Come già discusso precedentemente, la collana Oldboy viene presentata come una soluzione agli irriducibili del “Era meglio prima”, cioè prima della gestione Recchioni.
Condivisibile o meno, era prevedibile che sconvolgere un personaggio come Dylan Dog, in un paese come l’Italia, da sempre legato alle tradizioni, avrebbe creato una buona fetta di lettori non proprio entusiasti.
Errore di valutazione quindi? Tutt’altro. Un cambiamento era giusto e necessario, ma definire l’ Oldboy un contentino è riduttivo e non rende giustizia al lavoro che la SBE sta dedicando alla collana. La scelta di Franco Busatta, quale curatore, dimostra una effettiva intenzione dell’editore a dedicare tutti gli sforzi necessari affinché Oldboy funzioni e sia qualitativamente alla pari della serie regolare.
OLDBOY 1
Nella prima storia “Il migliore dei mondi possibili” vediamo il protagonista immerso in una Londra di un possibile universo alternativo dove….non ci sono più anziani! Sarà compito dell’ Old Boy capire che fine abbiano fatto, e soprattutto scoprire se la politica autarchica e imperialista di questo “mondo migliore” c’entri qualcosa con le sparizioni.
L’episodio ricorda qualcosa già visto in Black Mirror, e l’ambientazione distopica richiama molto diversi episodi della serie TV, senza dimenticare altri albi come il nr. 240 “Ucronìa” e nr. 339 “Anarchia nel Regno Unito”. Dimostrazione del fatto che la linea è quella del Dylan sclaviano, che amava prendere spunto dal cinema e dalla narrazione extra fumettistica.
Ne “La solitudine del serpente”, seconda storia di questo bel volumone , l’indagatore dell’incubo dovrà aiutare l’ispettore Bloch a risolvere il caso dell'”Uomo senza volto”. Un thriller molto ben sceneggiato, e con Barbara Baraldi alla regia non poteva che essere altrimenti.
Si segnalano inoltre il duo Montanari & Grassani ai disegni. Insomma, un “Dylan Dog come una volta in tutto e per tutto”.
OLDBOY 2
“Cuore Cattivo è la seconda parte de “Il lago nero”, apparso sul Maxi Dylan Dog nr.26. E’ una storia cruda, e dannatamente reale. Sembra uno dei tanti casi di cronaca che ogni giorno ci viene propinata dai giornalisti e che sempre più spesso ci sembra essere la normalità. Il vero orrore è abituarsi al male, accoglierlo e credere che faccia parte della nostra vita. E, sempre più spesso, il male si annida anche dove meno ce lo aspettiamo, anche dietro un angelico ragazzino.
Soggetto e sceneggiatura di Rita Porretto e Silvia Mericone molto ben articolata e dal taglio cinematografico, reso ancora più spettacolare dai disegni di Valerio Piccioni e Maurizio Di Vincenzo.
“Green World”, con soggetto di Riccardo Secchi, ha fatto da subito parlare di sé per i disegni di Paolo Bacilieri.
Per questa storia, con protagonista il mondo vegetale, non poteva essere scelto disegnatore migliore, esaltandone ancor di più il valore artistico. Il suo tratto deciso e particolareggiato regala un’atmosfera diversa alla storia, dandone un’interpretazione personale originalissima dell’inquilino di Craven Road. Storia molto ben strutturata… con un finale per niente scontato!
Ah, e poi il megaposter in regalo dei Cestaro bros, ne vogliamo parlare?