Bentornati amici di Penna di Corvo!
Presentato in anteprima al Napoli Comicon, oggi vi parliamo di Casi Metaumani, volume inaugurale della collana Dystopia di Mirage Comics.
Proprio in occasione della fiera partenopea, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Francesco Marcantonini, sceneggiatore del volume. Trovate il video integrale qui di seguito:
L’albo, nello specifico, affronta in maniera accentuata ed esasperata (chissà poi quanto in raffronto alla realtà?!) i tre disturbi psichiatrici raccontati: anoressia, schizofrenia e Hikikomori.
I disegni sono affidati ai tre stili molto diversi tra loro di Alessandro Vitti, Enrico Vassallo, Gabriele Cerino, Giulio Faggiani, Giulio Rincione e Marianna Pescosta. Va sottolineato che è stata lasciata carta bianca ai disegnatori per quanto riguarda lo stile da adottare, ottenendo cosi tavole uniche e di forte impatto grafico.
RACCONTARE ATTRAVERSO IL DISEGNO
Il racconto apre con un antefatto che fa da apripista, e serve da espediente per poter raccontare le diverse esperienze che i vari pazienti hanno col le loro patologie. L’esplosione del laboratorio del dott. Michael Gendis, con al suo interno diversi casi di pazienti speciali, sfocia in rivolta.
“Ma chi sono i Metaumani ?” Avete presente Superman, Spiderman o altri supereroi simili? Bene pensate che un disturbo mentale o comportamentale sia in grado di darvi dei superpoteri amplificandosi, ecco a voi la spiegazione dei “Metaumani”.
La clinica viene attaccata da un gruppo di Metaumani, che mira a liberare e reclutare tra le sue fila alcuni degli ospiti ricoverati. Dopo l’esplosione molti riescono a fuggire e proprio questa fuga fa da apripista alle tre storie di questo albo.
La società, in ogni sua forma, ha sempre puntato ad omologare gli individui per meglio controllarli, tendendo ad emarginare o ghettizzare le minoranze e le diversità.
Si contrappongono, durante la narrazione, due figure collegate tra loro: da un lato in Dr. Gendis, archetipo della società omologatrice, e sua figlia Anna che, pur essendo la più fidata collaboratrice, viene tenuta sotto cura con delle pillole. Perché? Anna è la chiave, capace di arrivare lì dove la società fallisce: ascoltare i pazienti e le loro angosce.
I disegni hanno un peso specifico in queste storie, senza avere nulla da invidiare anche ai più blasonati fumetti Marvel.
ALINA
La prima storia di Casi Metaumani è quella di Alina, ragazza con un sogno nel cassetto: diventare una top model. Questo l’ha resa schiava del suo aspetto, fino a portarla a soffrire di anoressia. Ruolo chiave in questo tipo di disturbo l’ha giocato per decenni la società e le aziende di moda, che per decenni hanno portato avanti uno stereotipo di bellezza errato e malato, appunto Metaumano.
I disegni di Giulio Rincione raccontano perfettamente quella che è la problematica: il suo tratto spigoloso riesce ad enfatizzare le trasformazioni corporali che colpiscono chi soffre di anoressia e le problematiche che derivano da questo disturbo. Impossibile negare che, leggendo la storia, si venga colpiti da un senso di inquietudine.
Fortunatamente la società sta cambiando tendendo, soprattutto negli ultimi anni, ad estendere i canoni anche oltre la taglia 38, facendo delle imperfezioni un punto a favore della nostra unicità.
RICHARD
La seconda storia, affidata al tratto di Alessandro Vitti, affronta la schizzofrenia con delle soluzioni grafiche pazzesche. Il mondo visto in maniera distorta le manie di persecuzione cui il protagonista Richard è vittima lo porteranno a perdere, attraverso le sue azioni, a perdere l’azienda e la famiglia. Le figure oscure che vede ovunque sono davvero inquietanti, e l’utilizzo di una suddivisione della tavola in frammenti di vetro è davvero interessante.


DAVID
La terza storia vede protagonista David, giovane Hikikomori. l termine significa letteralmente “stare in disparte” ed è usato in gergo per indicare coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da pochi mesi fino a diversi anni), chiudendosi in casa, senza avere alcun contatto diretto con il mondo esterno.
Tematica questa sempre più frequente, in un mondo sempre più collegato ma che vede i rapporti interpersonali perdersi dietro a degli schermi. In questa parte i riferimenti all’antefatto di cui parlavamo prima è più insistente.
Il giovane si rifugia nel suo mondo virtuale, quello di un videogame dove i personaggi prendono forma e diventano i suoi amici “reali”. I genitori, purtroppo non riescono ad accettare la cosa pienamente. Fingere che tutto vada bene, come vedremo nella storia, non è di nessun aiuto così come i comportamenti dei suoi compagni di scuola che tendono ad isolarlo e picchiarlo. Una triste rappresentazione di casi analoghi a cui la cronaca ci ha tristemente abituati.
Considerazioni pennacorviane
I disegni affidati a Marianna Pescosta sono in simbiosi con la storia e le sue tematiche videoludiche. Tutti cerchiamo rifugio in mondi immaginari, come libri, realtà virtuale, videogame e fumetti, dove possiamo essere chi vogliamo. Tuttavia questa “fuga” deve essere sempre e solo temporanea perché la vita vera è fuori!
Bello constatare il lavoro fatto da Francesco Marcantonini a monte. I disturbi interessati dalle storie comportano, oltre alle sintomatologie più evidenti, delle modificazioni corporee meno note ai più. Ad esempio in una vignetta Alina è vittima di una crescita anomala di peli, dovuta ad una risposta del corpo che cerca, in questo modo, di trattenere più calore possibile in assenza di massa grassa.