Dylan Dog 409 – Ritorno al buio (Mana Cerace – Le Origini)

Dopo il  ciclo della meteora, e la rinascita di Dylan Dog con il ciclo dyd666, ci ritroviamo finalmente alla partenza vera e propria del nuovo universo narrativo .

Nuovo sia per contenuti e differenziazione dei personaggi, sia per il modo di raccontare.  E’ infatti intenzione del curatore Roberto Recchioni utilizzare la narrazione seriale, cosi da poter sviluppare meglio le storie in cicli che si diramano in più albi. Una scelta ponderata che darà sicuramente dei buoni frutti.

Come già anticipato nel titolo di questo articolo, l’episodio ci ricorda i rifacimenti cinematografici approdati in tempi recenti al cinema (Nightmare, Halloween The Beginning, ecc..) che hanno rielaborato e reso più coerenti icone horror degli anni ’80.

Che Mana Cerace fosse liberamente ispirato al buon Freddy Krueger non è certo una novità (ne avevamo già parlato qui ). Le filastrocche, l’aspetto dell’antagonista, e le modalità di catturare le persone nel “buio” (cosi come Freddy le intrappolava nei loro incubi), li rendeva due nemici temibili e terrorifici.

Mana Cerace è odio puro, il male che diventa persona (e poi entità).  La storia di Claudio Chiaverotti, illustrata da Piero dall’Agnol (stesso binomio del nr.34 “Il buio”) ci porta a Brentford, dove Phil Crane inizia il suo “percorso” per divenire il buio stesso.

Fin dalle prime pagine il messaggio è chiaro e diretto: il male non è insito nelle persone, ma è ciò che le circonda a renderle affini ad esso. Una tematica cara all’ Indagatore dell’Incubo e allo Stesso Sclavi. I mostri siamo noi, e un vuoto non colmato, un amore mancato,  violenze subite o indifferenza verso chi è diverso può portare ognuno di noi a gesti sconsiderati. O nel caso del giovane Crane farlo diventare il buio stesso e fondersi col male.

Il balzo temporale ci (ri)porta nel 2020, dove quattro  assassini cercano di riportare in vita il defunto Mana Cerace, derubando il pezzo di ferro con il quale l’omicida si era suicidato in carcere. Quattro personaggi secondari per la storia ma raffigurati in modo freddo e distaccato dalla realtà. Ancora una volta torna un messaggio forte: ognuno di loro è vittima di soprusi, ingiustizie ed emarginazioni e Mana Cerace è stato l’unica cosa che gli ha dato coraggio quando ognuno di loro era nel buio.

Il sangue di Crane sarà sufficiente per riportare su questo mondo una delle nemesi più riuscite dell’universo dylaniato che già dai primi passi porta nel nostro piccolo universo morte e orrore a cui da troppo tempo ci eravamo disabituati sulle pagine della testata.

Toccherà aspettare la fine del miniciclo per poter dare un giudizio all’opera, ma sicuramente questo primo albo lascia ben sperare.

 

/ 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.