Il Corvo (2024) – non è tutto da buttare

Grazie al Movie Talk, la bellissima iniziativa promossa da The Space Cinema, abbiamo visto il tanto discusso remake del Corvo con qualche giorno di anticipo, nella data Romana aperta al pubblico.

La serata vedeva ospiti Giorgio Viaro (conduttore del podcast di The Space Cinema “Lost in The Space“), Roberto Recchioni (autore di un seguito a fumetti della storia di James O’Barr) e Zerocalcare, icona romana del fumetto.

L’adattamento-remake di Rupert Sanders porta con se l’onere dell’inevitabile confronto con l’omonimo film del 1994 diretto da Alex Proyas, diventato oggetto di culto (e fanatismo), diciamocelo, per le terribili vicende ad esso legato. Durante le riprese, infatti, perse la vita Brandon Lee, figlio del leggendario Bruce, anch’egli morto in circostanze sospette.

Partiamo subito col dire che il remake del 2024 non è esente da difetti, anzi la sua scrittura è abbastanza confusa. Ma procediamo con ordine.

Trama

Eric (Bill Skarsgård) e Shelly (FKA twigs) fanno la loro conoscenza in un centro di recupero per tossicodipendenti. Li scoppierà il loro amore e da lì scapperanno per vivere insieme la loro travolgente passione.

Ma fuori di li, ad attendere la bella Shelly, c’è il passato e un improbabile nemico che, sceso a patti col diavolo, ucciderà i due giovani, rei di essere venuti a conoscenza, tramite un video diffuso col cellulare, dei suoi poteri paranormali.

A questo punto Eric, precipitato in un inferno che sembra più una fermata ferroviaria creata con una versione cheap di chat-gpt, fa un patto con un non meglio precisato personaggio secondario (Kronos ?) che gli darà una seconda possibilità: poter vendicare la morte sua e della sua bella e riportare lei indietro da un inferno ancora più profondo. Infatti Shelly si è macchiata di un crimine atroce, mentre era sotto l’influenza del cattivone.

Come entrare in sala

Parliamoci chiaro: entrare in sala e vedere il film confrontandolo costantemente con quello del ’94 non ha senso. Voi non godreste della visione di questo nuovo adattamento che invece, se non fosse per il titolo e per alcune scelte registiche scellerate sarebbe un buon intrattenimento.

Qualcuno si lamentava, alla fine della visione, dell’amore tra i due giovani: conosciutisi da pochissimo tempo si dichiarano amore eterno. Un amore che brucia rapido, in maniera frenetica, come ogni amore adolescenziale. Un amore che rispecchia appieno la GenZ, abituata alla velocità di internet, dei contenuti frenetici.

I film procede cosi, facendo uno slalom tra elementi che strizzano l’occhio alla GenZ e continui accenni di quello che è stato trent’anni fa, cercando di accattivarsi anche Boomers, Gen X e Millennials che però non accettano di buon grado questo tipo di trovate e soprattutto non vogliono assolutamente che i loro miti vengono toccati. Figurati se sono morti sul set di quel film!

Cosa c’è di positivo

Il film, nonostante tutte le cose che non vanno e di cui il web è pieno, ha degli elementi validi. Innanzitutto, nonostante i fattori “paranormali” siano maggiori della prima pellicola di Proyas, il film è crudo, reale. Le ferite di Eric sono molto meno cinematografiche: le budella fuoriuscite e rificcate dentro e le varie ferite che lo stesso subirà durante la vendetta sono tremendamente credibili.

Più volte nel corso della visione Bill Skarsgård è in procinto di indossare l’iconico cappotto di pelle lungo. Il film gioca volutamente su questa dinamica e, quando si è li gasati perché lo sta mettendo su, uno cambio di scena ci disincanterà, mostrandoci Eric con un cappotto da trapper. Il regista gioca con questa dinamica, comunicando contempo il distacco di questo Corvo da quello più tenebroso e cupo di Brandon Lee.

Nella terza parte del film vi è una lunga scena d’azione che ricorda molto la serie John Wick. I combattimenti sono davvero ben realizzati, molto crudi e come tutto il film molto vero. Insomma c’è poco spettacolo, nessun salto o capovolta. Il sangue gronderà a litri per tutta la durata del film, una costante che accompagnerà tutte le scene più movimentate.

Non manca l’elemento supereroistico tanto caro al cinema in voga di questi tempi che però è mal realizzato e, anzi, stona con il resto del film.

Una delle cose che meglio riesce a questo film è quella di dare una tridimensionalità a Shelly. Lei esiste, esiste la sua storia personale prima di quella condivisa con Eric. Ha una personalità forte e non si limita ad apparire come un santo all’occorrenza. E’ parte attiva della storia e causa scatenante di tutte le vicende narrate. Qui non c’entra la violenza nuda e cruda di una banda di sbandati. Sono le azioni di Shelly a mettere i protagonisti nei guai.

Altro fattore positivo del film è Bill Skarsgård: magnetico e a suo agio nella parte. Si diverte ad un certo punto del film a ricreare l’iconica scena del trucco-cappotto. Non è ancora giunto il suo momento di svolta però. Non con questo film.

Concludendo se avete voglia di cento minuti circa di intrattenimento questo film è per voi. Altrimenti restate sulle poltrone di casa vostra.

Trovate Il Corvo al cinema dal 28 agosto 2024.

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