Il ritorno di Dorian Gray

Amici di Pennadicorvo bentornati! Oggi parliamo de Il ritorno di Dorian Gray, edito da Sergio Bonelli Editore e frutto della collaborazione tra Davide Barzi e Werner Maresta.

Iniziamo con una breve premessa: anche se il romanzo Il ritratto di Dorian Gray non vi è familiare, nulla vi impedirà di lasciarvi trasportare da quest’opera. Ogni richiamo alla storia originale è intrecciato e spiegato con cura tra le tavole del fumetto, come fili d’oro cuciti su una nuova tela.

Sinossi

Dorian Gray è morto. Il suo corpo sfigurato è ai piedi di un quadro, la tela che lo ritrae nello splendore della gioventù. Sembra tornata la pace, ma è solo apparenza. Una catena di delitti sta coinvolgendo coloro che hanno avuto a che fare con il celebre dandy. E se Dorian si stesse vendicando di chi ha contribuito a renderlo disumano?”

Dorian è davvero tornato…?

La storia si presenta come un noir-poliziesco con venature sovrannaturali, in pieno accordo con quelli che sono i “generi”, per quanto sia possibile catalogarlo, del romanzo originale.

Ebbene, se vi aspettate di ritrovare il celebre dandy di Wilde, sappiate che farà solo qualche fugace cameo. Dorian non è più protagonista, ma filo sottile che unisce i destini dei personaggi, l’asse portante su cui si costruisce questa nuova storia intrisa di echi e reminiscenze.

Per il duo Barzi-Maresta, il romanzo di Wilde funge da fonte ispiratrice da cui attingere i tratti essenziali per tessere una trama che, pur nella sua linearità, si rivela intensa e coerente tanto da poter essere immaginata come un perfetto sequel.

Le 59 tavole sono il numero perfetto per sviluppare la trama e le prime portano subito a chiedersi se Dorian non sia davvero tornato.

Personaggi e ambientazioni sono fedeli a quelli del romanzo, frutto di uno studio così approfondito da riuscire a dare forma anche a luoghi e figure solo accennati tra le pagine del drammaturgo irlandese.

I disegni in pieno stile bonelliano seducono il lettore rapendolo dalla realtà e catapultandolo nella Londra vittoriana del XIX secolo per fargli vivere un’intrigante avventura.

Tra le poche licenze poetiche che lo sceneggiatore si concede, spicca il personaggio di Jerome Caminada, ispirato a un vero investigatore dell’epoca. La sua presenza è così ben delineata e così armoniosamente inserita nel tessuto della storia che risulta del tutto naturale, tanto da far dimenticare che nel romanzo originale non esiste affatto.

A chiudere questa edizione c’è un’appendice (se così possiamo chiamarla) che svela le origini dell’opera. Lo sceneggiatore invita il lettore a varcare la soglia del suo studio, condividendo pensieri, intuizioni e frammenti di percorso. È un gesto raro, quasi intimo, che crea un ponte di collegamento tra chi scrive e chi legge. Un’apertura d’animo che ho profondamente apprezzato.

In conclusione

Attingere ai grandi romanzi del passato è sempre un’impresa delicata: il rischio di cercare a tutti i costi l’effetto “wow”, scivolando nel banale o nel confuso, è sempre dietro l’angolo. Eppure, i due autori di casa Bonelli hanno evitato con eleganza questa trappola.
Il risultato è una validissima graphic novel, che rende omaggio a un capolavoro senza tempo. Non c’è competizione col passato, ma piuttosto un desiderio sincero di celebrarlo, evocandolo attraverso una trama solida, misurata, e profondamente rispettosa.

Vi lascio alla prossima recensione con una frase del grande Oscar Wilde:

Essere buoni significa essere in armonia con noi stessi

Un abbraccio “Senza Cera”

J-Crow

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