Ci sono momenti in cui, nonostante tutto l’impegno, tutta la forza che pensiamo di aver raccolto, semplicemente non riusciamo ad aprirci al mondo. Restiamo immobili, come in attesa che qualcosa cambi, mentre dentro ci si spegne piano. E anche se fuori splende il sole, dentro di noi continua a piovere.

Mi sono ritrovato esattamente lì leggendo Non ha smesso di piovere, il racconto per immagini di Caterina Costa (che molti conoscono come Cheit.jpg) edito da Galileo Editore. Un libro che non è solo un’opera illustrata, ma una vera e propria esperienza emotiva. Uno di quei lavori che senti, più che leggere. Che ti accompagna, quasi in silenzio, mentre sfogli pagina dopo pagina e ti rendi conto che, sì, quella pioggia che descrive la conosci anche tu.

Diviso in cinque capitoli (Sole, Nuvoloso, Pioggia, Temporale e Ombrello), il libro utilizza la metafora delle condizioni atmosferiche per raccontare il percorso attraverso la depressione. Un cammino che parte da una apparente serenità, attraversa lo smarrimento, la rabbia e l’isolamento, fino a raggiungere un punto in cui finalmente si accetta l’aiuto. È in quel momento che entra in scena l’ombrello, simbolo di tutti quegli strumenti, piccoli o grandi, che ci aiutano a sopravvivere sotto la pioggia: la terapia, l’ascolto, l’amore di chi resta.

Lo stile di Caterina è diretto, autentico, a tratti disarmante. Il suo tratto grafico, così essenziale eppure potente, riesce a evocare un intero mondo interiore senza bisogno di parole ridondanti. La scelta di rinunciare al colore per gran parte del racconto non è solo estetica, è una dichiarazione d’intenti: raccontare la depressione nella sua nuda verità, senza filtri. E quando il colore finalmente arriva, nelle ultime pagine, è come un raggio di luce che filtra tra le nuvole. Non si parla di guarigione miracolosa, ma di gestione, di resistenza, di accettazione. La pioggia, forse, non smetterà mai del tutto. Ma possiamo imparare a camminarci dentro.
Mi ha colpito profondamente la capacità dell’autrice di trasformare il dolore in bellezza. Il suo racconto è come un guscio che si apre piano piano, svelando paure, silenzi, ferite. Eppure mai un compiacimento nel dolore: piuttosto, un bisogno urgente di condividerlo. Di dire a chi legge “non sei solo”.

Non ha smesso di piovere è un libro necessario. Per chi ci è passato, per chi ancora ci sta passando, ma anche per chi desidera capire cosa si prova davvero quando il peso della vita diventa insostenibile. È una carezza e uno scossone. Una lettura breve ma che lascia un segno profondo.
Per me, è stato un viaggio. Uno di quelli che inizi quasi per caso (grazie ARF!) e che ti ritrovi, alla fine, a custodire con cura.
Consigliatissimo. Con il cuore.
