Salve Amici e bentornati a #BehindTheMusic. Oggi parliamo di un “Duca” del Jazz.
Columbus Calvin “Duke” Pearson Jr nasce ad Atlanta il 17 agosto 1932 e si avvicina alla musica alla tenera età di cinque anni suonando il piano.
Negli anni del college si unì a vari gruppi jazz suonando la tromba, strumento che nonostante la bravura dovette abbandonare a causa di problemi ai denti.
Negli anni ’50 la chiamata alle armi gli permette di incrociare sul piano musicale Phineas Newborn e Wynton Kelly i quali arricchiscono il suo bagaglio musicale.
L’ascesa.
Siamo nel 1959 quando Pearson, congedandosi dalle armi e di ritorno da una tournèe con Little Willie John e Tab Smith decide di trasferirsi a New York.
Fu proprio nella Grande Mela che la carriera di Duke comincia la sua ascesa verso l’Olimpo del Jazz.
Viene notato da Donald Byrd il quale gli permette di collaborare con i grandi jazzisti del tempo e lo inserisce nella scuderia della Blue Note.
Ora, per chi non conoscesse o non avesse memoria della Blue Note, è giusto definirla come una delle più importanti (se non la prima!) etichetta di musica jazz dagli anni ’40 ad oggi. Fu fondata nel 1939 dai tedeschi Lion e Wolff ed attualmente è sotto l’ala della famiglia Universal continuando a dar voce a grandi talenti musicali.

Ma torniamo a Pearson!
E’ il 1960 quando dopo una breve parentesi con i Jazztet, viene reclutato dal quintetto di Byrd e Pepper Adams arricchendo il gruppo con le sue grandi abilità.
L’anno seguente decide di accompagnare in tournèe Nancy Wilson (nota cantante jazz) e fu proprio in una di queste tappe, precisamente quella di Rio, ad ispirare la fantastica “Cristo Redentor”. Questo ultimo brano merita di essere ascoltato in religioso silenzio e tranquillità: il viaggio emotivo è assicurato!

Il 1963 è un anno alquanto particolare per il nostro artista che per motivi di salute è costretto a scendere dal palco, tuttavia (soc)chiusa una porta si apre un portone!
Cambio di scena!
Ike Quebec (pace all’anima sua!) muore lasciando vuota una posizione lavorativa alla Blue Note la quale decide di riempirla con Pearson, dapprima come assistente discografico e successivamente come produttore.
Numerosi furono i grandi artisti da lui prodotti e nel contempo, dal ’67 al ’72, si “autoprodusse” insieme alla sua band la quale annoverava nei suoi ranghi talenti del calibro di Core, Brown ed Adams.
Dal 1972 nonostante la lotta contro la sclerosi multipla riuscì a fare da pianista a svariati vocalist di alto profilo, tra cui Carmen McRae.
E’ il 4 agosto 1980 quando dopo un’estenuante lotta nell’ospedale di Atlanta Duke Pearson ci lascia per andare a calcare palcoscenici paradisiaci.
Arrivati a questo punto sorge spontanea la domanda: “Come mai in tutto l’articolo non c’è nemmeno l’ombra di un album o di un brano (eccezione fatta per “Cristo Redentor”)?”
Il Jazz (a mio parere) è un genere abbastanza particolare dove la forma, i titoli ed a volte anche le parole risultano di intralcio a ciò che l’artista vuole trasmetterci.
E’ uno dei generi che più mette a nudo l’animo del musicista, pertanto dopo avervi raccontato brevemente chi era Duke Pearson l’unico titolo che voglio darvi è quello da cui partire alla sua scoperta: “Prairie Dog”.

Questo album è straordinariamente variopinto grazie alla grande versatilità e creatività di Duke.
Una palese prova delle sue grandi doti di arrangiatore e compositore che unite alle capacità di grandi artisti come Lee Morgan o Bob Cranshaw regalano all’ascoltatore un biglietto gratis per viaggiare nelle sfaccettature dell’animo umano.
Non aggiungo altro, lasciandovi al fascino della scoperta e nelle “grinfie” della curiosità!
Un abbraccio “Senza Cera”
J-Crow