#BehindTheMusic: Dusty Springfield

Salve Amici, “Welcome back” a #BehindTheMusic.

Oggi sulle nostre frequenze parliamo di una grande cantautrice britannica di notevole spessore.

Mary Isabel Catherine Bernadette O’Brien più nota come Dusty Springfield, potremmo definirla la Mina del Regno Unito.

Nasce nell’aprile del 1939 all’ombra del Big Ben da genitori irlandesi, cresce nei sobborghi di Ealing e i suoi modi da maschiaccio le fanno guadagnare l’appellativo di “Dusty”.

L’amore per la musica le viene trasmesso dal nonno che le fa ascoltare artisti come Duke Ellington e Gershwin.

A diciannove anni abbandona gli studi per unirsi alle Lana Sisters dove affina la tecnica e comincia a muovere i primi passi nel mondo della musica. In questo periodo incide svariati singoli tra cui una british version di Tintarella di Luna.

Nel 1960, insieme al fratello Tom e all’amico Feild, lascia il gruppo per dare vita agli Springfields. Band di ispirazione folk a stelle e strisce si mette in mostra brillando agli occhi della Philips che decide di metterli sotto contratto.

Piazzano svariati successi guadagnandosi un biglietto per il paese dello Zio Sam dove incidono “Folks songs from the Hills”. Fondamentale questo periodo per Dusty che viene a contatto con le profonde voci della cantanti soul americane.

Siamo nel 1963 quando gli Springfields toccano il cielo con “Say I Won’t Be There”. Il gruppo purtroppo sembra soffrire di vertigini e con grande coraggio e consapevolezza decidono di esibirsi per l’ultima volta al London Palladium.

L’inizio da solista

Spinta dal fratello, Dusty, intraprende la carriera solista e mettendosi subito all’opera sforna “I only want to be with you”. Il 45 giri stravende e la sua voce risuona nelle radio di tutto il mondo.

Il brano ispirato al Motown Sound è la prima canzone ad essere eseguita nel neonato Top of the Pops a cura della BBC,

Sulla cresta dell’onda “A girl called Dusty” raggiunge la posizione n.6 in Regno Unito. Il successo la porta in giro per il mondo, battendosi anche contro il razzismo in un concerto a Città del Capo.

Siamo nel 1965 quando viene invitata al Festival di Sanremo dove partecipa con “Di fronte all’amore” e “Tu che ne sai”, ma viene eliminata prima della finale.

Torna in patria e decide di interpretare “Io che non vivo” in lingua inglese, trasformandola in un evergreen dal titolo “You don’t have to say you love me”.

Nello stesso anno veste i panni di conduttrice televisiva alla guida di The Sound of Motown, talent che ha l’onore di ospitare artisti del calibro di Stevie Wonder e Marvin Gaye.

Le qualità dell’artista sono indiscusse e Burt Bacharach le affida “The Look of Love”, brano inserito nella colonna sonora di James Bond – Casino Royale (pellicola del 1967).

Il brano riscontra un grande successo e nel giro di poco tempo tira fuori due album e decide di volare nella sua seconda patria (gli States) dove ad aspettarla c’è l’Atlantic Records.

Di quel periodo è “Dusty in Memphis”, uno dei più grandi successi della nostra artista. Il singolo “Son of a Preacher Man”, a distanza di anni, viene inserito nel capolavoro “Pulp Fiction” di Tarantino e in un episodio di “Sons of Anarchy”.

Gli anni del tramonto

Dal 1969 inizia il declino, i suoi lavori non riscontrano il successo sperato e l’artista si ritira per un po’ a vita privata.

Riappare nel 1978 con “It begins again” spalleggiata da Baker (ex produttore dei Queen) e canta emozionando il pubblico del Royal Albert Hall, tra cui siede la Principessa Margaret.

Negli anni ’80, Dusty si manterrà lontana dai riflettori fino allo spettacolare ritorno nel 1987 grazie ai Pet Shop Boy (famosissimi per Go West!) che la vogliono come partner in “What have I done to deserve This?”.

Siamo nel 1995 quando durante le registrazione del suo ultimo album le viene diagnosticato un carcinoma al seno. Le cure e la caparbietà di Dusty vinceranno la prima battaglia contro il tumore permettendole di promuovere “A Very fine Love”.

Dopo circa un anno, il male si ribussa alla porta della cantautrice che lotta senza demordere per tre anni ma le orchestre celesti reclamano la sua fantastica voce.

Dusty muore pochi giorni prima di ricevere l’Officer of the Order of the British Empire.

Alla cerimonia partecipano tantissimi fans e personaggi illustri e sua Maestà la Regina Elisabetta rompe il rigore del protocollo dichiarando pubblicamente di essere rattristata per la perdita di Dusty.

Una grande artista che con le sue tonalità ed il suo spirito ha segnato la storia della musica popolare britannica ed il suo costume.

Una piacevole compagnia da ascoltare in qualsiasi momento della giornata, soprattutto se ci si vuole rilassare!

Amici, non mi resta che lasciarvi in compagnia del brano di Dusty che amo di più.

Un abbraccio “Senza Cera”

J-Crow

https://www.youtube.com/watch?v=DjydOI4MEIw
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