Chiacchierata a fumetti: Sergio Algozzino

Bentrovati su Pennadicorvo. Oggi abbiamo il piacere di scambiare due parole con Sergio Algozzino, fumettista a tutto tondo! Benvenuto Sergio!

Innanzitutto: come ti avvicini al mondo del fumetto? Hai fatto studi specifici o sei un completo autodidatta?

Completamente autodidatta, non per scelta, sia chiaro, anche se in verità ho capito che non amo molto definirmi in questo modo, perché non ho imparato tutto da solo, credo sia impossibile. Diciamo più semplicemente che non ho frequentato una Scuola specifica di Fumetto, ma ho fatto tantissime domande e frequentato tanta gente che ha colmato le mie lacune, e che continua a colmarle anche oggi.

Riportare in breve il tuo lavoro nel mondo del fumetto sarebbe impossibile, tante sono le opere da te realizzate o per cui hai collaborato. Da Piccoli Brividi a Spider Gek, passando per il Bellissimo “Ballata per Fabrizio de André” fino alla recente collaborazione con SBE per l’ultimo Oldboy (il 17).  Una versatilità incredibile, insomma. Quale lavoro ti ha entusiasmato di più o ti ha maggiormente coinvolto a livello personale?

La risposta sembrerà banale, ma è davvero impossibile scegliere. La mia versatilità non è un dono, ma una scelta: io amo il fumetto e lo amo nella sua totalità, mi piace farne parte e mi piace quindi farlo in più modi, e ogni modo rappresenta qualcosa con una logica diversa che mi piace sperimentare e affrontare. Il traguardo degli ultimi anni è stato però farlo con una coerenza di fondo che mi fa in qualche modo riconoscere nelle varie esperienze.

Tornando al sopracitato “Ballata per Fabrizio de André”, edito da Beccogiallo: la tua collaborazione per la realizzazione dell’opera è frutto di una tua passione per il cantautore genovese o le motivazioni sono diverse?

Una Graphic Novel difficilmente viene fatta se non per passione. Amavo e continuo ad amare le canzoni di De Andrè e sono proprio le canzoni ad essere il focus di quella storia, non la sua vita, perché sono le canzoni a farci conoscere i musicisti facendoci quasi credere siano nostri amici, nonostante loro non ci conoscano affatto. È un rapporto speciale, e se il musicista è un cantautore è chiaro che quel rapporto diventa ancora più intimo e personale. È un libro che mi ha donato molto e mi rende felice.

Su Dylan Dog ti abbiamo visto in diverse occasioni, ed in tutte il tuo lavoro risulta “paticolare”, o “strano” come lo hai definito tu nei messaggi che ci siamo scambiati nei giorni scorsi. L’ultimo oldboy ne è l’esemplificazione migliore. Come arrivi a queste tavole “particolari”, quasi psichedeliche, delle opere a se stanti?

Fino ad ora sono stato inserito per lavorare all’interno di piccole sequenze. Essendo già legato alla serie come colorista e conoscendo in redazione la mia attività più personale e variegata, è diventato un gancio ideale per assegnarmi situazioni particolari, e per me è un onore e una gioia immensa, perché non solo disegno Dylan Dog, ma con una libertà entusiasmante. In verità però ho fatto capire di avere voglia di cimentarmi su delle tavole più regolari, e in futuro mi vedrete come disegnatore effettivo di una storia completa, mi sto impegnando tantissimo per realizzarla e non vedo l’ora di finirla e che esca!

Oltre che per il mercato italiano hai collaborato anche con editori esteri. Una domanda ricorrente che faccio sempre a chi ha lavorato anche all’estero è: quali sono le differenze tra lavorare per un editore italiano ed un estero ?

Le differenze sono molteplici, e sarebbe facile parlarne solo dall’aspetto puramente editoriale, ma spesso quelle differenze sono solo la risultanza di tantissime altre cose, a partire dalle abitudini culturali di un paese alle abitudini legate al fumetto, come ad esempio dove è stato venduto per anni. Dico quindi soltanto che oltre ai “soliti noti” in cui è facile cogliere differenze che fanno quasi sembrare noi italiani irrispettosi verso i fumetti e chi li crea, ci sono molti ma molti più paesi in situazioni ben peggiori.

Molto prolifica e duratura è la tua collaborazione con Tunuè, editore molto apprezzato dal sottoscritto. Quali sono secondo te i punti di forza di questo editore?

Una grande coerenza editoriale e attenzione alle storie da proporre.

Che progetti hai per il futuro? Ci sono cose in ballo di cui puoi darci una piccola anticipazione?

Sono al lavoro su una storia di Dylan Dog, come dicevo prima, ma anche sul mio nuovo libro a fumetti. Ogni mese mi trovate sulle mitiche pagine di linus, continuo a colorare Dylan Dog e sto chiudendo il secondo volume di un progetto per Disney, ancora non annunciato. Queste sono, almeno, le collaborazioni principali, perché in verità non mi fermo mai!

Grazie Sergio per il tempo dedicatoci. Non vediamo l’ora di leggere le novità in arrivo che ci hai svelato!

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