La nuova ristampa de Il lungo addio si presenta come la versione deifinitiva per tutti gli amanti di Dylan Dog e per chi ha sempre ammirato l’arte narrativa di Tiziano Sclavi.

Questa edizione, che onora uno dei capitoli più apprezzati dell’Indagatore dell’Incubo, non è soltanto una fedele riproduzione del numero originale, uscito nel novembre del 1992, ma un’opera arricchita dalla sceneggiatura originale di Sclavi inserita a fine albo, capace di offrire nuove chiavi di lettura e una riflessione personale sul significato profondo della storia e sul backgroud della sua costruzione.
Tra Noir e Surreale
Il lungo addio si porta da sempre dietro un’aura mistica, quasi divina tra i fan. E’ da sempre considerata una delle storie più belle di Sclavi e di Dylan, seppur non tocchi mai i temi classici dell’Indagatore dell’Incubo.
Da dove deriva il suo successo, quindi? Il lungo addio riesce a scavare nel nostro vissuto, nei nostri sentimenti, e nel dolce ricordo delle estati al mare da giovani, tutti elementi universali dell’essere umano. Su questi elementi, comuni a tutti noi, Sclavi costruisce una storia che lascia l’amaro in bocca, che fa sorridere, che fa fare gli occhi lucidi, tra ricordi personali condivisi con le vicende di Dylan e Marina.
La narrazione, intensa e carica di pathos, si distingue per la capacità di trasmettere un’emozione palpabile, rendendo la lettura un’esperienza coinvolgente e al contempo meditativa.

Sclavi tra Poesia e Riflessione
Il vero gioiello di questa ristampa risiede nella sceneggiatura di Sclavi che si trova a fine albo. Con la sua inconfondibile penna, Sclavi offre al lettore uno sguardo privilegiato sul retroscena emotivo e filosofico del racconto, facendo emergere temi come la perdita, il cambiamento e l’ineluttabilità del destino.
Questo inserto non è un semplice commento; è un vero e proprio manifesto che riafferma il ruolo di Dylan Dog come simbolo di un’intera generazione (o forse più di una), capace di intercettare le emozioni dei giovani (e non) lettori che ne decretarono il successo editoriale. Questa storia, densa e suggestiva, invita a meditare sul senso dell’addio, trasformando la chiusura della storia in un momento di intima comunione tra autore e lettore.
Una ristampa necessaria?
In definitiva, questa ristampa pur essendo è un omaggio al passato e, allo stesso tempo, un segnale di rinnovamento che dimostra come le storie di Sclavi sappiano, ancora una volta, parlare al cuore e all’anima di chi le legge.
Giunge però dopo innumerevoli ristampe che ne compromettono, inevitabilmente, il valore commerciale passando per l’ennesima occasione di proporre prodotti inflazionati e già ristampati innumerevoli volte. Ciò non toglie il valore intrinseco e di cura maniacale di quest’ultima (ma non ultima?) ristampa de Il lungo addio.