Un novembre di orrore per Dylan Dog

Il mese di novembre 2024 in cui stiamo scrivendo lo ricorderemo come uno dei più interessanti degli ultimi tempi: un concentrato di horror, in tre salse diverse, ma tutte davvero interessanti e ben confezionate. Analizziamole insieme!

Dylan Dog mensile 458 – Sette Vite

Marco Nucci debutta sulla serie regolare di Dylan Dog con un albo che non passa inosservato, arricchito dai magistrali disegni di Paolo Martinello, capaci di immergere il lettore in un’atmosfera densa di tensione e mistero.

Protagonista indiscusso della storia, oltre a Dylan, è il gatto Cagliostro, vecchia conoscenza dei fan dell’Old Boy. Questa enigmatica creatura ultradimensionale, nata dalla fantasia di Tiziano Sclavi, torna in grande stile, diventando il fulcro narrativo di un’avventura che gioca con il tempo e la ripetizione degli eventi.

La trama si sviluppa attorno a un meccanismo narrativo avvincente: Dylan è la preda di un serial killer, ma grazie all’intervento di Cagliostro (la copertina in questo è esemplificativa), entra in possesso di un dono speciale – sette vite – che gli offrono una possibilità di sfuggire alla morte. Riuscirà a sfruttarle tutte al meglio o il suo destino è comunque segnato?

Nucci dimostra una padronanza eccezionale nella gestione del ritmo narrativo, alternando momenti di suspense a rivelazioni sorprendenti. La tensione cresce pagina dopo pagina, fino a un colpo di scena finale che lascia letteralmente senza fiato.

Dal canto suo, Paolo Martinello regala ai lettori un comparto grafico eccezionale, ricco di dettagli e suggestioni visive che amplificano l’impatto emotivo della storia. Ogni tavola è una piccola opera d’arte che invita a soffermarsi per coglierne tutte le sfumature.

Sette vite non è solo un omaggio alla tradizione di Dylan Dog, ma un esempio brillante di come la serie possa rinnovarsi senza perdere la sua anima. Questo è il Dylan Dog che desideriamo leggere ogni mese: intenso, profondo e sorprendente.

Dylan Dog 458 bis – L’Oscuro messaggero

L’Oscuro messaggero inaugura, come piace chiamarli alla curatrice Barbara Baraldi, gli Halloween Special, che in occasione di Halloween saranno il contenitore d’elezione per storie dall’atmosfera particolarmente oscura.

E, difatti, quest’albo di oscurità ne è pregno. La storia vede come esordio alla sceneggiatura il regista Mauro Aragoni (That Dirty Black Bag), coadiuvato da un co-sceneggiatore d’eccezione, Pasquale Ruju ed un’illustratore d’eccezione, tale Antonio Marinetti.

Il brillante trio tira su una storia talmente nera e visionaria che è strana da vedersi sulla serie regolare (seppur sotto forma di bis) dove siamo stati abituati, con l’attuale curatrice, ad un tipo di storiè più “ordinarie”.

Un assassino è in giro per Londra. La sua firma è un antico scatolo che viene ritrovato accanto ad ogni sua vittima. Uno scatolo vecchia di centinaia di anni. Chi è l’entità che costringe le sue vittimi a suicidarsi nei modi più assurdi possibili? Un’entità che ti sorveglierà in ogni momento della tua vita, nutrendosi dei tuoi rimorsi, fino al giorno in cui verrà a prenderti.

La storia di questo bis è cruda, crudele, horror e dannatamente ipnotica. Il susseguirsi dell’indagine di Dylan tiene attaccato il lettore alle pagine con delle tavole che rompono la gabbia Bonelli, in favore di tavole più dinamiche, moderne e oscure.

I tagli delle scene, le inquadrature, l’utilizzo delle ombre e delle splendide visuali “dal basso” hanno un sapore tipicamente cinematografico, cosa di cui non ci si stupisce sapendo Mauro al timone.

I disegni di Marinetti, qui in grande spolvero, sono pura delizia, puro orrore. Le ombre sono nette ed affilate, lo splatter dissacrante, l’espressività ed il terrore dei volti assoluto. Alcune tavole, in particolare, valgono da sole il prezzo dell’albo e lasciano inquieto chi le osserva.

Le tavole sono inondate da stormi di corvi, animale che sarà protagonista negli albi 461 e 462, celebrativi del 180esimo anniversario della poesia Il corvo di E.A. Poe.

Dylan Dog Color Fest 51 – Strade Perdute

Il numero 51 del Dylan Dog Color Fest, intitolato “Strade perdute”, propone tre storie inedite con il tema comune del viaggio, esplorando paure, speranze e cambiamenti. Gli autori sperimentano stili grafici e narrativi diversi, offrendo un’esperienza visiva e narrativa intrigante. Ogni racconto utilizza il viaggio come metafora di percorsi interiori, con disegni che arricchiscono il tono emotivo di ciascuna storia. Un’edizione che si distingue per l’audacia creativa e che conferma il valore del formato Color Fest.

Le tre storie, diversissime tra di loro per stile grafico, sono l’esempio perfetto di come il Color Fest sia un contenitore di creatività nel quale immettere quello che si vuole.

Partendo da “Il viaggiatore del vuoto” di Marco Nucci e  Daniele Serra, una storia rarefatta e con uno stile visivo a metà tra realtà e sogno, Nucci ripete la tematica del loop di cui parlavamo ad inizio articolo amplificandola ed immettendola in una dimensione quasi onirica.

Si continua con Il prezzo dei miracoli di Davide La Rosa e Nicolò Pendinelli. Una storia sgangherata che riesce a trattare con ironia tematiche attuali come quello dei truffatori e del fanatismo religioso. Lo stile di Pendinelli, pieno di colori luminosi, accompagna la storia smorzandone i toni, già molto leggeri.

A conclusione Sergio Algozzino, in veste di autore completo, ci racconta la vita segreta dei mostri che infestano il corridoio di Craven Road 7. Una storia simpatica che affronta con leggerezza lo scontro generazionale tra vecchio e moderno.

Un color festo molto eterogeneo ma che mantiene sempre alto il livello, come alto è stato il livello di tutte e tre le pubblicazioni di questo mese. Un chiaro segnale di come la gestione Baraldi proceda incessantemente coinvolgendo una platea eterogenea di artisti con lo scopo comune di raccontare storie di alta qualità.

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