Il Buio – Dylan Dog 34

Con il numero 409  in uscita a fine settembre 2020 intitolato “Ritorno al buio” , si celebra l’arrivo in questo nuovo universo narrativo di uno dei più oscuri nemici di Dylan Dog: Mana Cerace.

Quale occasione migliore per rileggere uno dei grandi classici dell’Indagatore dell’Incubo?

“Il Buio”, numero mensile numero 34, apparso per la prima volta in edicola nel luglio del 1989, è da subito diventato uno dei numeri da avere nella propria collezione, e ad oggi una delle storie più belle della serie regolare.

Prima storia con Claudio Chiaverotti alla regia e Piero Dall’Agnol ai disegni. Un esordio col botto sia sotto l’aspetto grafico che scenografico.

Il clima, le ambientazioni londinesi tetre e cupe, il taglio crime, e la narrazione in generale ricordano Tiziano Sclavi nelle sue storie più classiche.  Chiaverotti ci regala un’indagine poliziesca che si intreccia perfettamente con l’incubo.

Kelly è perseguitata fin dalla giovane età dalla sua fobia del buio, e dal buio proviene il mostro protagonista di questa storia. Mana Cerace è il buio, l’ignoto che lo caratterizza, il senso di vuoto e di sconosciuto…  Come cita il dottor Stevens: “il buio è un contenitore enorme…anzi infinito!”

Il buio sottrae Kelly di tutti i suoi affetti: il padre, il fidanzato, la migliore amica. Esso viene evocato dalla sua paura, dal suo terrore. Ma allo stesso tempo ama la sua vittima.  Un chiaro riferimento all’incipit del carme di Catullo:

  “Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile; non so, ma è proprio così e mi tormento”.

Chiaverotti coglie un fondamentale paradosso: l’odio non solo si alterna all’amore, ma ne è parte integrante. Indipendentemente dalla volontà o dalla virtù umana, i due sentimenti sono destinati a intrecciarsi non lasciando altra scelta che un’amara, e a volte straziante, accettazione della loro inevitabile coessenzialità.

Un altra citazione più o meno palese e d’impatto è l’omaggio a Wes Craven e il suo “Nightmare, dal profondo della notte” (1984). L’aspetto di Mana Cerace è molto simile a quella del buon Freddie, e riferimenti vari e sparsi sono abbastanza evidenti, su tutti un bambino dalle fattezze Kruegeriane a pagina 51, che recita una cantilena chiaramente ispirata a quella della pellicola cult degli anni ’80.

Insomma un albo speciale, dal finale del tutto inaspettato.

 

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