Tra le problematiche civili e soprannaturali, il caos cittadino e le ombre che nessuno riesce a decifrare realmente, si staglia l’agenzia “Gokurakugai”, mediatori al servizio di chiunque abbia problemi di ogni tipo, specialmente con le creature infernali “maga”, una certezza dell’esistenza dell’inferno ma non del “paradiso”.
I Tuttofare Infernali al servizio Terreno
Partendo con una base apparentemente shonen, Gokurakugai, edito Panini Planet Manga ha l’unicità di avere l’audacia e la propositività di inserire elementi Seinen nella narrazione, insieme a toni maturi nei disegni. Infatti, siamo inizialmente spettatori di eventi quasi normali e quotidiani per il duo dei protagonisti Alma e Tao, non svelando subito il vero motivo dell’esistenza dell’agenzia stessa.
Tuttavia, gradualmente riceviamo sempre più pezzi che compongono il puzzle che svela la verità: il duo di mediatori va a caccia di “maga”, creature che strisciano dall’inferno vagando sulla terra per creare scompiglio, avendo come compito quello di rispedirli all’inferno. Il boss dell’agenzia, trattasi della signorina Tao, sembra avere un interesse che va ben oltre la semplice morale di “fare del bene”, ma si incentra più sul seguire una pista per ritrovare qualcuno a lei caro, che di certo infittirà la trama.
Perciò veniamo trasportati da atmosfere gioiose e cordiali ad alcune molto più cupe e che celano segreti che tormentano i personaggi, fino a farli quasi sentire sulla propria pelle. Questo “trucco di magia” viene fatto in modo eccellente da Yuto Sano, autore alla sua prima serializzazione, grazie a un sapiente uso di espressioni e mimiche facciali che riescono a far immedesimare; e amalgamandosi con la fluida narrazione, l’autore ci tratta come un giocoliere, o meglio un joker, alle prese con il suo numero di esibizione e a cui noi ci lasciamo soavemente manovrare.
Una narrazione senza scrupoli
Perché il modo in cui è costruito Gokurakugai incanta. Apparentemente leggero ma dando l’hint di ciò che è nascosto a occhi più attenti, affascina anche grazie alla natura soprannaturale di alcuni personaggi non completamente umani; il world building è un dark fantasy che non stanca perché unisce temi sul dramma familiare, il trope “famiglie ritrovate”, comicità e storie di personaggi secondari emozionanti, non comuni e senza peli sulla lingua; proprio come il linguaggio utilizzato che non si fa scrupoli, rappresentando una realtà adulta non solo per i temi importanti ma anche per questi piccoli dettagli che però contribuiscono a rendere il tutto più reale e “umano”.
In Gokurakugai c’è una struttura non solo di personaggi solidi e un villain non ancora ben designato, che rimane tra le ombre ma che possiamo percepire, ma c’è una rete che sorregge il lavoro dei “mediatori”; come “la tana”, un luogo che li supporta e “rifornisce”; Avendo Dara e Yoki come “meccanici” del luogo ma essendo chiaramente amici fraterni di Tao e Alma. Ciò rappresenta un’altra nota positiva: la rappresentazione di rapporti umani composti da sfumature positive e negative come nella vita, in cui esiste il famoso “grigio”.
Ombre suggestive
Le ombre, linguaggio chiave ma non in modo aperto, “scritto” in modo sottile, non sono solo una similitudine a un’ottima sceneggiatura che mette sul campo gli animi umani (d’ogni tipo), ma anche “fisica” grazie a dei disegni che utilizzano sia ciò che è nell’ombra e ciò che c’è di più chiaro e cristallino. In particolar modo, ogni scena intrisa di emozioni e momenti decisivi, è carica di passione dell’autore nel trasmettere ciò che voleva, cosa che a mio modesto parere è una delle abilità più magiche e difficili che un autore possa avere. Un altro punto forte è certamente il character design composto molto da uno styling occidentale che va a contrasto delle ambientazioni orientali, sebbene il tutto sia un mix ben equilibrato.
Inoltre, lo stile di disegno sembra strizzare l’occhio a opere come Chainsaw man, Jujutsu Kaisen e ai più recenti manga, specialmente dark fantasy; tuttavia, riesce a essere indipendente nella sua essenza, e anzi, sembra una delle prossime promesse del manga sia per la narrazione che i disegni. Trasmettendo anche della nostalgia nei tratti e sceneggiatura, per chi è affezionato a questo nuovo stile, divertimento e anche lo stesso languido tormento della storia e dei personaggi.
Avendo come punti forti un’ottima rappresentazione “umanistica” e un saggio e vivace uso delle ombre e delle luci, Gokurakugai di Yuto Sano mette in scena un’opera che parla di noi, delle nostre cicatrici, forze e speranze, motivi per cui andare avanti, utilizzando un linguaggio schietto in tutti i sensi e con delle ombre di cui siamo consapevoli e altre che forse ci rifiutiamo ad affrontare, ricordare o accettare.