Mickey 17: la satira sociale conquista lo spazio

L’ultimo, attesissimo film di Bong Joon-Ho, regista premio Oscar per “Parasite”, è al cinema da giovedì 6 marzo.

In un futuro distopico, Mickey Barnes (Robert Pattinson), proprietario di un negozio di macaron piegato dai debiti, per sfuggire agli strozzini decide di arruolarsi in un programma spaziale senza precedenti, in cui un gruppo di scienziati e agenti speciali viene inviato su un nuovo pianeta per colonizzarlo. Tra questi, Mickey è un Sacrificabile, una cavia umana il cui corpo, dopo la morte, viene ristampato ogni volta da una stampante 3D, mantenendo intatti i suoi ricordi. Di Mickey, finora, sono stati stampati proprio 17 cloni, e il diciassettesimo clone viene spedito alla ricerca delle creature striscianti che abitano il pianeta Nilfheim, con il compito di fornire informazioni sulla loro specie e su come attaccano gli esseri umani.

La satira sociale in chiave sci-fi

Bong Joon-Ho in Mickey 17 mantiene la sua cifra di black humour e ironia dissacrante, per costruire una satira sociale in chiave sci-fi: in questo caso il bersaglio nel mirino sono le mire espansionistiche, il colonialismo e la crudeltà dell’uomo, in particolare la classe politica e dirigente, brillantemente personificate dal capo della spedizione, Kenneth Marshall (Mark Ruffalo) e dalla moglie (Toni Colette), qui due personaggi caricaturali che esasperano volutamente i tratti peggiori della sete di potere unite all’ignoranza, alla cattiveria e all’egoismo. Se in Parasite i parassiti della società erano i poveri, appartenenti alle classi sociali più basse e costretti a tutto pur di sopravvivere, in Mickey 17 il protagonista è anche questi un uomo che viene sfruttato dal sistema capitalistico, tanto da dover accettare il paradosso estremo: morire per vivere.

Identità in bilico tra copia e originale

Il personaggio di Mickey riflette sul rapporto tra originale e copia, e sulla difficoltà di definire il concetto di identità in un’epoca in cui questa è sensibile di continue migrazioni tra corpi diversi e apparati tecnologici: se già la pratica di stampare cloni dell’essere umano pone di fronte a degli interrogativi etici e filosofici (tanto che, nell’universo diegetico, la pratica è stata bandita sulla Terra ed è permessa solo nello spazio) la situazione si complica quando, a causa di un errore di valutazione, il corpo di Mickey viene ristampato nonostante questi non sia morto, portando alla coesistenza di due copie della stessa persona: Mickey 17 e Mickey 18 non sono solo due corpi con le stesse fattezze, ma condividono anche gli stessi ricordi. Chi è la copia e chi l’originale? Il tema del doppio viene gestito dal regista in modo tale da enfatizzarne i lati comici e paradossali (come quando Nasha, la fidanzata di Mickey, trovandosi di fronte ai due cloni di Mickey, cerca di coinvolgerli in un ménage a trois), oltre a esplorare quelli più atavici del doppelgänger, il gemello ‘cattivo’, la parte oscura della propria identità che teniamo nascosta: e infatti, mentre Mickey 17 è più riflessivo e prudente, Mickey 18 è impulsivo e spregiudicato, pronto anche ad uccidere il suo doppio per garantirsi la sopravvivenza.

Coloni e indigeni

Mickey 17 e 18, però, riescono a convivere per fronteggiare un pericolo più grande, che, a livello di trama, costituisce un nuovo punto di svolta dopo la scoperta dei due cloni: si tratta infatti della lotta tra i coloni e gli indigeni, cioè tra gli umani e gl Striscianti. Gli esseri umani si fanno portavoce del desiderio di sopraffazione e prevaricazione, replicando nello spazio le stesse dinamiche che si consumano sulla Terra, facendo della scienza un’arma di distruzione di massa. Complice un (piuttosto semplificato) sistema di traduzione, Mickey 17 e Mickey 18 collaborano per impedire al Comandante di compromettere, attraverso le sue azioni, la sopravvivenza stessa della colonia umana. Così, nella parte finale, il film sterza decisamente verso l’action, con una rapida successione di azioni e reazioni e messaggi in codice che si configura come uno scontro tra i protagonisti e gli antagonisti, i buoni e i cattivi.

Le conclusioni

Proprio nell’ultima parte di Mickey 17 emerge il suo lato narrativo più tradizionale, in cui la linearità della storia prende il sopravvento sulla vena grottesca e surreale che aveva caratterizzato i primi due terzi del film. Il film procede a ritmo sostenuto verso una conclusione che chiude il cerchio delgli eventi narrati e che invia un messaggio inaspettatamente positivo, in cui l’umanità impara dai suoi errori e in cui, alla fine, la convivenza pacifica e la presenza di confini etici che delimitino (anche nello spazio) l’uso della scienza e della tecnologia sono possibili. Un messaggio di speranza perl’umanità, che rinuncia al cinismo senza risultare sbrigativo, e al tempo stesso lascia spazio a dubbi e incognite riguardo il futuro di Nilfheim e la pratica della ristampa degli esseri umani.

Mickey 17, forse, non avrà lo stesso successo dirompente del precedente Parasite, ma con questo il regista sudcoreano si dimostra ancora una volta capace di padroneggiare il mezzo cinematografico per raccontare una storia originale e provocativa.

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