Night Fever – Uno, nessuno e centomila

Night Fever, una delle più recenti collaborazioni tra lo sceneggiatore Ed Brubaker e il disegnatore Sean Phillips, edito in Italia da Saldapress, da tempo impegnata a pubblicare dalle nostre parti le storie dello sceneggiatore statunitense.

In Europa per un viaggio d’affari, Jonathan Webb decide di fare due passi durante una notte insonne. Si ritrova così a vagare di notte, per le strade di una Parigi inquieta, e ad entrare in un esclusivissimo locale segreto, che ai più avrà fatto tornare in mente il celeberrimo Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick. Qui fa la conoscenza del misterioso e violento Rainer che gli mostra il mondo nascosto della notte, fatto di sregolatezza ed eccessi, dove persone facoltose vivono una vita fuori dal mondo.

Jonathan è l’uomo qualunque, o l’uomo tipo. Ha una famiglia, una moglie e due figli. Un lavoro stabile da professionista del settore editoriale. Una vita tranquilla ed una villetta fuori città nel verde. Insomma, è “uno che ce l’ha fatta“. Cosi viene visto dagli altri e cosi si sente lui. O cosi almeno crede.

Rainer coinvolgerà Jonathan in situazioni che porteranno il nostro protagonista ad affrontare delle considerazioni sulla sua intera esistenza. La sua vita, apparentemente perfetta, gli appartiene davvero? E’ quella la sua natura? Eppure durante queste notti violente e sregolate si sente cosi appagato con se stesso. Anzi, si sente se stesso più che mai. D’un tratto, tutto della sua vita sembra non avere importanza: la famiglia, il lavoro, i figli, la sua posizione sociale.

Molto appropriate anche le parole utilizzate da Caparezza per la canzone Eyes Wide Shut, che strizza l’occhio al film poc’anzi citato e ci porta alla prossima riflessione.

Cala su di te
Il sipario delle tenebre
Eyes wide shut
Vanno in scena le mie maschere
Io non voglio andare in cerca di me stesso
Perché rischio di trovarmi per davvero
Eyes wide shut
Vanno in scena le mie maschere

SIAMO TUTTI DELLE MASCHERE

Da quando, in quell’esclusivo club, indossa quella maschera Jonathan si sente quello che non è mai stato. O quello che avrebbe sempre voluto essere?

Oltre alla questione del doppio, l’opera di Ed Brubaker affronta un tema caro a Luigi Pirandello: quello delle maschere. Il parallelismo con Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila è immediato (puoi leggerlo gratis qui).

Vitangelo è una persona ordinaria, che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita. Un giorno, però, la moglie gli fa notare che il suo naso “pende verso destra” e dalla scoperta di questo difetto si scatena in lui una crisi di identità, un vero e proprio abisso nel quale egli non sa più riconoscere se stesso, non sa più chi sia il Moscarda che ha sempre ritenuto di essere.

Un altro tassello di Night Fever è che il protagonista, attraverso questo suo viaggio “incosciente”, guarda nel suo profondo (da intendere come il profondo di ognuno di noi), scoprendo varie sfaccettature del proprio io.

Dentro ognuno di noi è presente una parte oscura, una parte primitiva, una parte tenera ed amorosa. La vita, le circostanze, le compagnie e le nostre scelte tirano fuori quella predominante ma senza cancellare tutte le altre, che rimangono sopite dentro di noi.

LA FELICITA’ STA NELLE PICCOLE COSE ?

Il finale della storia ci porta, contemporaneamente, ad un’altra riflessione. Molto spesso non ci si rende conto delle “piccole fortune” che ci circondano. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Spesso siamo abituati a dare per scontato i piccoli gesti, le piccole abitudini. Il sorriso della persona amata, il suo respiro, le sue urla o le sue carezze, o qualsiasi altra cosa del quotidiano.

Brubaker & Co. con questa opera ci regalano un prezioso consiglio, ovvero di accorgerci prima di queste ricchezze e di godercele appieno. Ciononostante permane, fino alla fine dell’albo, il dubbio su quale sia il vero io del protagonista: l’uomo ordinario e benvoluto da tutti o lo spregiudicato uomo capace perfino di uccidere?

Il comparto grafico aggiunge valore all’albo. La scelta di cromie di Jacob Phillips è assolutamente azzeccata per il racconto, con una scelta cromatica differente a seconda delle scene e dei momenti topici del racconto. Una visione davvero d’impatto soprattutto grazie ai disegni di Sean Phillips, che realizza tavole con la giusta sintesi, capaci di adattarsi alle varie situazioni narrative.

Un volume davvero notevole, piacevole e veloce da leggere, che tiene gli occhi del lettore incollati alle pagine fino all’epilogo.

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