La morte in palio – Dylan Dog 426

PREMESSA

Quando mi è stato chiesto di scrivere su questa storia, la prima cosa a cui ho pensato, è stata l’opportunità di perdermi tra le pieghe di una trama quanto mai strutturata e dai continui rimandi al mondo di celluloide, al teatro ed alla psicanalisi.

Inizio col dire che lo spirito analitico con cui mi sono approcciato a questa uscita, mi ha consentito di godermi pienamente la stratificazione del racconto, che procedendo in maniera non lineare, attraverso l’utilizzo di frequenti flash back, ci guida all’ interno della vicenda.

TRAMA

Tutto inizia dal tentativo di suicidio della giovane Ruth, e dal suo incontro con Sandra, fino al tragico incidente che porta quest’ultima in rianimazione, al cospetto dell’ oscura signora, in una partita a scacchi dove a ciascun pezzo perso, sarà associata la vita di qualcuno.

ANALISI

Per chi scrive, le analogie con la storia “Partita con la morte” scritta da Sclavi, si fermano alla condivisione dell’ artefatto narrativo della partita, e ad alcune suggestioni immaginifiche, per il resto, la storia procede in autonomia ed i riferimenti, più a che a “The Seventh seal” sembrano essere indirizzati all’altro grande capolavoro del cineasta e drammaturgo svedese Bergman: “Persona“, ma andiamo con ordine.

Ruth, la protagonista, è una giovane donna che , come apprenderemo dai frequenti salti all’indietro illustrati  dalle splendide tavole di Armitano, ha conosciuto Dylan in una vita passata.

La ragazza, di talento, cerca di realizzarsi nel mondo del cinema come regista. Ma mostra uno stile relazionale pesantemente condizionato dal tipo di legame originario, instaurato con la figura di riferimento: la madre, una donna svalutante, fredda, e “non sufficientemente buona” che struttura un tipo di attaccamento insicuro nella figlia, in grado di sperimentare la relazione con l’altro, solo attraverso un tipo di dinamica abbandonica, sia in campo relazionale, che professionale.

Ed infatti la nostra sperimenterà i devastanti effetti di una vita affettiva e sociale segnata dal rifiuto. Anche il nostro indagatore, prima di ritrovarla in questa storia, come scopriremo, le avrà voltato le spalle; Come  produttori (è qui evidente il riferimento di attualità al caso Weinstein) critici ed addetti ai lavori che poi subiranno l’implacabile vendetta di Sandra, che in stato di sospensione, li designerà come vittime del suo gioco di pedine.

Una personalità, quella di Ruth, fragile, dipendente, perennemente esposta al giogo della sindrome abbandonica,  sperimentate un numero incalcolabile di relazioni fallimentari dominate dalla dinamica del rifiuto, finisce per disgregarsi, andare in pezzi ed il meccanismo di difesa chiamato in causa: il più  potente e primitivo, la scissione, genera un alter ego, dalle caratteristiche di personalità reattive. Sandra è donna forte, decisa e sicura di sé (qui i rimandi a VertigoHitchcock; PersonaBergman; Mulholland  driveLynch, sono evidentissimi).

Alla fine della fase di indagine, la storia ricomincia ,seguendo una struttura a nastro di Moebius, come in: “The Tenant” di Polansky o “Lost highway” del solito Lynch per mostrarci, attraverso il principio di sospensione di incredulità (introdotto citando nientemeno che il prologo dell’ Enrico V di Shakespeare) il meccanismo del doppio, della creazione dell’altro da se: il doppelganger.

CONCLUSIONI

Questo albo mostra un livello di maturazione ed elevazione del livello narrativo del prodotto editoriale, che mi sento di rendere solo attraverso l’utilizzo di un’espressione: leggendolo, ho avuto la sensazione  approcciarmi ad  una novella, un racconto breve d’autore, un’ opera di narrativa in prosa che travalica i limiti che, fino a qualche anno fa, venivano ingiustamente associati ad un albo a fumetti. questo, soprattutto grazie allo sforzo di chi, tra editori, autori e disegnatori, offre un’ opera di livello, indirizzata ad un pubblico sempre più consapevole e raffinato.

Salvatore Coppola

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