lavorare su personaggi proveniente da due universi narrativi totalmente diversi?
Si tratta di un incarico “istituzionale” e devi essere “istituzionale” anche nell’approccio (o almeno, io lo sono stato). Per dire: se potessi scrivere la serie regolare della JL probabilmente li metterei in situazioni per quanto possibile poco canoniche, costringendo i personaggi a confrontarsi con lati “scomodi” di sé. In questo caso invece dovevo presentare la versione “pura” dei supereroi DC ai lettori Bonelli e la versione pura di Nathan Never & company ai lettori DC. Il concetto di base di questi incontri è sicuramente il confronto psicologico tra i personaggi: cosa li rende simili e cosa li rende diversi, ma in particolare la scoperta di cosa li renda simili nonostante le differenze. Questa è stata la premessa del mio lavoro.
– Qual’è il tuo personaggio DC comics preferito e perchè?
E non ho citato la Vertigo, naturalmente. 🙂
Ma vado ancora oltre e ti dico che sono in una fase in cui mi piace più l’idea di creare storie mie, quindi spero di riuscire a fare quello, a prescindere dal mercato in cui potrebbero essere pubblicate.
I sogni vanno bene fino a un certo punto, poi meglio porsi obiettivi realizzabili. Essere aspirazionali va bene, irrealistici no. Secondo me, naturalmente.
Quindi: saprete se e quando ci saranno annunci ufficiali.