
Un ritorno in grande stile
Wes Anderson torna per la quarta volta in concorso al Festival di Cannes con la sua dodicesima opera: La Trama Fenicia. Ambientato negli anni ’50, il film si apre con la spettacolare scena di un aereo privato che precipita in un campo di grano.
Ai comandi c’è Anatole “Zsa-zsa” Korda, interpretato da un superlativo Benicio del Toro. Korda è un magnate internazionale del commercio, sopravvissuto a sei incidenti aerei e coinvolto in una lunga lista di accuse: frodi, tangenti, traffici illegali e trattati diplomatici non ufficiali.
Il personaggio di Zsa-zsa Korda
Zsa-zsa è una figura larger-than-life: collezionista d’arte, amante della natura e imprenditore megalomane con un ambizioso piano per la rinascita della cosiddetta “Fenicia Indipendente”, una regione immaginaria devastata.
Dopo l’incidente, capisce che il suo progetto infrastrutturale – soprannominato La Trama Fenicia – rischia di naufragare per un imprevisto aumento dei prezzi del bashable rivet, una banale ma cruciale componente edilizia. A quel punto, Korda ha bisogno di liquidità, sostegno politico, alleanze. E soprattutto, di un erede.
L’erede inattesa: Liesl
Zsa-zsa richiama così Liesl (una rivelazione Mia Threapleton), la figlia ormai adulta che non vede da sei anni e che si appresta a prendere i voti. Introversa, intelligente, cresciuta in convento, Liesl è l’opposto del padre.
Dentro di lei arde un desiderio profondo: scoprire chi ha ucciso sua madre e se Zsa-zsa sia davvero l’uomo senza scrupoli di cui tutti parlano. Il rapporto tra padre e figlia, inizialmente teso, ma costellato di momenti surreali, diventa presto il cuore emotivo del film.
Una messa in scena straordinaria
La Trama Fenicia segue un percorso narrativo diviso in capitoli. Il tutto è incorniciato nel consueto “libro pop-up” visivo che Anderson costruisce con scenografie meticolose, battute fulminanti e citazioni cinematografiche (come Casablanca).
Il cast è stellare, impiegato con maestria anche in ruoli brevissimi. Tra questi: Tom Hanks in un’epica partita di basket, Bill Murray nei panni di Dio, Benedict Cumberbatch come villain onirico che si batte anche con lampadari, oltre a Scarlett Johansson, Willem Dafoe, Bryan Cranston, Riz Ahmed, Jeffrey Wright e Charlotte Gainsbourg.

Il ritorno dei volti noti di Anderson
La presenza di attori ricorrenti è uno dei marchi di fabbrica del regista. Le sue opere sembrano spesso delle reunion tra vecchi amici, con una leggerezza che avvolge anche i temi più cupi. Hollywood si contende ruoli nei suoi film, proprio come accade oggi con registi come Tarantino o Lanthimos.
Benicio Del Toro interpreta Korda con magnetismo e mistero. Immaginatelo come un mix tra Aristotele Onassis ed Elon Musk: un oligarca visionario e spietato. Il personaggio è detestato da molti, coinvolto in affari torbidi, sempre in bilico tra la vita e la morte.
Il fascino oscuro di Korda
Sotto il carisma, Korda è un uomo capace di gesti orribili, eppure dotato di una sicurezza che lo rende affascinante. Per stile e baffi ricorda Clark Gable. È un adulto smarrito, in cerca di redenzione.

Il film lo segue tra attentati, trattative segrete e una lunga serie di “esperienze premorte” girate in bianco e nero, in cui sogna di incontrare Dio e le sue ex mogli. Questi momenti, poetici e grotteschi, parlano di morte, memoria e redenzione.

La dimensione spirituale e il rapporto padre-figlia
Korda propone a Liesl di diventare sua erede e completare il progetto infrastrutturale. Lei, in abito monacale, arriva con un rosario e una valigia di vimini, pronta a smontare le sue illusioni con frasi taglienti come: “Dio non ha bisogno di eredità”.
Il loro legame si sviluppa con lentezza, in un’alternanza di distacco e affetto, che culmina in un legame sincero. Liesl evolve nel corso del film: da novizia a fumatrice di pipa tempestata di pietre preziose, diventa una vera avventuriera.
Michael Cera, la terza rivelazione
A completare il trio protagonista, Michael Cera interpreta un precettore candido e distratto, sempre pronto a dire la verità ma incapace di custodire una valigia piena di soldi. Dietro la sua goffaggine si cela un segreto sorprendente.

Un’opera d’arte cinematografica
La Trama Fenicia è più di un film: è un’opera d’arte. Ogni fotogramma è curato nei minimi dettagli. Le scenografie di Adam Stockhausen, la fotografia di Bruno Delbonnel e i costumi di Milena Canonero creano un mondo coerente, immaginario e affascinante.
La colonna sonora di Alexandre Desplat accompagna la narrazione con ironia e malinconia. I colori, più spenti del solito, segnano un cambio di tono: ocra, blu slavato, grigio. Le simmetrie non sono più rifugi nostalgici, ma gabbie che raccontano la decadenza.
La Trama Fenicia è un racconto sul capitalismo, sulla disillusione e sulla crisi dei valori. I personaggi non cercano solo soldi, ma senso, memoria, eredità. L’opposizione tra padre e figlia si riflette persino nei costumi: abiti lussuosi contro semplicità religiosa.
La morte è ovunque nell’opera di Anderson, ma qui diventa esplicita. C’è un Aldilà in bianco e nero, giudizi ultraterreni e un’umanità ritrovata. Il messaggio è chiaro: la vera eredità non è il denaro, ma il rapporto umano.



I detrattori e le critiche ricorrenti
Certo, non mancano le critiche. Alcuni accusano Anderson di ripetersi, di girare sempre lo stesso film. Ma è davvero così? In realtà, La Trama Fenicia mostra un’evoluzione: è più lineare di The French Dispatch, più emotivo di Asteroid City.
Il finale – senza spoiler – è tenero e provocatorio. Un elogio alla vita modesta, alla dignità umana, alla salute mentale. Anderson non condanna apertamente l’aristocrazia, ma propone un’alternativa. Una vita semplice, finalmente viva.
Conclusione
La Trama Fenicia è un film che mette in scena la decadenza del mondo moderno attraverso il filtro estetico e ironico di Wes Anderson. Più umano, più cupo, più politico. Meno brillante forse, ma più autentico. Non sarà una rivoluzione, ma è un bellissimo passo avanti.
Se siete fan di Wes Anderson, troverete pane per i vostri occhi e per il cuore. Se non lo siete, potrebbe essere il film che vi farà cambiare idea.
