Caro Eugene Allen (detto Gene), sulla tua tragica scomparsa e sul cosa sia accaduto non vogliamo entrarci, perchè sarai ricordato per la tua sfolgorante carriera ad Hollywood piuttosto per le modalità con cui te ne sei andato. Probabilmente ora hai raggiunto l’asteroide a te dedicato nel 2001 (55397 Hackman) ed a noi non resta che recuperare parte dei numerosi film nei quali sei stato protagonista indiscusso. Hai vinto due oscar che come molti grandi interpreti sono anche pochi considerata la tua carriera: il primo l’hai ottenuto come migliore attore nel 1972 per Il braccio violento della legge del 1971, grazie al quale hai ottenuto fama internazionale, mentre il secondo è arrivato nel 1992 come miglior attore non protagonista grazie agli Spietati, dove hai interpretato il violento sceriffo Bill Daggett.

In mezzo a questi oscar ed anche dopo c’è un pezzo di storia del cinema, visto che hai recitato fino ai primi anni del 2000 regalandoci nel 2001 il tuo ultimo grande acuto, grazie a Wes Anderson che ti ha regalato il ruolo di Royal Tenenbaum, patriarca dell’eccentrica famiglia newyorkese del titolo, un uomo che hai reso affascinante, cool e irresistibile, ma anche un padre la cui assenza ha segnato la vita dei suoi figli, piccoli geni in fasce che però da adulti non riescono a trovare uno scopo nella vita.

Sei stato un attore talmente poliedrico che hai saputo spaziare tra vari generi, e non è un caso che tu sia nato nel 1930 come altre celebri star che hanno lasciato il segno quali Clint Eastwood, Steve Mcqueen e Sean Connery tanto per citare dei veri e propri “pilastri” della cinematografia moderna.
Per ricordare la tua memoria, a breve avremo nelle sale (dal 10-16 marzo, per la prima volta in versione restaurata in 4k), La Conversazione di Francis Ford Coppola, Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1974, un thriller psicologico diventato nel tempo un film di vero culto.
Sulle note della suggestiva colonna sonora composta da David Shire e con lo straordinario montaggio sonoro di Walter Murch, ancora una volta tu – con il volto alienato, baffi, impermeabile e sassofono – vesti i panni del paranoico Harry Caul, esperto di sorveglianza elettronica alle prese con un caso che potrebbe avere conseguenze drammatiche e che lo fa sprofondare in una profonda crisi di coscienza. Scritto, prodotto e diretto da Francis Ford Coppola, dichiaratamente in parte ispirato a Blow-Up di Michelangelo Antonioni e girato nell’intervallo tra il primo e il secondo capitolo de Il Padrino, La Conversazione fu considerato un film profetico, avendo preceduto il Watergate, lo scandalo delle intercettazioni che fece cadere l’amministrazione Nixon.

Se gli anni ’70 furono fortunati per te, gli anni ’80 non delusero certo le aspettative, concludendosi nel 1989 con Mississippi Burning – Le radici dell’odio grazie al quale hai ottenuto anche l’Orso d’argento a Berlino come miglior attore, oltre alla quarta candidatura agli Oscar.
Come ogni grande attore che si rispetti sei stato anche un cattivo con i fiocchi, aiutato dalla tua faccia da duro (ma che in altre pellicole rivelava alla fine un cuore tenero), e soprattutto negli anni ’90 hai potuto interpretare gli antagonisti di film quali Il socio del 1993, Allarme Rosso del 1995 e Potere assoluto del 1997. E dove non eri proprio il villain canonico eri un personaggio subdolo e manipolatore come in Under Suspicion del 2000 e nel La giuria del 2003, dove come laido manovratore di giurie, ovvero Rankin Fitch ti hanno assegnato un Golden Globe alla carriera.
Eppure caro Gene, a chi ti scrive questa lettera rimane nel cuore una tua breve ma spassosissima interpretazione di un povero cieco che accoglie niente meno che la creatura nel film Frankenstein Junior (si pronuncia “Frankenstin” per chi spero capisca la citazione) del 1974. Il tuo barbuto Abelardo, così sornione e bonario, nonché impiastro senza rendersene conto, regala fragorose risate mentre attenta, involontariamente, alla mano del mostro tramite il fuoco di una candela. Peccato che quasi nessuno ricordi che eri tu, ma con tutto quel trucco e la barba in effetti solo vedendo gli interpreti ce ne saremmo accorti. Lì hai dimostrato una verve comica che purtroppo Hollywood non ha voluto sfruttare appieno, chiamandoti quasi sempre per parti da duro sia che tu fossi il “buono” sia il suo esatto contrario.

Chiudo questa lettera solo per ricordarti, ma senza voglia di biasimarti, tutti i ruoli di successo che avresti potuto interpretare e che invece hai scelto di non fare: hai rifiutato la parte di Randle McMurphy in Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), andata poi a Jack Nicholson e quella di Ron Neary in Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), affidata a Richard Dreyfuss nonchè quella dello sceriffo Teasle in Rambo (1982) assegnata poi a Brian Dennehy (saresti stato perfetto lì!). Nel 1992 ha perfino rinunciato a dirigere ed interpretare Il silenzio degli innocenti. Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo fartene una colpa. Tutti i grandissimi del cinema hanno rifiutato parti e anche tramite le loro rinunce si sono scritte pagine memorabili di cinema perchè chi poi ha ottenuto quelle parti scartate è diventato grande anch’esso.