Come dicevamo nel post precedente, il Nostro è stato nel corso di questa trentennale carriera gestito da diversi curatori, con risultati più o meno brillanti.
Ciò che più saltava agli occhi del lettore un pelino più critico non era tanto il numero di storie fruibili in un anno (un numero comunque considerevole), ma piuttosto la diversificazione delle stesse.
Proviamo a fare chiarezza. Prima della presa di potere “decisionale” da parte di Roberto Recchioni, il lettore aveva davanti un bel po’ di collane: Serie regolare (e relative 3-4 ristampe), almanacco della paura, speciale, maxi, gigante, color fest. Formati e tipologie di storie molto simili tra loro, ma che arrivavano in edicola con frequenza diversa.
Totalmente diversa, invece, la situazione attuale. Dylan Dog si sviluppa, difatti, in tre archi narrativi principali:
Serie regolare -Il presente
La serie regolare continua la narrativa principale del 1986 fino ad esaurirsi con i tanto discussi albi 399-400 dove l’universo di Dylan finisce. Il “ciclo della meteora”, dopo un anno di caos planetaria, pone fine al mondo Dylaniato come lo conoscevamo (compresi i cambiamenti introdotti sempre da Recchioni). Ciò permette di “restartare” la serie da una nuova “Alba nera” (dyd nr. 401), cosi da dare nuova linfa alla testata e cercare di colmare i vuoti di sceneggiatura, le contraddizione e tutto le anomalie che si erano create in un trentennio.
Il personaggio è ancora più “Sclaviano”, e legato al suo creatore. Evidenti i riferimenti a “Dellamorte Dellamore”, romanzo del Tiz, da cui ne fu tratto anche un film diretto da Michele Soavi uscito nelle sale nel 1994. I nuovi personaggi sono inseriti magistralmente nel trascorso di Dylan. Il sergente Rania Rakim è la ex moglie del Nostro, e l’ispettore Tyron Carpenter il suo nuovo uomo. L’incontro tra Dylan e Groucho avviene dopo una lunga caccia al “serial killer delle barzellette”. Il sovrintendente Bloch è il papà adottivo di Dylan, e alcuni aspetti sul passato famigliare, Virgil compreso (vds. nr. 175 “Il seme della follia”), vengono molto ben sviluppati, incrociandosi con la storia completa uscita in parallelo alla serie regolare sul Magazine 2020 “Il Cadetto”.
Insomma tanta carne sul fuoco, e tutta di prima scelta.
Dylan Dog OldBoy – “Il Dylan che hai sempre amato”
Con l’evoluzione del personaggio di cui parlavamo prima ,e l’introduzione di personaggi e dinamiche nuove, il pubblico dylandoghiano si è sostanzialmente diviso in due correnti principali: i favorevoli all’opera di ammodernamento e quelli de “erano meglio i primi 100”, o comunque di quelli che sostenevano un Dylan Dog cristallizzato all’epoca sclaviana.
Ma la testata, pur essendo tra le più vendute del mercato italiano perde lettori, ma soprattutto fa fatica a d acchiappare lettori tra i giovanissimi. Si decide quindi di differenziare i prodotti e splittare la serie in due: da un lato la serie regolare evolverà nel nuovo corso, mentre il Maxi diventerà “OldBoy”, abile gioco di parole per indicare un personaggio fedele alle vecchie storie, e con tutti i personaggi al loro posto. Insomma, più simile a quello de “i primi 100”. Cosi, chi non ama il cambiamento, avrà comunque le sue 12 storie inedite dato che si presenta come un bimestrale con due storie inedite.
Torneremo a parlarne meglio nei prossimi giorni.
Dylan Dog Special “Il Pianeta dei Morti” – Futuro
Dopo tre storie pubblicate nei numeri 2 e 10 della Serie Dylan Dog Color Fest , e sul nr. 22 della Serie Dylan Dog Gigante, si decide di dedicare l’intera collana Speciale a questo universo ipotetico futuro dell’inquilino di Craven Road.
In un’epoca futura di qualche anno rispetto a quella della serie regolare, i morti viventi sono una realtà conclamata e il protagonista, che è ormai un uomo di mezza età, è colui che avrebbe potuto fermare l’epidemia sul nascere, ma ha deciso comunque di condannare il mondo alla proliferazione degli zombie.
Nella serie si affrontano grandi temi, e l’ambientazione è davvero ben definita cosi come le dinamiche che hanno portato alla catastrofe. Alessandro Bilotta si conferma, ancora una volta uno scrittore di spessore e mai banale.
Dylan Dog Color Fest
Per ultimo, ma non per questo meno importante, il Color Fest, dove si sperimentano con grandissimo successo, stili e modi di interpretare Dylan Dog meno convenzionali ma non per questo meno brillanti. Una collana vivamente suggerita perla varietà e la bellezza soprattutto grafica delle storie.
La panoramica sulla linea editoriale è giunta al termine , ci vediamo alla prossima “care amebe putrescenti”.
Marcello
Una chiara, semplice ed esaustiva fotografia della situazione. Perfetta per tutti e credo molto utile anche per chi voglia addentrarsi nell’universo Dylaniato.
Grande!! Aspettiamo il prossimo articolo con ansia