IL MENABO’ DEGLI SPIONI

Preadolescenza, una fase della vita che desta spesso molte preoccupazioni,
specialmente nei genitori che la vivono con apprensione nel confronto dei figli.

Di fatto, la protagonista di questo romanzo, Assia, è una giovane preadolescente alle
prese con tutte le incertezze e le scoperte che questa età, meravigliosa, la porta a fare.

Siamo nella fase conclusiva della pandemia che ci vede assieme ma distanziati e limitati
dalle mascherine nella comunicazione specie quella non verbale.
I giovanissimi, soprattutto, fanno ricorso alla tecnologia e si incontrano ugualmente, ma
on-line, grazie al moltiplicarsi delle piattaforme.

Assistiamo così ad un nuovo modo di interagire, di comunicare che l’autrice ci porge così
come lo vedrebbe Assia, idoneo strumento dei giorni nostri.
La storia prende inizio con il nuovo anno scolastico e vede la protagonista impegnata con
il percorso di terza media, occupata tra lezioni e PON, appassionata di letteratura e studiosa.

Siamo alle prese con una ragazzina empatica, dall’intelligenza fine, che si mette nei
panni degli altri cercando di comprenderli. Questo le conferisce un’aura di saggezza umana non sempre prontamente visibile negli adolescenti a chi li tratta a prima vista.

Assia si circonda di amiche e con loro costituisce un gruppo affiatato: le Gallinelle,
composto oltre che da lei, da Elena, Laura e Virginia, ognuna con un suo carattere e delle
peculiarità che l’autrice descrive delicatamente portandoci a comprendere come spesso in
amicizia ci circondiamo di chi è differente da noi per raggiungere quella completezza che
viceversa da singoli ci mancherebbe.

Nascono nei giorni i primi batticuori e qualche incomprensione anche nel gruppo delle
amiche che la cara Assia, che ci giunge profonda assertrice del rapporto amicale, trova il modo di derimere. Si impegna personalmente, così come si dovrebbe far tutti nella vita, a cercare una soluzione e a chieder scusa se necessario.

Di pari passo alle vicende sentimentali si snoda una sorta di “giallo scolastico” che vede
coinvolti gli insegnanti meglio conosciuti come profosauri. La vicenda incuriosisce non poco il gruppo delle Gallinelle e altri compagni di studi come MacDavide (appassionato come Assia del FaidaTe), Paolino lo stecchino (che grazie alla presenza degli altri lascerà uscire il suo carattere intraprendente) e il bell’ Edo (nuovo arrivo nell’Istituto e spasimato da tutta la scuola).

La condivisione di questa “inchiesta segreta” consentirà il formarsi del gruppo degli
Spioni che avrà questo “evento giallo” come elemento fondante ma sarà riconosciuto a gran
voce dai suoi partecipanti come luogo privilegiato di incontro, in parole povere un modo e un
motivo per stare assieme e farsi forza gli uni con gli altri.

Non vi nego che se avessi parecchi anni in meno vorrei entrare anche io nelle Gallinelle
e poi negli Spioni per vivere questo spirito di solidarietà giovanile che sa di buono, oserei dire di pulito.

Le vicende naturalmente procedono e a volte la vita, come accade a tutti, si fa
particolarmente seria, anche per i più giovani, ma su questo lascio a voi scoprire il seguito
della storia.

Mi piace porre un accento su un particolare, l’autrice ci porta attraverso un viaggio della
protagonista, nella sua terra d’origine, l’isola di Ischia. Si tratta di un luogo che amo
particolarmente per la sua capacità di rigenerare il corpo e lo spirito, ricco di natura, ragion per cui ho apprezzato questo Cameo.

Altro particolare è il linguaggio che l’autrice fa utilizzare ai suoi personaggi: è originale,
attuale, divertente e ricercato al tempo stesso nei dettagli ironici. Ci fa capire attraverso il parlato che i giovani sono creativi, pieni di risorse attenti e delicati.
Questa delicatezza emerge nell’affrontare da parte di alcuni dei giovani quello che è il
momento della separazione dei genitori. Essi cercano conforto e sostegno nel gruppo dei pari e questo si rivela una grande fortuna nell’affrontare le piccole e grandi problematiche della vita.

Ho trovato il romanzo gradevole, scorrevole, leggero ma mai superficiale grazie
all’attenzione con cui l’autrice ha toccato temi importanti, facendoceli guardare attraverso gli occhi di questi giovanissimi.

Per tutti questi motivi lo trovo adatto al pubblico cui è rivolto che son certa, apprezzerà
l’idea di potersi pensare a sua volta coinvolto in un giallo e poi di poterlo risolvere.
Dal canto mio ringrazio Anna Schiano, l’autrice, per avermi fatto fare un saltone indietro
nel tempo, avevo scordato come ci si sente quando nella vita non si è provato ancora nulla ed ogni emozione è nuova e originale.

Vi saluto con un brano dei Maneskin che vede nel libro una citazione “adattata” per età:
“C’ho quattordici anni, perciò non ti stupire se dal niente faccio drammi…”
ed aggiungo, mi pare giusto sia così, un caro abbraccio, alla prossima recensione.

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