Dylan Dog – Il pianeta dei morti: Una risata vi resusciterà.

Puntuale, anche quest’anno. è arrivato nelle edicole di tutta Italia il nuovo episodio del “Pianeta dei morti”, dopo l’eccellente numero dello scordo anno (ne abbiamo parlato qui).

Cosi come per gli episodi precedenti, un sempre più ispirato Alessandro Bilotta, aggiunge nuovi tasselli a questa saga partita come un what if..?, che nel corso degli anni ha assunto una propria identità, fondendosi appieno col la scrittura Sclaviana e amalgamandosi ad essa con un’armonia e una finezza uniche.

NEGLI EPISODI PRECEDENTI…

Nel corso dell’opera la continuity narrativa viaggia sempre sullo sfondo, progredendo imperterrita, ma lasciando spazio ad una rivisitazione del passato di Dylan Dog. Così alcuni elementi del personaggio, vengo meglio definiti, richiamati. Negli ultimi albi abbiamo assistito alla trasformazione di Groucho da spalla a vero e proprio protagonista delle vicende, e questo albo ne è la sua massima esaltazione.

Il passato dell’inquilino di Craven Road viene sgarbugliato dalla matassa di Sclavi, ed alcune vicende, da Rowena alla Morte, passando per Xabaras ed il suo socio John Browning (il marito di Sybil, prima cliente del Nostro), intrecciando le vite di quest’ultimi con la figura enigmatica di Waldo Wilkinson.

WALDO WILKINSON

In questo episodio centrale è la figura del comico Waldo Wilkinson. Cosi predominante da relegare Dylan Dog in poche pagine alla fine del corposo albo. Nel corso del racconto i colpi di scena non mancano. Il finale è un colpo a cuore e un tributo al lavoro di Sclavi.

Il personaggio iniziale sembra prendersi sempre di più la scena. Ma chi é questo Waldo e perché sta rimpiazzando Dylan nel suo fumetto?

Waldo, un po’ come il protagonista del famoso libro per bambini che bisogna scovare in mezzo a tanta gente. Un attore, un comico, un cabarettista, o forse nessuno di tutti e tre. Ha una famiglia, forse due famiglie, forse tre ma alla fin fine, non ha nessuno. Un’anima sola persa in un universo di sofferenza e povertà.

Tante vite, pochi soldi e la difficoltà di mandare avanti la sceneggiata sia sul palco, che nella vita. Tutto rischia di andare in fumo, ma nonostante ciò una cosa non lo abbandona mai anche nei momenti di disperazione: il senso dell’umorismo.

Ma Waldo ha qualcosa di familiare. Le sue pose, il modo di recitare, le espressioni facciali… Tutto ha qualcosa di dannatamente famigliare all’occhio dei lettori più attenti. Sembra come un vecchio amico che rivedi dopo anni, che non riconosci al primo colpo. Basta poi un dettaglio, e tutto si fa più chiaro. Un amico che è sempre stato li, e adesso si prende la scena. La sua scena.

Un tributo a Sclavi e alle origini del personaggio è data dalla vignetta sottostante: in una scena di pag. 46 il povero Waldo si trova in scena a dover lanciare (male) la pistola al protagonista di un’opera teatrale. Ebbene, quest’ultimo è davvero somigliante al ballerino spagnolo Antonio Gades, primo volto di Dylan nello studio che ne fece Claudio Villa al momento della creazione (poi scartato perché “poco Londinese”).

 

CONCLUSIONI

Non volendo spoilerare troppo su questo albo a chi ancora non lo avesse letto (che possiate sprofondare negli inferi), bisogna dare atto dell’ottimo lavoro portato avanti da Bilotta. Il suo amore spassionato per il personaggio viene fuori ad ogni albo. La suo scrittura, criptica e colta, trova terreno fertile nelle pagine del Pianeta dei morti, arricchendo la narrazione e riscrivendo il passato di Dylan Dog, con apporti e mai con stravolgimenti.

L’edizione da libreria ne è un giusto tributo.

In ultimo, ma non per importanza, i disegni straordinari di Sergio Gerasi. In poco tempo è passato da new entry a star dell’Indagatore dell’Incubo più famoso (e anche l’unico) del mondo.

Inutile dirlo: accattatavillo.

Alla prossima,

Marcello.

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