Emanuela Milleri – The Evil Deer & The Horizon Cafe

Oggi diamo il benvenuto su Pennadicorvo alla prima ospite appartenente al gentil sesso: Emanuela Milleri, autrice di “The Evil Deer”, a breve in vendita sui principali canali di distribuzione (link in fondo all’articolo) , già autrice di “The Horizon Café”, suo fumetto di esordio uscito a giugno 2020 – in inglese – per Markosia Enterprises, uno dei principali editori di GN britannici. Benvenuta Emanuela e grazie del tempo che vorrai dedicarci.

 

 Grazie a te Marcello, è un piacere parlare con te.

Mi sono imbattuto nella tua esplosiva opera prima quasi per caso, leggendo l’ottimo pezzo del sempre eccellente Barberis. Un esordio davvero interessante, per contenuti e tecniche utilizzate nella realizzazione, tenuto conto del fatto che sei autrice completa dell’opera. Come nasce “The HC” ?

 

Mi piaceva l’idea di iniziare il mio percorso con il fumetto partendo da qualcosa dai toni cupi e anche un po’ malinconici, una specie di Noir e così ho iniziato a disegnare qualche personaggio e successivamente è arrivata la storia.

 

In HC fai un modesto uso di splash page e insert page, scelta che ben si presta all’intento della narrazione. Le tavole a tutta pagina sono una vera delizia per gli occhi, opere a se stanti da incorniciare. E’ il disegno che ha guidato la storia o viceversa la narrazione richiedeva questa forma espressiva?

 

 

Alcune volte sono partita dal disegno ed altre volte dalla narrazione. Essendo il mio primo fumetto è stato un percorso di scoperta anche per me, fatto con passione e impegno perché non è stato assolutamente semplice dover progettare tutto da sola

 

Facciamo un passo indietro. Come ti avvicini alla nona arte? Come giungi poi alla pubblicazione della prima opera?

Prima di HC io già disegnavo da qualche anno, ma la mia passione forse più grande è il cinema, quindi ho iniziato a sentire l’esigenza di raccontare storie attraverso la china e l’acquarello che sono le tecniche che utilizzo per esprimermi.  Alcuni autori poi che utilizzano nei loro fumetti una narrazione cinematografica hanno attirato molto la mia attenzione (ne cito solo due: Frank Miller e Stefano Cardoselli). Mi sono così messa sotto ad approfondire le loro tecniche e ho deciso di mettere in pratica questa passione che cresceva.  Per fare HC ci ho messo molto tempo perché ho dovuto appropriarmi di tutto ciò che avevo studiato rendendolo personale sia dal punto di vista della tecnica che del racconto. Non sapevo se una volta terminato l’avrei pubblicato ma per me era assolutamente prioritario portarlo a termine. Successivamente ho iniziato a cercare un editore e pochi giorni dopo Markosia ha risposto dicendo di essere interessata alla pubblicazione.

 

The HC è caratterizzato da un sapiente utilizzo dei colori. Questi contraddistinguono sia i capitoli in cui è diviso il romanzo (con diverse predominanze a seconda della tematica/situazione narrata), che l’antagonista principale Doyle. I colori hanno quindi un significato particolare o sono un mero mezzo narrativo?

 Si, devo dire che hanno un significato particolare. Volevo che l’universo di Doyle fosse dominato dal giallo e dagli azzurri. Doyle è l’unico personaggio consapevole del valore simbolico del colore a un livello “metanarrativo”. Lui ha una specie di fissa per il      giallo e lo collega a vari aspetti della cultura cinese: lo Yin e lo Yang, il colore imperiale, il Fiume Giallo, ma anche i “libri gialli”, con rimando alla pornografia. L’altra gang rivale, quella di Valentine e delle Vanish Roses, ha come colori dominanti il rosso e verde espressi attraverso le rose ed il serpente. L’Horizon Café, invece, assorbe tutti questi colori e li irradia in una specie di arcobaleno. E’ un luogo misterioso e molto importante per la storia.

 

La storia in generale presenta un mood cupo, malinconico, tipico del noir. I tratti sotto gli occhi, che accomunano tutti i personaggi di HC, richiamano chiaramente a Pierrot. Ci vedo, però, anche qualche similitudine con “Il Corvo” di James O’Barr. Quale delle due reference è la giusta?

 

Assolutamente tutte e due! Per caso un giorno ho disegnato un personaggio con questa riga sotto gli occhi e così, con il tempo, ho iniziato a farla anche su altri personaggi ed è diventato un po’ il mio “marchio”, ciò che mi rende riconoscibile. Ovviamente è un richiamo più o meno consapevole alla Malinconia.

 

Il 30 agosto, sempre per Markosia Enterprises, uscirà la tua seconda opera, Il cervo malvagio. Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo ritorno sugli scaffali?

Si uscirà il 30 agosto ed è già preordinabile su molte piattaforme di vendita on-line, anche Amazon. E’ sicuramente diverso da HC ma simile come narrazione. C’è un’evoluzione della tecnica pittorica e del tratto e dal punto di vista della storia c’è un marcato aspetto drammatico, mentre quello malinconico è meno evidente rispetto ad HC.

La trama coinvolge diversi personaggi che si ritrovano per caso in una baita chiamata “The Hope Inn” a Black Mountain mentre fuori c’è una maledizione che incombe, la maledizione del cervo malvagio. I personaggi sono l’oste, la sua giovane nipote che lavora con lui, un artista fallito, un’eccentrica viaggiatrice, ed un manipolo di banditi mascherati in fuga. Succederanno delle cose in quella baita, che cambieranno il destino di diversi personaggi!

Personalmente non vedo l’ora di leggere “Il Cerco Malvagio”, che ho già preordinato. Penso che ritorneremo presto a parlare di Emanuela e delle sue opere. Un’artista che farà sicuramente parlar di se. Grazie ancora per la chiacchierata. Lasciamo i nostri lettori con il trailer di The Evil Deer e il link all’acquisto:

Acquista le opere di Emanuela su Amazon: LINK

 

Ci leggiamo alla prossima,

Marcello

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