That’s the way to do this!
Cosi cita MR. Punch in questo albo a colori che vi consiglio di non perdervi per nessuna ragione al mondo! Questo Color Fest incarna perfettamente lo spirito della testata. E’ questo il modo di fare un Color Fest!
Albo di forte impatto grafico, grazie ai testi di Giovanni De Feo e gli splendidi e visionari disegni di Giulio Rincione. Proprio Giulio è nostro ospite per questo nostro post, in occasione dell’uscita in edicola del Color Fest nr. 36 “Mister Punch”. Ciao Giulio, è un onore averti su “Penna di Corvo”!
Ciao Marcello, grazie mille a te per lo spazio dedicatomi. È un piacere.
Il Dylan dog Color Fest in edicola “Mister Punch” è la sintesi perfetta di cosa dovrebbe essere questa collana: terrore, sperimentalismo, tavole mozzafiato. Il soggetto di Giovanni De Feo si sposa perfettamente con i tuoi toni cupi, le linee spezzate e nella trama pittorica mai piatta, che da profondità all’ambientazione (che si svolge completamente all’interno di un tendone da circo). Come arrivi sul 36 del Color Fest?
Grazie mille, sono davvero felice che ti abbia suscitato tutte queste sensazioni positive. Il mio percorso su Dylan è iniziato nel 2016, quando Roberto Recchioni mi ha contattato proponendomi un cameo di alcune tavole su “Orfani” e una storia scritta da Michele Monteleone (“L’Isola dei Morti”), che sarebbe uscita nel n.24 del Color Fest. Successivamente ho realizzato una copertina per un altro Color Fest che, ironia della sorte, venne pubblicata prima della storia con Michele (“Lo scuotibare” Color Fest 21). Nel 2017 ho realizzato uno speciale su Groucho assieme a mio fratello Marco e, non avendo mai nascosto il mio amore per Dave McKean, quando Giovanni De Feo propose una storia su Mr.Punch, Roberto mi chiese di disegnarla.
Pagina 19 vale, per come la vedo io, da sola il prezzo dell’intero albo. Credo di esserne rimasto terrorizzato e stregato allo stesso tempo. Avevi delle indicazioni precise a riguardo o hai dato libero sfogo alla tua fantasia?
Devo dire che Giovanni scrive per immagini estremamente chiare ed evocative. Leggendo la sceneggiatura di quella vignetta, nella mia testa è stato subito palese il tipo di inquadratura e di atmosfera che avrei dovuto dare. Quindi ti ringrazio, ma ti direi che il merito va anche e soprattutto a Giovanni.
Ancora una volta la tua risposta è la conferma che la sinergia tra gli autori di un albo rende allo stesso un’anima propria, portando magia nella narrazione! Rimanendo in casa Bonelli, sono un felice possessore di una copia autografata de “La fine di un giorno qualunque”, storia contenuta nel Grouchomicon presentato a Lucca 2017. Come binomio, siete a lavoro su altro tu e Marco?
Io e Marco abbiamo sempre delle idee in cantiere, per progetti futuri. Del resto avendo vissuto in simbiosi per 27 anni, rimaniamo il confronto più autentico l’uno per l’altro. Attualmente però non siamo al lavoro su qualcosa di specifico o di programmato.
Non possiamo concludere questa chiacchierata senza citare la trilogia di “Paperi”. Il presupposto iniziale delle storie è che le vite dei personaggi, così come le percepiamo nelle storie a fumetti, non siano altro che finzioni in cui essi si muovono come attori, individui che si preparano nei loro camerini -collocati lungo uno squallido corridoio e sinistramente contrassegnati ciascuno da una stella di David- e che girano davanti ad una macchina da presa, tra fondali e riflettori, in un set gestito da un aggressivo regista dalle orecchie e dalle sembianze di topo. Un background complesso e maturo. Vi siete ispirati a qualche opera in particolare? Come è stata la lavorazione di “Paperi” ?
La lavorazione su “Paperi” ha funzionato soprattutto perché si pensava all’uomo, e non al papero. I disagi che vivono i personaggi, le loro tragedie, sono fenomeni che purtroppo ci circondano, di cui potremmo essere vittime o carnefici. La sincerità e la crudezza erano i presupposti principali, la difficoltà di esprimere sé stessi, di muoversi secondo degli schemi stabiliti da qualcuno, che spesso non riusciamo neanche a vedere. È bastato metterci un becco sopra. Potrei citare opere come “Maus”, “Howard The Duck”, o la saga di Don Rosa su “Paperon De’ Paperoni”, ma sono stati sempre accostamenti che abbiamo fatto successivamente, e non prima della lavorazione.
Per i nostri lettori: Paperi è un’altra di quelle letture che vanno assolutamente fatte nella vita! Una lettura profonda e intensa, che offre molti spunti di riflessione. Il lavoro dei fratelli Rincione in questo senso è stato sublime, ed il risultato è una favolosa trilogia! Ti ringrazio ancora Giulio per averci concesso un po’ del tuo tempo. Spero di riaverti presto tra le nostre pagine!
Grazie mille di nuovo, a presto!