Anora. Troppo bello per essere vero

Il film di Sean Baker, candidato all’Oscar, torna al cinema il 20 febbraio con Universal Pictures.

Conosciuto come autore di cinema indipendente, Sean Baker firma con Anora il film-svolta della sua carriera, vincitore della Palma d’oro a Cannes e in lizza per 6 premi Oscar. L’Anora che dà il titolo al film è una giovane spogliarellista in un club di New York (interpretata da Mikey Madison), a cui viene affidato un cliente importante, Vanya (Mark Eydelshteyn), rampollo di un oligarca russo in vacanza in America.

L’incontro tra i due assume inizialmente i tratti di una rom com moderna, una Pretty Woman in salsa contemporanea: Vanya, impertinente e noncurante, sembra nascondere una certa ingenua dolcezza nei suoi tratti efebici, che si rispecchia nella sfrontatezza più sboccata e ruvida di Anora, i cui occhi luccicanti riflettono e rivelano tutto l’interesse nei confronti del suo coetaneo. La differenza tra i due, però, sta nella loro opposta estrazione sociale: una relazione non verrebbe mai approvata dalla famiglia di lui, figurarsi un matrimonio. Un tema ben noto, quella dell’amore impossibile che sfida le convenzioni sociali, tanto più forte  quanto più osteggiato, ma Anora non prende questa direzione, anzi, si trasforma in qualcosa di diverso da quello che le premesse iniziali potevano far pensare.

Un mix di generi

Il film di Baker non è una commedia romantica, ma gioca proprio sul questo modello per operare un capovolgimento delle aspettative, contaminando più generi come road movie, gangster movie e commedia drammatica, che si fondono nella parte centrale, con l’arrivo degli scagnozzi della famiglia Zachorov, inviati a recuperare Vanya e annullare lo sconveniente matrimonio.

I faccendieri russo-armeni sono personaggi esilaranti, scritti giocando su stereotipi di matrice est-europea e sulla contrapposizione comica tra l’aspetto intimidatorio e la natura emotiva; tra situazioni tragicomiche e dialoghi brillanti, l’allegra brigata si imbarca in una surreale odissea cittadina, una caccia all’uomo cui Anora è costretta, suo malgrado, a partecipare. La comicità delle scene e delle situazioni traveste di ironia e leggerezza la drammaticità della vicenda umana della protagonista, vittima di un sequestro, ma, soprattutto, costretta a fare i conti con l’intrinseca inconsistenza della sua storia d’amore e con la mancanza di interesse del suo principe azzurro.

La decostruzione della favola moderna

Baker infatti decostruisce la favola moderna, in cui il lieto fine è assicurato (e proprio un luogo da favola, Disneyland, faceva da sfondo al suo Un sogno chiamato Florida, in stridente contrasto con la difficile situazione delle protagoniste) e la protagonista trova il suo riscatto sociale; al contrario, mette in scena una visione disillusa e dolceamara della realtà, come il momento in cui ti svegli da un bel sogno e ti ritrovi nello tuo letto: nulla è cambiato, né in meglio né in peggio.

Se per tutta la durata dell’avventurosa e surreale ricerca del fuggitivo le corse in taxi, i battibecchi e i litigi tra i personaggi distolgono l’attenzione da Anora e lasciano ancora spazio per una remota speranza che la situazione possa risolversi, arriva il punto di non ritorno in cui la realtà – la fine del sogno – fa finalmente irruzione e mette fine alle fantasie. E’ un momento doloroso, ma anche catartico, che in Anora viene suggellato dalla scena finale, dolce e triste al tempo stesso.

Oltre il lieto fine

La storia di Anora è una con cui non è difficile empatizzare, perché simboleggia tutte le volte che abbiamo deciso di credere a qualcosa, ignorando i campanelli d’allarme, perché volevamo che fosse vero, vittime della testardaggine più che dell’ingenuità.

Se fosse stata una fiaba tradizionale, Anora sarebbe terminata nel momento in cui la protagonista sposa il principe e corona il suo sogno, invece Anora si sviluppa proprio nel momento successivo al lieto fine, quando il sogno si scontra con la realtà, per dimostrare che se una cosa è troppo bella per essere vera è perché probabilmente non è vera. Ma, nonostante questo, la vita riserva sempre delle sorprese, sia nel bene che nel male.

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