Dylan Dog 450: Shock – Recensione

Un uomo senza identità è convinto di essere già morto. Una donna senza identità compie una strage nell’ospedale in cui è ricoverata. Qual è il terribile segreto che li lega? Nel tentativo di far luce sulla vicenda, Dylan Dog e l’ispettore Bloch intraprendono un’indagine pericolosa, che li sprofonderà nei meandri più oscuri dell’animo umano, mentre Londra è stretta nella morsa di un serial killer imprevedibile, la cui unica firma è l’efferato modus operandi: “rapisce, tortura, uccide”.

In Shock Barbara Baraldi, curatrice di Dylan Dog e qui sceneggiatrice, continua in maniera coerente la sua personale direzione di Dylan Dog, sceneggiando Shock per i disegni di Nicola Mari.

La storia Dennis Riley, sopravvissuto ad un incidente stradale e quella di Myriam Grant sembrano percorrere due strade, si parallele, ma del tutto autonome.


Queste due figure sono però, come scopriremo, indissolubilmente legate tra di loro. Due facce della stessa medaglia, il dott. Jekyll e mr. Hyde, il lato oscuro l’uno dell’altro.
L’abile penna di Barbara ci condurrà alla conclusione di una storia tipicamente sclaviana nell’eccezione più pura del termine, dove le mostruosità di un horror sono nella gente “comune”, nel vicino di casa che nasconde, dietro quella porta in cucina che nessuno deve aprire, gli orrori più incomprensibili.
Ed è qui che si muove, silente, l’ulteriore trama della nostra curatrice d’ombra. Il terrore più puro, quello dell’ordinarietà della famiglia della porta accanto, della violenza domestica sommessamente accettata da tutti di cui sentiamo, in questo periodo più che mai, il bisogno di liberarci.


Il tratto pulito di Mari è l’elemento perfetto per un Dylan che si trova, quasi inconsapevolmente, a trovare il bandolo della matassa della storia. Un disegnatore che ha segnato con la sua tecnica alcuni degli albi più belli dell’inquilino di Craven Road, affiancando sceneggiatori diversi da loro, ma rendendo graficamente gli orrori più disparati.

Eccezionale il suo Bloch in quest’albo, devastato dalla crudeltà a cui è quotidianamente esposto. Un Bloch stanco, sopraffatto dal lavoro e dal quotidiano orrore. Un’altra tematica forte di questi tempi, visto l’alto tasso di suicidi presso le nostre forze di polizia.

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