Amici Dylaniati di Penna Corvo bentornati! Oggi parleremo del Dylan Dog n.454 Bis dal titolo “Orrore tra i ghiacci”.
Vi siete mai posti la domanda “Cosa sarebbe successo se…?” Ebbene se nella vita reale questa domanda porta spesso a rimorsi nel mondo del fumetto tutto è possibile.
Come prima di lei, Philip Dick con “La svastica sul sole” più conosciuta come “L’uomo dell’alto castello, Tito Livio in “Ab urbe contida” o Spielberg in Jurassic Park anche la Baraldi apre le porte al mondo del “What if”.
Dietro queste porte la distorsione di uno specifico aspetto della “realtà”, nello specifico quella del nostro amato Indagatore dell’Incubo.
“Orrore tra i ghiacci”.
La regia è affidata a Bruno Enna e viene impressa su carta dall’abile mano di Silvia Califano, abile disegnatrice che ha riscosso notevole successo oltreoceano.
La copertina dei Cestato Bros è un omaggio a “La Cosa” di Carpenter (The Thing) anche se le suggestioni di The Terror (Netflix , 2018 – in corso) balzano subito alla testa non appena si preleva l’albo dal ripiano dell’edicola.
La storia è ambientata al crepuscolo del XIX secolo. I nostri protagonisti a bordo della Outcast 31 salpano verso l’Antartide per una spedizione alla ricerca di specie ancora ignote.
Uno scenario sicuramente familiare, se non per l’epoca in cui si svolge, che riporta alla mente il settimo episodio della prima stagione di X-Files “Morte tra i ghiacci”.
Nel corso della storia altri piccoli richiami a Dead Space, Blade e Resident Evil sono inevitabili.
Ciò nonostante la storia è coinvolgente, ben scritta e ben disegnata. Un’organismo extraterrestre che vive per cibarsi di esseri viventi per riprodursi si ritrova come pietanza il secondo ufficiale Dylan Dog che sconquasserà l’entità aliena mutandone la natura e portando il “protagonista” a porsi sempre più spesso domande sul suo modo di comportarsi e di pensare.
Tutte le peculiarità di Dylan e dei personaggi “cardine” sono ben calati nel contesto storico in cui si svolge la storia, ne sono un esempio Groucho cuoco e Block primo ufficiale. Molto apprezzato il cameo di un “personaggio” storico che porterà qualche lacrimuccia soprattutto agli aficionados del nostro Indagatore.
I particolari non vengono lasciati al caso, basti guardare il nome del modellino che Dylan si diletta a curare nelle tavole finali.
In conclusione…
La scelta di rendere l’Albo Bis una “saga” simile a quella de “Il Pianeta dei Morti” è, a mio parere, un’ottima scelta.
Una sorta di vacanza (non a caso esce nel periodo estivo!) per i lettori della serie regolare, utile per spezzarne la “regolarità”, senza obbligare il lettore all’acquisto di più numeri oltre i “canonici” per fruire appieno della storia.
Un abbraccio “Senza Cera”
J-Crow