DUM-DUM di Javier Marquina e Jaime Infante

Che i fumetti biografici abbiano il loro fascino è indubbio, anche se presentano un doppio taglio o doppia faccia, poiché tutto dipende dall’interesse che possono suscitare diversi fattori. Principalmente, dipende da chi tratta l’opera: a seconda del soggetto, può attrarre più o meno lettori o rivolgersi direttamente a un pubblico più di “nicchia”.

Non è la stessa cosa leggere un’opera su qualcuno di facilmente riconoscibile, che provenga dal mondo della cultura, della musica, della pittura, del cinema… o della storia in generale, rispetto a un personaggio che, pur appartenendo agli stessi ambiti, è stato oscurato dai “più famosi”. Attenzione, questo non significa minimizzare la qualità, per niente. Probabilmente ci sono opere meravigliose e geniali, ma nel mondo del fumetto conta raggiungere il maggior numero possibile di lettori, e in Spagna ci muoviamo su queste basi.

Oggi vi parlerò di un’opera che si colloca a metà tra questi due concetti, poiché la vita del protagonista è stata molto popolare ma anche turbolenta, legata al mondo della “farándula” spagnola. Prima di tutto, spieghiamo il termine: con “farándula” si indicavano quei personaggi famosi dello spettacolo, particolarmente attivi nella vita notturna. Feste e balli erano all’ordine del giorno nei locali notturni, ma per alcuni queste feste hanno preso una piega meno attraente e più pericolosa.

Prima di entrare nel merito dell’opera, è giusto menzionare la casa editrice che l’ha pubblicata: una di quelle etichette “piccole”, ma animate da una passione e una dedizione immense per il fumetto, qualcosa che si riflette in tutti i loro albi. Sto parlando di Autsaider Cómics. Ata Lassalle, editore e volto della casa editrice, è sempre presente a tutti i festival, come è giusto che sia, perché è un vero appassionato di fumetti, e si vede. Le sue pubblicazioni trasudano originalità, buon gusto e un pizzico di rischio, il che non impedisce comunque che tutto ciò che pubblicano venga discusso e letto. Potete consultare il loro catalogo sul sito www.autsaidercomics.com, una gioia per gli occhi e un tesoro per chi ama leggere.

Anche Dum-Dum non fa eccezione: già dalla sua edizione, cattura e attira l’attenzione. È impossibile non prenderlo in mano almeno per sfogliarlo.

Come dico nei miei video (che trovate sui miei social), parliamo prima del formato: questa opera è pubblicata in cartonato, con dimensioni a metà strada tra l’albo europeo e il comic-book americano. Ma ciò che colpisce di più è la copertina: il cartone è fustellato, con i nomi degli autori e il titolo incisi, lasciando intravedere la prima pagina dell’albo. Il design simula le sbarre di una prigione, dietro cui si intravede il protagonista del fumetto, anticipando il contenuto delle pagine interne.

Di cosa parla Dum-Dum?

Per contestualizzare, quest’opera nasce dall’autobiografia “Mear sangre”, scritta di proprio pugno dal protagonista, José Luis “Dum-Dum” Pacheco, in cui racconta in prima persona tutte le sue sofferenze e gioie (più le prime che le seconde) vissute fin da giovane. Già dalla scrittura del libro si capisce che Pacheco era viscerale, duro, diretto, con una forza simile ai pugni che ha dato e ricevuto nella vita.

José Luis Pacheco nasce nel 1949, in una Spagna che non facilitava certo la vita delle famiglie economicamente svantaggiate. La sua infanzia è segnata da difficoltà sia in famiglia che con gli amici. Questo, unito al suo carattere forte, lo porta a costruirsi un’immagine da “duro”, affrontando risse, piccoli furti (spesso per aiutare la madre, che adorava) e numerose violenze da parte della polizia durante i suoi arresti.

Tutta questa rabbia trova sfogo in uno sport che gli permette di scaricarla in modo legale: il pugilato. Per una serie di coincidenze inaspettate, questa disciplina gli offre la possibilità di realizzare i suoi sogni: fama, soldi e donne. Ma la vita non gli facilita il percorso: arresti, violenza, tregedie… eppure José Luis continua a rialzarsi e ad andare avanti. Il soprannome “Dum-Dum” nasce proprio da questo: si diceva che i suoi pugni, quando colpivano, facevano lo stesso rumore di un proiettile dum-dum, per quanto erano forti.

Diventato più volte campione di Spagna, la sua vita continua a essere un’altalena di successi e problemi: risse, arresti e un atteggiamento da “maschio dominante” che, con il tempo, si traduce anche in episodi di violenza domestica. E così come ha vissuto, così ha visto la sua carriera declinare: coinvolto in un regolamento di conti, subisce un incidente che gli lascia segni permanenti. Continua a combattere a livello semi-professionale per guadagnare qualche soldo, ma con la consapevolezza che “il suo treno era già passato”, come dice lui stesso.

L’adattamento a fumetto

Questa versione a fumetti è una libera interpretazione della sua autobiografia, più sintetica, ma che copre tutti gli eventi fondamentali della sua vita. Alla sceneggiatura troviamo Javier Marquina (Huesca, 1975), mentre i disegni sono di Jaime Infante (Madrid, 1989).

Javier, noto per il suo amore per il fumetto d’azione e violento, esce dalla sua zona di comfort per adattare la storia di Pacheco, immergendoci nel racconto crudo di un uomo che ha vissuto in una Spagna segnata dalla povertà e dalla repressione politica. Qui, i più deboli erano costretti alla delinquenza e perseguitati da una polizia stanca e violenta. Alternando flashback e scene del presente, la narrazione ci permette di ricostruire il puzzle di una vita tormentata.

Jaime, dal canto suo, regala al fumetto un’impressionante potenza visiva. Che si tratti di una scena di vita quotidiana o di un combattimento, il suo disegno ci trascina dentro ogni vignetta, facendoci vivere le emozioni dei personaggi. L’uso di bianco e nero, con contrasti netti tra luce e ombra, crea un’atmosfera perfetta per rappresentare sia la brutalità della strada che il lusso delle feste sfrenate. Grazie a un tratto vario, a volte spesso e carico d’inchiostro, altre volte più fine e dettagliato, ogni pagina è un piccolo capolavoro che va osservato con attenzione.

Daniel Custer

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