Abbiamo atteso questo momento a lungo. Per sette lunghi mesi, mentre le nostre vite scorrevano più o meno come sempre, in edicola si dipanava il ritorno di uno dei villain meglio riusciti della in casa SBE: stiamo parlando di Mefisto!
NE AVEVAMO GIA PARLATO ?
Certo che si. Euforico di questa grande operazione che vedeva coinvolti anche disegnatori di prestigio (i Cestaro Bros prima e Civitelli poi), avevamo già approfondito il personaggio di Mefisto nell’articolo Mefisto: un villain sempre attuale.
Nei mesi successivi, impazienti nell’attendere un periodo cosi lungo per la conclusione della storia (e qui vanno i nostri plausi a Boselli), avevamo pubblicato dei brevi post sui primi due episodi “I misteri di San Francisco” e “Il manicomio del Dottor Weyland”.
E dobbiamo dire che fino a quel punto, con questa prima parte di storia, l’operazione Mefisto ci aveva proprio convinto. Sarà stato l’Hype e l’aver recuperato le storie riguardanti Mefisto su Tex Willer e le ristampe di recente pubblicazione, saranno state le atmosfere cupe e perfettamente riuscite dei fratelli Cestaro… Insomma, per una serie di fattori tutto lasciava presagire ad un nuovo capitolo importante della storia texiana.
Ma ?
In effetti lo è. Portare avanti una narrazione su sette albi, più di 700 pagine, non è un gioco da ragazzi. Boselli, seppur sceneggiatore esperto, questo lo sa. Ed idealmente, infatti, il cambio di disegnatore a metà della “mini-saga” serve un po’ a spezzare il ritmo. A dividere l’epopea in due atti.
Ma, seppur innamorato del prologo, l’epilogo mi ha lasciato un po’ insoddisfatto. I toni cupi e l’oscurità della prima parte hanno un risvolto di pura magia. Di un enorme guardia e ladri ed un epilogo abbastanza ingenuo e semplicistico, a cui Tex partecipa solo marginalmente.
CONCLUSIONI
In ogni caso ho comunque goduto di una buona compagnia per più di mezzo anno, esaltandomi alle volte, ma annoiandomi ad altrettante. Una storia comunque godibile e senza troppi fronzoli. Il finale aperto lascia spazio a future occasioni per riprovarci ancora. Speriamo sempre per il meglio.
Marcello