Atteso dai tempi dell’annuncio sui canali social SBE e degli autori, è finalmente approdato in edicola 32 dicembre, albo della serie mensile di Dylan Dog che vede esordire sulla testata regolare dell’Indagatore dell’Incubo, Gianmarco Fumasoli e Francesco Dossena.
Per i due non è la prima collaborazione, hanno già lavorato insieme su altri progetti tra i quali sicuramente spicca Geppetto.
Un diario e un’isola persi nel tempo
La vicenda si apre con l’Oldboy che ritrova un vecchio diario ad un mercatino. Bianca, la ragazza che l’ha scritto, sembra voler chiedere aiuto attraverso quelle pagine affidate al mare e giunte nelle mani di Dylan. Ma siamo sicuri che sia Dylan ad aver trovato il diario e non viceversa?
Come nelle migliori tradizioni dylaniate, il nostro non si perde in chiacchiere e parte alla volta dell’isola fuori dal mondo (e dal tempo): Hirta (che esiste davvero ed è la più grande isola dell’arcipelago di Saint Kilda in Scozia, ndr).
Fin dalle prime scene ambientate tra le strade cittadine, emerge chiaramente che sull’isola c’è qualcosa di strano: i ricordi di vite passate si intrecciano con la realtà, creando un’inquietante sovrapposizione. Proprio in questa dimensione ambigua, Dylan incontra Carl ed Ellie, ultimi abitanti dell’isola, insieme a Bianca, che inizialmente appare come la loro nipote e l’autrice di un misterioso diario.
Fumasoli, con la sua abilità narrativa, intreccia una trama che si rivela molto più complessa di quanto sembri. Questo numero 460 chiude il ciclo di riscrittura dei classici mostri con l’ultimo, forse il più simbolico del genere horror: gli zombie!
Sull’isola, infatti, una singolare tradizione legata ai festeggiamenti di fine anno prevedeva di riesumare i propri cari defunti, coinvolgendoli nella vita comunitaria. Una pratica resa possibile dal particolare clima locale, capace di mummificare i corpi e preservarli dalla decomposizione. Così, non era raro imbattersi in fotografie in cui vivi e morti partecipavano insieme a momenti di festa, rievocando l’usanza vittoriana della fotografia post mortem.
Ma il confine tra realtà e verità è labile, Così, quando Dylan e Bianca si avvicinano sentimentalmente, i morti escono da soli dal terreno che li custodiva, quasi dispiaciuti di far del male agli unici abitanti rimasti. In realtà erano solo preoccupati per Bianca e del fatto che questa possa lasciare l’isola. Si scoprirà, infatti essere la zia e non la nipote di Carl, immemore ormai della sua prematura dipartita anni addietro.
La poetica dell’isola
L’isola si rivela un ambiente ideale per esplorare la storia della comunità che la abita o l’ha abitata. Questo luogo, lontano dal resto del mondo, ti mette alla prova, costringendoti a confrontarti con te stesso e con le sfide della vita e della morte, senza possibilità di fuga dall’inevitabile.
La trama si allontana dalle classiche vicende di Dylan Dog, evocando il fascino romantico dei grandi classici di Sclavi. Dossena interpreta questa atmosfera con un tratto che unisce decisione e delicatezza, alternando spigolosità a sfumature oniriche e avvolgenti.
Nella narrazione di Fumasoli, il confine tra vita e morte svanisce. Sull’isola, vivi e morti convivono come parte di un’unica comunità, invitandoci a riflettere sul valore dei legami autentici, capaci di superare anche l’enigma più grande dell’esistenza: la morte.
Estremamente poetica la narrazione, con alcuni easter egg disseminati qua e la: su tutti, in apertura, la sequenza iconica di Apocalypse Now (citata anche da Recchioni nel n. 400, ndr). Ma l’amore di Gianmarco per Dylan è evidente ed ogni pagina ne è intriso: la scena di sesso ricorda molto quella di Dellamorte Dellamore, personaggio di Sclavi che molto ha in comune con Dylan Dog.
Una piacevole conferma
Chi scrive ammette di aver atteso quest’albo con trepidazione, fin dai primi rumors. L’attesa è stata ampiamente ripagata, complici le motivazioni di cui sopra ma anche, e soprattutto, perché 32 dicembre è un albo tanto classico quanto moderno, capace di prendere il meglio tra quello che era Dylan e quello che si propone di essere sotto la direzione di Barbara Baraldi, che da tempo è al lavoro sulla costruzione del futuro dylaniato.
Avanti tutta cosi!