Curare le pietre – Un viaggio nell’Italia degli anni ’70

Nell’incipit del romanzo ci troviamo nel tempo corrente. La protagonista,  Anita, si trova in vacanza con la sua famiglia presso una struttura gestita da suore. Un diario, riposto sotto il cuscino custodisce i ricordi, anche se in modo frammentario, della recente esperienza che la ragazza ha vissuto.

Lo scritto porta con sé, al contempo, il desiderio di emulare le imprese giornalistiche della scrittrice Oriana Fallaci alla quale Anita si è appassionata leggendo “Niente e così sia”. Con questa lettura la giovane si è sentita investita in un certo senso del compito di trovare la risposta alla domanda che la grande giornalista ricerca: “Cos’è la vita?”.

L’autrice sin dalle prime pagine ci offre il quadro di un’epoca che ha segnato grandi cambiamenti nel vivere quotidiano, nei rapporti sociali e nei modi di pensare.

La fine degli anni settanta sottolinea in Italia una sorta di divario generazionale amplificato che la Giacon riesce a mettere in luce mostrandocelo con gli occhi di un’adolescente.

La ragazza seppur solo sedicenne sente su di sé tutto l’ardore e il peso del cambiamento e non vuole perdere l’occasione di vivere il proprio tempo. Vediamo allora Anita alle prese con i primi amoreggiamenti e sentiamo le sue riflessioni sulla sessualità con i rischi che questa comporta. Ci troviamo in un’Italia in cui il sesso è un forte tabù, gli anticoncezionali non possono essere acquistati liberamente e l’aborto è praticato clandestinamente e a pagamento.

Anita vive il fervore delle manifestazioni studentesche e il pericolo delle azioni esasperate dei manifestanti. Si documenta il più possibile su ogni argomento con giornali e riviste che parlano del “nuovo che sta arrivando”.

A far da cornice a tutto la sua amicizia con Fiamma, più aperta, con un carattere fortemente indipendente, una sorta di alter ego di completamento che le offre l’apertura di uno spiraglio sulla vita da adulta.

D’improvviso un evento sconvolge l’ordine delle cose, il terremoto in Friuli che si sente fino a Padova dove vive la ragazza.

Sorge così in lei l’esigenza di rendersi utile a chi ha subito la perdita di ogni cosa e con Fiamma, unendosi al gruppo parrocchiale, si reca sui luoghi del disastro.

Nella vita di ognuno c’è sempre un evento che segna il passaggio dalla vita da ragazzi a quella da “grandi”, una chiave di volta. L’esperienza a Tarcento sarà formativa per Anita sotto ogni punto di vista.

Le farà superare i limiti della stanchezza fisica e della fame, la metterà in relazione con problematiche da cui mai sarebbe stata sfiorata. Si confronterà col nascere dell’amore in una realtà quasi surreale dove anche un bicchier d’acqua è prezioso.

Il titolo di questo romanzo ce lo dona l’autrice dipingendo un’immagine poetica tra le sue pagine. Una bimba terremotata pone delle pietre in una scatola per prendersene cura di modo che “staranno bene” quando serviranno per ricostruire le case.

Il libro è scorrevole, gradevole alla lettura, denso di contenuti, non si perde mai di vista che si tratta di un dramma reale vissuto eppure si conserva lo sguardo fresco della protagonista.

Mi piace sottolineare che siamo nel racconto agli albori di quella che sarà la nascita della Protezione Civile, un settore in cui il nostro Paese si distingue per competenza, tempestività e la presenza di numerosi volontari che nei casi più estremi si allontanano dalle loro case per portare soccorso a chi ne ha bisogno.

Dal canto mio, posso solo ricordare di aver preso parte da ragazza ad un evento analogo, si tratta del terremoto di San Giuliano e so bene cosa si prova giungendo sui luoghi del sisma e vedendo abitazioni fantasma e paesi interi costretti in tendopoli. Per questo ho apprezzato moltissimo la delicatezza con cui l’autrice approccia l’argomento pur  sottolineando le fattive problematiche legate all’evento.

Un romanzo di formazione ma anche un pezzo di storia della nostra Italia e un forte anelito di umanità, spirito di partecipazione e condivisione.

Ne consiglio la lettura, perfetto Y.A.  ma anche per chi volesse far un salto nella memoria con i brani musicali, le abitudini e il vivere di un passato abbastanza recente.

Ringrazio Antonella Giacon per la sua bellissima scrittura, la casa editrice edizionicorsare per  la copia cartacea e come sempre PennadiCorvo con cui mi onoro di collaborare.

Buona lettura a tutti.

Maria Giovanna Ciletti

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