“Il progetto Hicks”, lo speciale di Dylan Dog di ottobre 2022, sarà sicuramente ricordato negli anni a seguire come un nuovo anno zero per il personaggio.
Proprio come lo fu ai tempi “Spazio Profondo” sulla serie regolare, anche questo albo per stessa ammissione di SBE stessa e dei vari autori e curatori, rappresenta il punto di inizio di una era di “restaurazione” di Dylan Dog.
Un ritorno alle origini del personaggio, dopo una lunga fase di dieci anni di sperimentazioni e ammodernamenti, tra alti e bassi, che ci hanno regalato dei numeri davvero notevoli ed accompagnato negli ultimi anni.
Lo speciale in disamina si distingue però per lo stile di scrittura di Bilotta, molto apprezzato sulla serie del Pianeta dei Morti viventi. La sua scrittura riesce ad insinuarsi tra i vuoti di trama del Dylan sclaviano, a raccogliere i frammenti sparsi tra gli albi e ridare ai vari elementi un asset nuovo, a mettere tutto al proprio posto e creare una nuova “mitologia”.
Una narrazione nuova, ma indissolubilmente legata a quella delle origini. Di elementi che ricorrono, si intrecciano e delineano un unico continuum narrativo.
Il progetto Hicks è proprio questo: Bilotta raccoglie elementi dell’epoca d’oro dylaniata e ne crea una vera a propria mitologia, dove è difficile stabilire cosa è vero e cosa non lo è. In un circolo di ricordi, flashback, visioni, dove è tutto il contrario di tutto.
Un labirinto mentale che si apre ad infinite interpretazioni, con un finale aperto che lo rende il prequel de “Il pianeta dei morti” ed il sequel di altre storie a noi care.
Un albo notevole, impreziosito dalle tavole di Mari, che dona all’albo il giusto grado di cupezza e inquietudine.
Da qui parte il nuovo. E noi siamo qui ad aspettarlo.
Marcello