Le parole dell’Ombra: viaggio nell’etimologia della Terra di Mezzo

Quando si rilegge Tolkien, magari alla terza o quarta rilettura, ci si accorge che ogni nome, ogni parola, ogni suono ha un peso specifico, un’origine, un significato profondo. Come se ogni sillaba fosse un frammento di storia, incastonato con cura in un mosaico linguistico e mitologico. Oggi, ne La Via per Mordor, intraprendiamo un viaggio un po’ diverso: un’esplorazione linguistica, alla scoperta delle radici etimologiche di alcune tra le parole più evocative dell’opera tolkieniana. Un viaggio che parte dall’oscurità con Shelob e arriva fino ai nomi che rivelano l’anima di un intero mondo.

Shelob: “She” + “Lob”, la signora dei ragni

Il nome Shelob è un perfetto esempio di come Tolkien giochi con l’inglese antico per creare parole nuove, dal suono arcaico ma perfettamente evocativo. “She” è facile: è il pronome femminile inglese. Ma “lob”? Qui si entra nel terreno dell’English dialect e dell’etimologia dimenticata. In inglese “antico” (e in alcuni dialetti ancora oggi), lob o lobbe è una parola usata per indicare un ragno. Tolkien stesso, grande studioso di filologia germanica, era perfettamente consapevole di queste origini. Shelob, quindi, non è altro che “lei-ragno”: un nome semplice, ma carico di minaccia. Non è un titolo nobiliare come “Regina dei Ragni”, ma un’identità primordiale, arcaica, quasi biblica. Shelob non è una creatura malvagia “per scelta” — è l’incarnazione della fame, del buio e del terrore. Anche il suo nome suggerisce un’assenza di empatia, una forma quasi pre-umana di esistenza. Non a caso, Tolkien la descrive come un’ombra più antica di Sauron stesso.

Mordor: “Terra Nera” o qualcosa di più?

Un altro nome che suona oscuro fin dalla prima lettura è Mordor. La sua etimologia è particolarmente affascinante perché si intreccia tra due radici linguistiche inventate da Tolkien stesso: il Quenya e il Sindarin, le due lingue elfiche principali. In Sindarin, mor significa “nero” o “oscuro”, e dor significa “terra”. Quindi: “Terra Nera”. Ma il bello è che mor compare anche in Quenya (mórë) con significati simili. Tolkien gioca con la coerenza linguistica tra le sue lingue, suggerendo un’etimologia antica condivisa, quasi indoeuropea nella sua logica interna. Mordor, dunque, non è solo un luogo oscuro: è il cuore dell’ombra, la patria linguistica del male.

Nazgûl: il potere delle sillabe

“Ash nazg durbatulûk…” — chi non ha sentito brividi scorrere lungo la schiena leggendo questi versi? Il termine Nazgul viene dalla lingua nera di Mordor, creata da Tolkien appositamente per rappresentare la corruzione e la brutalità del potere.

  • Nazg = anello

  • Ûl = spettri

Letteralmente, quindi, Nazgul significa Spettri dell’Anello. Ma è anche il suono, duro e gutturale, a trasmettere qualcosa di maligno e inumano. La lingua nera è l’antitesi delle armoniose lingue elfiche: qui il linguaggio è strumento di dominio, non di bellezza.

Hobbit: una parola (quasi) inventata

Diverso è il caso di Hobbit, che sembra uscire dal nulla… e in parte è così. Tolkien racconta di averla “sentita” un giorno, mentre scriveva la celebre frase: “In a hole in the ground there lived a hobbit”. Ma il professore non era certo un autore casuale. Studiando più a fondo, si possono ipotizzare radici in parole come hob (creatura domestica nei racconti popolari inglesi, come gli “hobgoblin”) o in habit, richiamando l’abitudine e la routine. Gli Hobbit, del resto, sono creature abitudinarie, casalinghe, legate alla terra e ai ritmi del giorno. Anche qui, Tolkien gioca su più livelli: fonetico, culturale, e psicologico. Il suono stesso di “hobbit” è morbido, rotondo, rassicurante — come la Contea.

Il potere nascosto delle parole

Ogni parola usata da Tolkien è come una chiave che apre una porta segreta. Che si tratti della She-ragno o della Terra Nera, ogni nome è costruito con una consapevolezza profonda della forza evocativa del linguaggio. Tolkien non inventa solo storie: crea mitologie, e le radica in un universo linguistico coerente e affascinante.  Nelle prossime puntate de La Via per Mordor, esploreremo altri termini enigmatici: da Mithrandir a Barad-dûr, passando per la misteriosa etimologia di Galadriel. Intanto, vi lascio con una domanda: qual è il nome che più vi affascina nella Terra di Mezzo? E perché?

Scrivetemelo nei commenti o sui social, chissà che non diventi il protagonista del prossimo viaggio etimologico!

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