Con il numero 413 “I padroni del nulla” torna in edicola un Dylan Dog che da un po’ di mesi non trovavamo. E’ una storia questa a metà tra sogno e realtà. Tra il reale e l’irreale.
Si avverte fin dalle prime tavole un’inquietudine latente. Un senso di smarrimento che ti spinge a leggere una dietro l’altra le pagine, per arrivare al desiderato finale… per poi dire : “Ma cosa??”.
Ebbene si, questo è Carlo Ambrosini, autore unico di questo albo della serie regolare del nostro amato Old Boy londinese. Ambrosini ci confeziona una storia perfettamente coerente con il suo stile, quasi a voler annettere un altro tassello alla subrealtà che ha creato negli anni nell’universo dylaniato. Una sorta di realtà onirica che non influisce col piano reale, ma si interseca con esso, portando Dylan a vivere avventure ai confini della realtà.
LA TRAMA
Dylan è in panne con la propria auto fuori Londra (tanto per cambiare). Questa volta non sono diretti verso un cliente, ma in viaggio per l’acquisto di un nuovo clarinetto.
Le cose non quadrano già dalle prime tavole, quando alcuni personaggi in maschera appariranno come passeggeri del taxi che verrà in soccorso di Dylan & Groucho.
Una volta giunti al ristorante “Pulcinella”, Dylan avverte un’atmosfera surreale, mistica che lo trasporta in un viaggio fatto da visioni e sogni, dove i protagonisti appartengono a una famiglia, che nel corso dei secoli, ha stretto un patto col demonio. La Serenissima Venezia del Doge e le odierne vicende di scontro ideologico-religioso con l’Islam, troveranno un punto di congiunzione. Una trama fitta e piena di riferimenti all’arte teatrale, con un finale tutt’altro che scontato.
I DISEGNI
I disegni del maestro Ambrosini sono stati fin da subito criticati dai molti. Bisogna tenere però in considerazione il tipo di storia di cui stiamo parlando. Il tratto tipico di Ambrosini è sempre perfettamente coerente con le storie da lui scritte, e marca le sfumature oniriche della storia. Certo, può non piacere, ma dona alla storia le giuste atmosfere ed accende le giuste sensazioni nel lettore.
CONCLUSIONI
Sicuramente una storia fuori dall’ordinario, se di ordinario si può parlare in un fumetto come Dylan Dog. Da rileggere una seconda volta per cogliere dettagli e riferimenti difficilmente apprezzabili in prima battuta. Ambrosini ancora una volta conferma le sue (indubbie) doti autoriali, reggendo da solo la creazione di un albo.
Alla prossima,
Marcello