Nosferatu: il trionfo del Cinema

Ci sono film che si aspettano con grande trepidazione, con un’attesa quasi febbrile. Questo è il caso in particolare di Nosferatu, diretto da Robert Eggers, un film che sin dal suo annuncio e poi dopo i primi trailer ha scatenato un’irrefrenabile curiosità e attesa. Nosferatu era IL film rispetto al quale si contavano i giorni fino all’uscita. Averlo potuto vedere in anteprima grazie agli amici di Warner Bros Italia è stato quindi un enorme privilegio. Ecco dunque le nostre impressioni senza spoiler!

Un amore antico

Come già detto in altre occasioni, chi scrive è un vero “cultore” del genere gotico, con particolare attenzione alla figura del vampiro. Chi scrive, infatti, non solo ha letto Dracula in italiano e in inglese, ma ha letto tutta una serie di romanzi minori o meno conosciuti con protagonista questa figura. Ma non solo, ha visto film di ogni epoca e livello, dai b-movie ai capolavori, tra cui ovviamente il Nosferatu di Murnau del 1922, capolavoro del cinema espressionista tedesco. Ha anche giocato a videogiochi e ha persino letto saggi sulla figura del vampiro, tanto nella letteratura quanto nel folklore popolare, e ha letto una quantità spropositata di fumetti con protagonisti i vampiri. Quindi, forse, un po’ come il buon Robert Eggers che vide Nosferatu a 9 anni venendone rapito, chi scrive è un vero appassionato del genere.

Non chiamatelo Remake!

Questo Nosferatu non è un remake dell’originale di Murnau, ma è molto di più. Probabilmente è la summa non solo della grande passione di Robert Eggers per questo film, ma è il più grande omaggio e forse la più bella trasposizione che potrà mai essere fatta del romanzo di Bram Stoker.

Ovviamente, il film introduce importanti varianti dall’ambientazione in Germania, ai nomi dei protagonisti e del Conte, fino al finale. Ma ciò deriva dalla scelta a cui fu costretto il povero Murnau nel 1922, che girò un film “apocrifo” su Dracula, non avendo i diritti sul romanzo di Stoker. Ai tempi, il mai sufficientemente celebrato regista subì un duro processo per violazione dei diritti d’autore che perse. Al punto che rischiammo che nessuna copia del suo capolavoro sopravvivesse, ma per fortuna, non tutte le copie furono distrutte e oggi il film è di dominio pubblico.

Tuttavia, tornando al Nosferatu di Eggers, queste varianti che il regista riprende rendono il film ancora più interessante, quasi come se la Germania fosse sempre stata il luogo perfetto dove ambientare il racconto di Stoker. Ma Robert Eggers non si limita a seguire i passi del maestro che lo ha preceduto, ma dà al film una sua impronta personale, rispettosa del capolavoro originale, ma che proietta questo Nosferatu direttamente nell’Olimpo del cinema.

Un autentico capolavoro

Questo Nosferatu è perfetto da ogni punto di vista. Si pone a metà tra un film fruibile da tutti e uno d’essai, proponendo sia una lettura essenziale e chiara della lotta tra bene e male, sia una più profonda e sfumata. Si prende il suo tempo per introdurci nel racconto, per raccontarci la psicologia dei personaggi. Il film ha dalla sua parte una cura maniacale dei dettagli. Dai vestiti, alle ambientazioni, fino agli idiomi utilizzati, tutto è perfetto. La Germania, i Carpazi, l’alta società e gli zingari nomadi, nulla è fuori posto.

Il film poi fa davvero paura. Ma non per i soliti jump scare (ce ne sono giusto un paio), ma per la tensione che trasmette, un senso di inquietudine e malessere che entra nelle ossa. Quando finalmente il Nosferatu viene rivelato, il senso di raccapriccio e orrore riempie gli occhi dello spettatore. Un vampiro, molto diverso da quello romantico di Coppola; per Eggers, come spiegato nel film, il Nosferatu è la pestilenza, la morte che distrugge la vita. Recuperando dunque anche una certa iconografia del basso medioevo davvero interessante.

Un comparto tecnico invidiabile

La regia è davvero l’arma in più di questo film; Eggers non sbaglia nulla. Nessun movimento di camera è fuori posto, l’obiettivo segue da dietro il protagonista e si stringe poi alle sue spalle mentre la creatura si nasconde nell’ombra. A proposito di ombre, Eggers omaggia anche l’uso delle ombre che rese celebre Murnau, con l’immagine del Nosferatu che si proietta sui muri. All’ottima regia si accompagna una fotografia da Oscar, con l’alternanza dei colori a un bianco e nero vivissimo, frutto dell’esperienza che il regista ha maturato con The Lighthouse. Le musiche contribuiscono poi a creare la perfetta atmosfera, spesso comunicando di più dei dialoghi stessi tra i protagonisti.

Il cast è perfetto. Willem Dafoe, alla terza prova con il regista, dimostra ancora una volta, ove ve ne fosse stato il bisogno, il suo sconfinato talento. Nicholas Hoult sta vivendo il suo momento magico, dopo un già convincente ruolo da protagonista in Giurato numero 2. Fantastiche anche Emma Corrin, che torna a un lavoro più autoriale dopo Deadpool e Wolverine, e Lily-Rose Depp, figlia d’arte ma con un radioso futuro da attrice davanti.

Correte al cinema!

In conclusione vista la forza narrativa, la bellezza estetica e la potenza di un finale struggente, non possiamo che consigliarvi questo Nosferatu, un film da guardare con gli occhi e il cuore aperto, lasciandosi rapire dallo schermo e dall’occhio visionario del regista.

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