Arriva in questa fredda domenica, ed in estremo ritardo, la recensione del numero 411 della serie regolare di Dylan Dog. Non per pigrizia, e nemmeno per mancanza di tempo. Ho ritenuto necessario ragionare a lungo sulle parole da utilizzare per questo articolo.
Da lettore di lunga data, ho dovuto pensare a lungo su quanto contenuto in questa trilogia, sulle scelte fatte, e su che direzione la SBE abbia voluto adottare. Il tentativo è di riadattare alla nuova continuity tutti i personaggi, nemici compresi, che nel primo trentennio si sono susseguiti nella vita editoriale dell’indagatore dell’incubo.
Mana Cerace era ed è una delle nemesi meglio realizzate e strutturate della testata. Un’entità bidimensionale, crudele, padrone delle ombre. Pura malvagità. Trovo quindi che sia stata un’occasione sprecata riadattarlo cosi raffazzonatamente, inserendo elementi e personaggi secondari poco approfonditi. Scelta sciagurata data la lunghezza della storia complessiva (tre numeri in totale). che poteva essere utilizzata per dare spessore e corposità alla narrazione.
Peccato, perchè la Londra immaginata dal maestro Chiaverotti era ancora una volta quella giusta: tetra, immersa in una Notte Eterna, nel caos più totale. Philip Crane è ancora il cattivo giusto, e il suo confondersi con le tenebre, trascinare l’essere umano nei suoi meandri, fa ancora andare a letto la notte solo dopo una sbirciatina sotto il letto!
Altra scelta, rivelatasi inadeguata, è quella di ri-affidare le tavole della nuova trilogia di Mana Cerace, allo stesso disegnatore dell’albo originale. Piero dall’Agnol, che dal sottoscritto ha stima incommensurabile, ci mostra un tratto troppo essenziale, plastico e retrò. Ci saremmo aspettati una scelta più fresca, come è già stato per la copertina della serie regolare, affidata da qualche anno al magistrale Gigi Cavenago.
Nel complesso la trilogia costituisce un semplice tassello nella nuova maglia di eventi dell’inquilino di Craven Road, purtroppo senza costituire una tappa imprescindibile. Occasione sprecata.
Unica nota positiva, molto apprezzata dal sottoscritto (ai limiti dello spoiler free): l’amore vince sempre sul male. Non posso aggiungere altro.
Restiamo adesso in trepidante attesa per il miniciclo curato dalla bravissima Paola Barbato.
Marcello